• Nem Talált Eredményt

83 signore. Voi peiiio 11011 vi pigliate di ciò fastidio

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al-cuno, perchè ho certa fedanza nel signor Iddio, che la soa divina magiestà non* mancherà di guidarci col aggiuto e con la soa buona grazia in sin a tanto che ne rimeui al desiato porto. Bisognando tra questo mezzo cli'e noi s'affatichiamo di servire con verità et affezzione a l l a soa gloria, poscia che in ciò siamo , chiamati e puosti. E voi- come pio e prudente

Cri-stiano, et huomo che già è nelli anni, che si sogliono dedicare a Iddio, sempre vi acconciate et agguagliate al suo volere, non lasciandovi vincer da queste tene-rezze humane, le quali havete più del dovero deli-cate, ne darete orecchia ad ogni.voce di romori vol-gari, che di me costì discoresser'o manco lietie rispon-denti alli desiri vostri, che di maligni huòmeni ci è ne assai da per tutto ; non essendo, io per mancare, di darvi spessi avisi di tutto quello, cli'a me puotesse intravenire. E de qui vengo a lamentarmi un puoco con esser voi al solito del costume vostro, come già dissi, molto in tutte le cose tenero, semplice, sco-perto, e sopramodo avezzo alle passioni con jattura della e mia e vostra riputazione. Sei giorni sono che airivò quà il .calogiero Pahomia con le vostre lettere di X X . del Ottobre d'anno passato, vecchie assai, nondimeno parimente grate, per la cognizione che mi dettero della buona salute vostra. Ma la ora-zione di calogiero me turbò tanto, ch'harebbe voluto, non mi fusse stà mai venuto inante. Già più e più fiate v'ho detto, v'ho pregato,'v'ho esortato e a boccila e con scritti, che li morbi de casa non scoprite ad ogni uno, che vi viene' alla faccia, perchè et io prendo molto scorno e voi pitoco honore'. Ogni uno sa il vostro odio contra Michele, contra la soa moglie, e

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le contese, che vi occorrono con la famiglia. P u o i esser, che Jesu con la soa sancta pace, che ne lassò nel testamento per una certa fermezza del stato cri-stiano tra voi r i t o r n i ? Puoi esser, che la charità bendetta, la quale e la perfectione, et ornamento de Cristiani vi congiunga-, e che cessate hoggimai es-ser ingrati e sconoscenti verso Iddio, che vi ha dato si belli doni nella vecchiezza vostra? Ne vi dico quali, ma sapeteli voi, perii quali eia ogni uno sete honorato. E t io alla giornata mi sconfondo più per le confusioni vostre, che per li pensieri e peri-coli, nelli quali mi ritruovo fino a. capo involupato, donde veramente la maggior parte delli soddetti ho-nori vostri nascono e provengino. E quando intesi da Pahomia calogiero cose e cose e cose, Dio, che dolor liebbi ? E la colpa è vostra, patre mio liono-rando, che sapendo voi le vanità e le varietà delle cose del mondo, non le moderate in casa vostra con la prudenza ; le quali meglio certamente si puolno co-p r i r ei c'he prohibire acciò non accasciassero, attento che è forzo di errare e travagliare agli ingegni im-mani, massime della gioventù, e di quelli, che puoco sono esperti delle raggioni humane ; non vi mento-vando adesso gli diffetti naturali et assunte dal uso antico, e viziosa consvetudine delle matregne. D e si fatti avisi spesse volte vi do, patre mio carissimo, e

so, che vi offendete. Ma ricevendo io molto maggior offesa di questa vostra, non posso con voi non usare al meno l'ufficio del vescovo, se quel del figliuolo non recevete. Lasciate dunque queste risse, che tra voi nudrite. Altrimente vi prometto, che da tutti voi in si fatto modo mi rivolterò, che più e più volte* da voi chiamato, non vi darò rispuosta. Hor me

inten-'85 (lete. Ma veramente l'è ultima vergogna quel eli' io sento. E sarà molto danno maggiore s' Iddio vi si sdegni ne questi nuovi favori, eli' lia porto alla casa et alla stirpe vostra. Il che acciò non vi intravengi, v'ammonisco, usate da seno il mio consiglio. Quello, che vi mandai per ms. Dominego Regulo, nostro paesano e cittadino, dateme a sapere, s' havete rice-vuto. Avisandovi apresso, ch'ho scritto a Michele, e commandato con diligenza, acciò vi puorti altresi oltre tutte le altre provisioni commune della casa.

Ne voglio, di quanto mi resta a dire, che la matregna nostra, fuoco di casa nostra, habbia da fare nelle cose nostre. E t avertite bene, che l'intento mio serve alli figliuoli e suoi e vostri. Ma lei non pensando punto al fine, dove consiste la perfezzione e pruova de tutte le cose, perde il suo e presente e futuro per la vizi-osa malignità nella quale ogni matregna è conceputa e nàsciuta'. Ma voi, patre, state pur sano et allegro, eh' io non cerco altro, che concordia tra voi e Michele con el contento della vecchiezza vostra, la quale per Id-dio giuro, me è più nel animo, che la mia. Essendo hormai io ancora, se non m' inganno, ugvalmente con voi canuto, e forse stracco ancora degli anni, delli quali reposti i cinquanta dita, nel eorso di ses-santa somo intrati. E voi ciò sapete meglio. Ma quel eh' è il mio consiglio, vivete il resto delli vostri in riposo, in lodar Iddio et in solazzo. N e vi lasciate governare dalla donna, la quale vuol dal maschio esser governata, per non perder il tutto, governando il tutto.

State sano.DaConstantinopoli,nclnono d'Agosto 1555.

X X X I X ,

Gaztelimak Verancsics és Zay.

Veranzio e Zay a ms.. Dominego Graztelu S.

La favola del nuovo Muztapha., ehe qui era sol-levato, et havrà fatto non picco! testa, riusci al fine chiaramente in un ladrone, lo quale questi X. giorni passati colto et allacciato/delli suoi prencipali, gieri fù condotto qua, e puosto alla questione non più, che di due ove tre hore, subito fù legato alla coda de ca-vallo, e tirato per tutta questa terra col merito cru-ciato, dando allo carnefice per li più segnalati luochi dove il naso, dove l'orecchia, e simil altre parti, che soglono honestare la faccia humana, in fine fù fisso ad uno gancio di ferro con li aua delli sUoi devoti, puosti di qua, e di là per.accompagnare le suoi pene.

Era qui per questo scelerato multa perturbazione ria-sciuta. Ma poi che è ridutto al suo fine, si pensa, che di curto il tutto s' aquetarà. Le genti, che le gierino mandate adesso, sono rechiamate e mandate in più par-ti, li quali facciano inquisizione de tutti quelli, li

quali haranno havuto a fare con la soa insania, e presi che saranno, d'altro castigo non si .puniranno, che della morte di più maniere Delle novelle di co-stì non vi dicimo altro, salvo che è tempo hoggimai, che ne rinuovate e confermate di qualche generoso fatto delli nostri serenissimi principi, perchè qui non c'è altro che il solito di Franzesi, agli quali ogni di in casa nascono le novità, e servono tutte le pazze.

I556.'aug-.17.

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