• Nem Talált Eredményt

117 nel laccio, che havea teso al compagno. Ne più è

In document MONUMENTA H U N G Á R I ÁÉ (Pldal 129-135)

sequito altro strepito di questa lite, benché ancora pende e tien sospeso il passa Ally. E t il signore commandato, che.la facoltà d'Alimatto si vendino e per far li far la sepoltura con una meschia, reconci-liaturus ejus iratos Manes. E molti suono che dicono, non esser stà questa causa che uccise Ahmatto, ma quella, che ripuose il signor Ilruztano, la quale per-ché la conducono dalla casa del signore, più si crede e manco raggiona. Ne dubitamo, che de altri 1' hav-rete più distintamente.

Le nuove delli nostri sacratissimi principi ne rallegrano assai. Ma il parto d'Inghilterra che non h ebb e il suo effetto, e d' havere dispiacer, lo quale s'el seguiva, come s'esperava, erà di molta fermezza alle cose di là. E t in Dio speranza, in quo et a quo omnia ; ipsi laus et gloria in saecula, amen,

L e disputte ancora delli signori Alemanni sopra le cose della religione, assai ne perturbano, es-sendo multo fuor di tempo, e fuoco de Franzesi. Ne è dubio, che disputando hora, quando bisognia guerreg-giar, utrumque postea cedat illis praepostere, quando remediar voranno, et sarano (quod Deus avertat) in-tercetti da quelli casi/ dalli quali per tempo non ha-verano tenuto 1' avedimento. Ma pregamo Iddio, che li dia tal lume, che lasciate, non diccimo le baje o barle di Franzesi, ma prattiche manifeste, di perder il cristiano stato, possimo hormai vedere quello, che di qui glise aparecchià e puotràli intravenire, se noi di mezzo sarimo tolti.

I l signor duca d Alva è molto in ogni luoco lo-dato per le faciende, che gli succedono si felicemente, e fassi temer si dalli suoi soldati come da gli inimici.

Cosa nel vero elle è molto necessaria a quelli capi-tani, li quali combattono per finire e far ben guerre-giate le guerre, non per mantener quelle. Iddio

pros-peri ogni sforzo a soa excellenza.

Le nuove e casi della armata s'ha qui largamente inteso il tutto, et è non picol sdegno contra i F r a n -zesi. Ma non si crede perho, che un buon cacciatore scanni li suoi l e v e r i , quando tal volta lascino a

fug-gire la preda. Cussi ancora questo signore più oltre f a r r à justa, di non stimare simil danni, e servare li suoi levreri d'huomeni per le caccie di più oltre.

Iddio li dia senno, dicimo, a Franzesi, che hormai sarià tèmpo di ricognoscersi, e raguardar alla anima

et alla fede, della qual sono. • . Li stracci, che li finitimi de questo signore

fahno sotto le presente tregue in Hongaria, non sa-pemo se ne l'kabbia inteso. Ma qui si raggiona della presa di più luoghi; havendo fuori giusti apparacela e faci andò cose di manifesta guerra. Ne puoi occorrer qui, si la non s'occorre. Di maniera che comminciamo molto dubitare di puoter far qualche bene. Tutta via sara quello, che Iddio vorrà. E semo certi, che soa majestà attenda alle necessarie, provisioni.

E quanto al summario del manegio nostro di Lujo, havuto in Amasia, e spanto costì per F r a n -zesi, a scornarci, è da dire, che gli sodetti Franzesi non havendo punto di vergognia a mentire delle cose manifestamente trattate, come è il costume Turches-co, perchè volete, che dichino la verità delle se-crete? Perho i Franzesi respettando l'honor suo molto puoco, puoi che quello si largamente hanno posto, e sbaratato giù dalla faccia, el ne pareva per il vero, che n anche della respuosta nostra erino degni l ' r a g

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gionamenti loro.. P u r pel il contento de vostra illus-trisima signoria, quella sappia, che da noi ne la Transsilvania mai fu promessa al T u r c o , no fatto eziandio un menimo cegno del tributo d' essa di 150 mille ducati. E se c i ò i F r a n z e s i hanno affermato, altri veramente non lo harian puotuto fare, perchè a dire simil mincliiomarie, è eosa loro, attento che come fa-cilmente giuocano con la fortuna del stato cristiano, cussi molto manco osservano norma della lengua.

Delle summessioni e della abezzione delle parole, che dicono noi haveri usato, el bisogniaria scriver un libro. Ma perchè non semo de costumi loro, ne senio avezzi a lodare noi istessi, lasciamo questi cri-minali a un altro tempo, quando saremo insieme, che a contarli quella tale a bocca, pensamo, che passaranno meglio che nelle carte. Noi nondimeno restati fermi in quel vestigio, che non ci permetteva render la Transsilvania; ne per essa prometter mag-gior tributo, che duplicar il solito, che erà di X. mille ducati : essi Franzesi nella dimanda della , armata, e nel pregar questo signore , che non facesse pace col nostro re, aggiunsero anco supra che è necessità, in tutto estreme, con dir, che il re loro era forzato a tior quella pace'dal imperatore nostro, che esso imperatore si havesse voluto porgier,' attento, che per altra via non erà sofficiente a sostenere la soa possanza.

Hor dunque giudicate voi tra noi. Ma per esser hoggimai li loro cose sfazziate e prostitute, lasciamo da canto le ciaraterie loro, e partiamo de più ho-norate.

La soa magiestà ne scrive per le lettere, che alle nostre erino aggiunte, come di conto do via rimandare il signor Augerio con la resoluzione del negozio. Iddio

faccia, che torni hormai ; perchè noi, se bene non si lamentamo, patimo perho tanti travagli incommodi edesastri, che l'è cosa soprahuomána puediera. (?) Ma nissuna ritorna bella, che senza fattica e pericolo A vostra illustrissima signoria etc. State sano e felice.

D a Costantinopoli 16. d. Octobris MDLV.

Ferdinánd királynak Verancsics és Zay.

Ferdinando'regi Romanorum Antonius, Veraneins et Francisons Zay.

' - r . • . I ,

Etsi nos Consilia, conatus, aliaque omnia^ quae in fines nostros ad insequentem annum hostiliter moli-rentur, indagare omni studio ac diligentia non inter-mittimus : tamen quia omnis hostium. cura expeditio-nis futurae videtur adhuc esse suspensa, expectatione responsive Transsylvania, quodfortassenonalienum a b eorum sententia sperent futurum, nondum omnino vel palam, vel sollicite*) belli.cos appara tus aggressi sunt expedire propter quosdam paueos. Triplices enim emisere curatores. Alios in Graeciam et Thra-ciam, qui commeatus omnis generis eurent et conscri-bant servitia cum ligonibus ; de quo proxime etiam seripsimus. Alios Tstrum vèrsum, qui et parata quae-cunque invenerunt, tam bellica, ut sunt saykae et nazadae, quam oneraria navigia, vulgo-tran sii dicta, intercipiant, sistantque nomine principis, et nova omni in loco fieri faciant, in quo alias quoque

fabri-* 'fabri-*) Talán toJlhiba : ',occuite' helyett.

1555. oct. 2q. '

. . < 221 cari fuerunt solita. Postremos vero in Pontum, ad caedendam matériám novis triremibus, et quae in promtu f u e r i t , Constantinopolim transmittendam, quam ajunt 20; triremibus esse sufficiente m.

Audimus praeterea et Transsylvaniáé novas in-jici pedicas. •

In Moldáviám de alio vojvoda designando ha-bentur Consilia ? qui suane insania, an passarUm ar-tificio addiictus, nobis plane non constat, victus ta-rnen cupiditate ejus dominationis, dicitur se tria loca in potestatem T u r c a e traditurum promisisse : fodinam Rodnam, Chycho et arcem K y k e l l e u , si se caeteris còmpetitoribus praetulerit. Nos camerinam hujus -modi non existimamus alios movisse, quam ipsos pas-sas, qui hac via juris alieni vellent armatos suos in Transsylvaniam ipsam citra negotium immittere;

quod inventum quanti momenti haberi d e b e a t , si praesertim vanum non erit, loqui nos non oportet, quum nihil pote st esse notius, quibus incommodis com-mittetur. E t quia hoc non solum in divano, tractatum fuisse accepimus sed etiam a clientibus quoque pecu-iiaribus illius, qui promovetur, ad nos est delatum, affirmatumque id ita agitari: non est res negligenda, quo facile declaratiir hostes nostros nihil adirne institutae sollicitudinis ,et pertinaciae remisisse.

Alexandro v e r o , qui nunc Moldáviáé rerum potitur, abrogata earum omni potestate, quod vojvodatum auspiciis Poloni regis, non Turcae, quaesierit et ob-tinuerit, jussum est, ut quamprimum conférât se Gon-stantinopolim, interim nepote quoque ejus recepto, quem hue obsidem sili misit, quum ipse avunculus ex-petatur.

Consultavere etiam dç classe Viennam

subdu-cenda, si Comaronio potiri non potuerint. Nec aliam rationem eos invenisse relatum est nobis, quam ut na-vigia imponant curribus, obicemque Comaronii terra in hune modum transmittant.

Militibus quoque omnium ordinum edictum esse sermo est, ne qui gratia impendii minuendi equos di-vendant, ac posthabeant arma, quod plerumque apud banc gentem tenuiores et qui sunt pedestris ordinis, bello confecto facere consueverunt, quandoquidem ii quoque propter impedimenta et viae lassitudinem equis car er e minime queant.

Ferunt ad haec et alia quaedam his similia, sed non ejusmodi, quae anxiorem quandam sollicitudinem praeseferrent, quum eis multo plura ad similem ap-paratimi sint pertinentia, quando que haud dubiam ex-peditionem facturos certum est annum etiam ante de-nunciari atque apparari oporteat. *) Eaque nunc quo-niam enumerandi non est tempus opportunum, omitti-mus, subjungem us que alia, quae his videntur adversari.

A principis tbesaurario, quem Turcae theffthe-darum vocant, acceptuni est et relatum nobis ab ho-mine Turca non levis fidei, quod dum Ahmat passa in vi vis fuit, eam perpetuo ursit sententiam, ut anno proximo bellum omnino fieret in Hungáriám, ductore vel ipso principe vel ejus legato, dummodo non omit-teretur ; nec id quidem ulla certa ratione inductus, sed stimulo pudoris, quem ex Agria non capta subierat; fuisseque etiam principem adeo ejus sua-sionibus ad eam rem imbutum , ut fere persuasus esse videretur expeditionem faciendi, seque eotum firmissime credidisse, quod bellum esse debuisset.

* *) A leiró kéz hibáit figyelmeztetésem nélkül is észreveszi az olvasó.

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