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IL MARTIRE E L'UOMO POLITICO (FERENC DAVID E BIANDRATA)

In document IN THE SECONl) HALF OFTHE16TH CENTURY (Pldal 162-196)

Quattro secoli fa, il 1 giugno 1579, il principe Cristoforo Bathory convoco ad Alba Julia (Gyulafehervar) i rappresentanti degli ordini transilvani perche pronunciassero la sentenza nel processo contro Ferenc David, accusato di riforma religiosa proibita. I documenti ufficiali del proceBSo, i verbali delle due diete (quella di Torda del 26 aprile 1579 e quella del 1-3 giugno dello stesso anno, tenuta a Gyulafehervar) e delle risoluzioni ivi prese sono andati persi, ma il corso degli avvenimenti

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abbastanza noto persino nei dettagli, in base alle annotazioni dei contemporanei interessati anche personalmente in questa causa, annotazioni complementari e in molti punti polemizzanti tra di loro.1 La catena dei tragici avvenimenti - secondo l'opinione con-corde dei contemporanei - ebbe in.izio su iniziativa del dottor Biandrata il quale - dopo essere rimasto in minoranza con i suoi seguaci nel sinodo di Torda, tenuto il 24 febbraio 1579 - si rivolse al principe chiedendo ehe inter-venisse nelle questioni interne della sua chiesa. Secondo il racconto fatto da Fausto Sozzini, presente alla discussione di febraio, dopo il sinodo Bian-drata aveva deciso di . . . « curare, ut princeps iuberet Franciscum tantisper a docendi munere cessare, donec per generalem synodum, ut constitutum fuerat, finis isti de Christi invocatione controversiae imponeretur » (Soci-nus, De Jesu Christo Invocatione Disputatio, 1595. p. 21.). Biandrata si riferiva evidentemente alle dispute come quelle tenute a Gyulafehervar e a N agyvarad quando il Principe Giovanni Sigismondo viveva ancora.

In queste dispute, tenute su scala del principato intero nel 1566, nel 1568 e nel 1569, erano presenti oltre ai pastori anche il principe e i rappresentanti degli ordini del paese. Seguendo i consigli del gesuita Janos Leleszi, Cristoforo Bathory non permise una discussione nazionale sui problemi della fede e, conformemente all'ordine del giorno stabilito precedentemente, chiese il giudizio dei rappresentanti degli ordini solo a proposito di tre questioni:

1 Vedi l'elenco delle fonti in PmNA.T, Die Ideologie der Siebenbürger Antitrinitarier in den 1570er Jahren, Budapest, 1961, pp. 171-172. Allorch0 scrissi questo libro, non avevo ancora e. disposizione l'importante pubblicazione di Henryk BARYCZ: la rela-zione del testimonio Janos Leleszi sul processo contro Ferenc David (Historia actionis

&eu judicii contra Franciscum Davidem trinitarium et antichristianum in Tranaylvania celebrati po&t paacha, anno 1579, in Studia nad Arianizmem, Warszawa, 1959, pp.

519-524). Il capitolo corrispondente della mia opera pubblicata nel 1961 (Der Prozeß gegen Franz David) fu appronte.to nel 1958 ed io devo senz'e.ltro modificare la mia posi-zione ivi illustrata in be.se alle conclusioni derivanti dalla rele.posi-zione di JS.nos Leleszi.

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1. Conoscevano essi gli insegnamenti di Ferenc David e li approvavano ~

2. Si trattava di un nuovo insegnamento ?

3. Cio ehe Ferenc David insegnava, era una blasfemia 12

Tra queste domande, la piU importante dal punto di vista della sorte di Ferenc David era la seconda. Ai sensi della risoluzione della dieta tenuta tra il 25 eil 29 maggio 1572, infatti, si doveva mantenere lo stato venuto a crearsi prima della morte di Giovanni Sigismondo nei problemi della religione ed era proibito introdurre ulteriori riforme religiose.3 Secondo la legge emeBBa nel 1572 e piU volte rinnovata negli anni successivi, il principe doveva pro-cedere nelle cause contro le persone accusate di riforme religiose proibite, di comune accordo con il soprintendente autorizzato del territorio e della confessione in causa. La risposta alla domanda se l'accusato si era scostato dagli insegnamenti religiosi ammessi, spettava al soprintendente. Se quest'ul-timo trovava colpevole l'accusato, su ordine del principe doveva scomuni-carlo e se, dopo la scomunica, il condannato non revocava le dottrine quali-ficate come nuove, il principe poteva punire, come meglio credeva l'innova-tore giudicato tale dall'istanza religiosa. Ferenc David esercitava i diritti di soprintendente dal 1564, in pratica in tutto il territorio della diocesi cattolica della Gyulafehervar medievale. 11 suo titolo e i suoi potere di soprintendente gli erano stati confermati nel gennaio del 1576 dalla stessa dieta di Meggyes ehe aveva eletto Cristoforo Bathory a governatore del paese per il periodo del soggiorno polacco di Stefano Bathory.4 La legge non disponeva per il caso in cui lo stesso soprintendente fosse accusato di innovazione e questa fu la ragione per cui la dieta dovette decidere nella causa di Ferenc David.

Non fu facile far condannare dalla dieta transilvana il vescovo unitario transilvano ehe godeva di un grande prestigio. Secondo la relazione di Leleszi, ehe poBBiamo considerare autentica, nella dieta di Torda erano pre-senti solo 4 nobili cattolici, ai quali spettava il compito di porre il veto alle proposte degli unitari ehe erano in maggioranza. Sempre secondo Leleszi, tra gli unitari ben 8-10 nobili si pronunciarono a favore di Ferenc David e, a quanto pare, neBBuno si dichiaro contro di lui. La maggioranza era pro-pensa a prosciogliere Ferenc David e a ratificare i suoi insegnamenti anche con la forza della legge del principato. A causa delle proteste dei cattoliei e dei luterani, il eonsesso non pote prendere una decisione e cio permise al prineipe di proerastinare la discussione.

La dieta di Gyulafehervar fu inveee preparata aceuratamente, facendo tesoro delle esperienze di Torda. 11 principe diede istruzioni precise a Sandor Kendi, ehe presiedeva la disputa, circa il procedimento da seguire. Ai sensi di tali istruzioni, i seguaei di Ferene David non potevano esprimere la loro opinione nel corso della riunione ehe doveva essere limitata esclusivamente all'interrogatorio di Ferene David e alla dimostrazione della questione se il soprintendente di Kolozsvar aveva violato o meno la legge ehe proibiva le innovazioni religiose. Biandrata doveva provare l'aecusa e se tale accusa

2 Relazione di Leleszi, Studia nad Arianizmem, p. 523.

3 Stindor SZiti.GYI, Erdelyi orazaggyfiUsi emlekek - Monumenta comi.tialia regni Tranaylvaniae, II, Budapest, 1876, p. 528.

'Erdelyi orsui,ggyuleai emlekek, II. p. 577.

poteva essere provata, Biandrata, in qualita di seniore della chiesa unitaria, doveva esprimere per primo il giudizio sugli insegnamenti di Ferenc David.

Successivamente, prima i predicatori unitari, poi quelli calvinisti e luterani e infine i nobili laici dovevano rispondere separatamente e pubblicamente, per iscritto e a voce, alle tre domande gia citate. Dopo cio non potevano esser-ci dubbi esser-circa il risultato della votazione: chi dichiarava di conoscere gia da lungo tempo le innovazioni di Ferenc David e di approvarle, accusava se stesso di complicita e, non appena i dirigenti della chiesa ebbero condannato l'insegnamento di Ferenc David, il principe non trovo piU difficolta a vin-cere la riluttanza della nobilta laica.

TI timore di Leleszi riguardo al fatto ehe Ferenc David avrebbe promosso una discussione in difesa dei suoi insegnamenti anche nel corso della dieta di Gyulafehervar, mettendo alle strette Biandrata, si dimostro infondato.

Durante l'udienza, Ferenc David era gia gravemente malato, faceva fatica a parlare e, affinche anche gli ascoltatori lo sentissero, il suo avvocato difen-sore Lukacs Trausner fu costretto a ripetere le sue parole. Ne la malattia, ne la paura riuscirono a piegare la sua forza morale. Egli si assunse la re-sponsabilita delle sue parole e delle sue azioni anche all'ombra della condanna a morte. Formalmente la legge assicurava mano libera al principe circa la punizione da infliggere all'innovatore condannato. Nella seconda meta del secolo XVI mai nessuno era stato condannato a morte per eresia in Tran-silvania ed anche Cristoforo Bathory non oso assumersi il rischio delle con-seguenze morali e politiche di una simile eondanna. Dato pero ehe Ferenc David era gravemente malato, la detenzione signifieava per lui la condanna a morte e probabilmente tutti i presenti alla discussione di Gyulafehervar ne erano coscienti.

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eerto, nello stesso tempo, ehe allorehe Biandrata non riconobbe il sinodo dei pastori della diocesi transilvana tenuto a Torda il 24 febbraio

1579 come sinodo generale e volle presentare ad un sinodo piu ampio le con-troversie esistenti tra lui e Ferenc David, non pensava eertamente ad un pro-cesso del tipo di quello eonvocato nei primi giorni di giugno da Cristoforo Bathory. II medico di corte, persona sperimentata ehe conosceva gia da lungo tempo l'atmosfera pubblica transilvana, il carattere di Ferenc David e la convinzione religiosa del prineipe, doveva infatti sapere bene ehe in una di-sputa di questo genere, in cui doveva aecusare il soprintendente della sua confessione alla presenza del principe eattolico e degli ordini di fade in parte calvinista e luterana e intimidire i pastori e i nobili della sua confessione, la parte perdente dal punto di vista morale non poteva essere ehe lui stesso.

Biandrata, quindi, si era assunto un rischio molto grave e, al momento dello scioglimento della dieta di Torda, impossibilitata a deliberare, egli sapeva gia eertamente ehe il suo progetto originale era fallito. Secondo l'informa-tore di Paleologo (ehe fu certamente Lukacs Trausner) fu allora ehe Bian-drata affermo con amarezza ehe ormai uno di loro, o lui o Ferenc David, doveva morire.

E

relativamente facile ricostruire l'idea originale di Biandrata. Contem-poraneamente alla dieta convocata per il 26 aprile, Biandrata aveva chia-mato a Torda per uno nuovo sinodo anche il clero unitario [la lettera di convocazione del sinodo fu pubblicata dalla Hist. Eccl. Re/. di Pal

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ceni Ember (Lampe) 305-6, nonche in E. Jakab: David Ferenc emleke (Ricordo di F. David,) II. (documenti), n. 16], quindi Biandrata intendeva tenere il sinodo alla presenza del principe e degli ordini nazionali, fiducioso ehe la dieta avrebbe affidato, al sinodo religioso competente, conformemente all'intenzione originale della legge, l'inchiesta sull'accusa di innovazione contro il soprintendente. Biandrata allego alla lettera di convocazione del sinodo 16 tesi, a cui oppose le sue antitesi. ll testo della lettera e delle tesi

e

il seguente:

EXEMPLAR EPISTOLAE CONVOCATORIAE GEORGII BLANDRATAE Gre.tie. vobis et pe.x e. Deo Pe.tre et Domino nostro Jesu Christo. Quoniam in proximis comitiis regni ad diem vicesime.m sextam huius mensis Torde.e indictis, in quibus cause. domini Francisci De.vidis serio e.getur, ibique ut audiemus de eo senten-tia fieri non p<>test, quin de tota religionis cause. tre.ctetur, et de novatoribus diligens inquisitio et Judicium simul fiat, quae comitia consecuture. eet brevi synodus generalis, qua. potissimum fidei confessio, quae Verba Dei et regni legibus non adversetur, constituenda erit; visum est nobis vos horum admonere, ut ad utramque conventum ea, quae nobis ad Dei glorie.m pertinere videbuntur diligenter prius meditata, quatenus oportuerit afferre poBBitis. De universo enim statu ecclesie.e, et singulorum qui in ee.

docendi munus he.bent, ut videtis, agitur. Ut e.utem id commodius facere possitis, mittimus ad vos theses de quibus in synodo serio tre.cte.tum iri confidimus, imo cre-d.imus, quas unusquisque ex Verba publice detestetur et quas illi theses oppositas videtie amplectatur, neceese futurum putamus, nisi munere suo prive.ri et extorris ia.m fieri mallt. Non e.utem quo veetrum alicui timorem incutiamus, he.ec vos scire voluimus, ut ecilicet metu adacti contra conscientiam vestram aliquid vel dicatis, vel faciatis, sed ut id praecaveretur, et in eo vobis prodesse officii nostri esse arbitre.ti fuimus, ne quis ex vobie e.liquid quidpiam in tanto periculo prae oculis habee.t, que.m unam ipse.m verite.tem, cuius testimonium in corde suo coram Deo habere plane per-euasus sit. Speramus Deum vobis affuturum, si eius opem, ut quidem nos facimus, supplicee implorare in hoc discrimine non intenniseretis. Ipse vero Deus et Dominus noster Jesus Christus consoletur corda vestra et sit spiritu cum vestro. Amen.

Thesea Franci8ci Davidi8 1. Homo ille Jesus Ne.zarenus, Me.riae

Josephi uxoris filius ex eiusdem se-mine J osephi conceptus et na.tus eet, quacunque ta.ndem re.tione id factum Bit. Credimus euro Meesie.m illum eBBe in Veteri Testamento e. Deo promis-sum.

2. Homo ille Jesus Ne.zarenus, qui appel-latur Christus, non per Spiritum Pro-pheticum, sed tantum per Spiritum 1. Homo ille Jesus Nazarenus in Ma.ria.e

Virginia utero conceptus ex ee.que ne.-tus est Spiritu Sa.ncto ee.m conceptio-nem eitre. carnalem viri e.licuius con-gressum operante. Et que.mvis ex Jo-sephi Me.riae viri semine nulle. prorsus ratione nec conceptus, nec ne.tus fue-rit, revere. credendum tarnen omnino nobis, euro Messie.m illum esse a Deo ex-presse. Dei ime.go fuerit, et in quo om-nis certitudo Deitatis corpore.liter he.-bite.verit, e.deo, ut ne verbum quidem unum docendo dixerit, quod ab ipso Deo ore proprio prolatum fuiBBe cen-sendum non sit.

3. Hinc fit, ut illius et apostolorwn ver-be. te.ntum e.d Mosaice.e legis et alio-rum propheticorwn oraculorwn nor-mam expendenda sint, et si quid vel contrarium vel diversum e.b iis in illis reP.eritur, aut reperiri videtur, id e.ut reJiciendum, e.ut certe i te. inter-pretandum sit, ut cum Mosis et pro-phetarum doctrine. plane consentie.t, quae sola morwn, vite.e et divini cul-tus re~a nobis esse debet.

4. Nam inter vetus per Mosen et novum per Christum percussum foedus nulle. caeteri reges terrae solent, iustissime regnaverit.

6. Interim Jesus est quidem Christus, sive rex populi Dei, sed destinatione te.ntum, cum ex omnium propheta-rum oraculis certum sit, Christum il-lum a Deo promissum nulil-lum aliud pro-tectione quiescit: hoc siquidem est eum sedere in coelis ad dexteram Dei.

11 Antitrlnitarianism

3. Hinc fit, ut illius et apostolorwn verba.

tantum authoritatis habere debee.nt, ut quicquid in Mosis aut prophetarum quorumcunque scriptis vel illis adver-setur, vel adversari videatur, aut pror-sus rejiciendum sit, aut certe ex ipsis interprete.ndum, te.nquam illis, que.e non modo Mosis et propheta.rum dicte., ubi opus fuerit, explicaverint, verum etiam ea pe.rtim abrogaverint, partim qua-tenus cum novo consentiat, seposito, in novo acquiescamus, quippe cum per hoc illud non irrunute.tum modo, sed omnino e.ntiquatum fuerit.

5. Praesertim cum novum foedus aeter-num sit, durareque debeat usque ad foedus receperunt ac serve.runt vitae coelestis et aeternae praemia, iis vero, qui vel reiecerunt, vel receptum non serve.runt, mortis aeternae poenas da-turus.

6. Interim Jesus est revere. Christus seu rex populi Dei, regnum enim Christi illius a Deo promissum non est terre-num, sed coeleste futurwn erat, ut quos missus fuerat, inferendam subi-ret, quo facto a Deo ex mortuis exci-te.tus, in ipsum verum sublimius coe-lum sublatus est, ubi ad dexteram Dei sedet, hoc est, post ipsum Deum supremum in universam turn coele-stem, turn terrestrem ccclesiam po-testatem obtinet.

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8. Ite. ibi expecte.t is donec subjicie.ntur ipsi omnes inimici eius, ut ite. regnum sibi promissum he.bee.t, nihlique inter-ee. e.git.

9. Non igitur Deus e.mplius dici potest, queme.dinodum forte.sse, cwn in mun·

do verse.retur, potere.t officii re.tione, ne.m ab officio, ut dictum est, plane cesse.t.

10. Propter he.nc ee.ndem ce.use.m turpi-ter erre.nt, qui eum nunc e.bsentem e.dore.nt, quod non nisi divine. re.tione fieri potest, cum ne turn quidem cum que.m ei oboediendo, eiusque pre.e-cepta serve.ndo e.ut posswnus e.ut

de-bemus.

12. Neque etie.m illi confidere, nisi que.te·

nus ee., que.e nobis dixit vere. esse cre·

de.mus ei, que.e nobis Dei promisit no·

mine, e.ccepturos nos firmiter esse speremus.

13. Illwn e.utem invoce.re et e.uxilium eius et opem in nostris necessite.tibus im-plore.re perinde est, e.c si quis Marie.m et e.lios se.nctos mortuos imploret, qui nec quod exaudie.nt preces nostre.s, nec quod e.liquid nobis le.rgiri possint, ullum ne minimum quidem testimo-nium habent. porro ipso Deo authore subjiciendis sibi inimicis suis vacat, donec te.ndem ad unum omnes debellaverit.

9. Deus igitur nunc summopere dici po-test, utpote qui ex ordine.tione Dei officio fungatur omnium maximo, ac summe. divina potestate et in coelo et in terra sit praeditus.

1.0. Propter hanc eandem causam nunc absens divina re.tione omnino e.dore.n·

dus est, cum e.nte regnum a.cceptum, dum in terris ageret, plus que.m hu-mane. et civili adoratione merito ado-ratus fuerit. Id quod qui non faciunt, turpissime in ipsum Deum peccant.

11. Quare etiam illi tanquam Domino et qua-tenus hisce loquendi modis poteste.-tem que.m habet, nobis subveniendi non a se ipso, sed e. Deo ipsum acce-pisse (siquidem hoc sensu dicit Scrip-tura Christum nunc pro nobis inter-pelle.re core.m Deo ipso) agnoscere ve-limus. Multo enim nunc excellentiore ratione in coelis inter nos et Deum mediator est, que.m in terris fuit. In terris Dei benignitatem nobis e.nnun-ciavit, eumque pro nobis vere rogavit, in coelis vero te.ndem Dei benignita-tem ipse nobis praestat, et quae a Deo in ecclesiam suam proficiscuntur, per ipsum cuncte. donantur.

15. Porro eius sacerdotiwn, si modo trans-actae, efficaciam, quae perpetuo du-ret, propter quod etiam eius sacerdo-tium perpetuum, et ipse sacerdos in aeternum dicitur esse, et adhuc pec-cata nostra expiare alicubi fortasse scriptum est. Dei virtute foveat atque sustentet.

Interim ad Deum ipsum solum, nulla Christi praesente alia ope aut pote-state confisi perpetuo confugiamus.

15. Porro eius sacerdotium re ipsa aeter-num est, quo tune jure inauguratus potissi-mum virtute nobis prodest, quatenus per eam oblationem supremam J_JO-testatem est adeptus, quia jug1ter nostra peccata expiare et a poenis peccatorwn nostrorum nos constanter et perpetuo liberare apertissime in Sacris Litteris praedietum est.

16. Quamobrem cum eiusmodi Pontifi-cem habeamus in Coelis Domini Dei praepositum, qui semper vivens ad ple-num servare potest, qui per ipsum accedunt ad Deum eius praesenti ope ac potestate confisi, per ipsum Deo et Patri modo preces nostras afferre non intermittamus, donec ipse de coelo veniens ea efficacitate, qua iam Christus vere factus sibi subjicere affer-mano ehe erano false e da allora anehe la letteratura eompetente ha ripreso questa tesi; io stesso mi ero pronuneiato in questo senso a suo tempo. Da allora Robert Dan ha dimostrato anehe a proposito delle tesi ehe il loro eon-tenuto eoincide eon gli insegnamenti giudaizzanti di Mathias Glirius (Vehe).e

Le tesi allegate alla lettera di invito al sinodo erano evidentemente delle proposizioni sinodali: Biandrata intendeva presentare alla diseussione del sinodo queste tesi nella speranza ehe il sinodo avrebbe eondannato le tesi sen-tentia fi:xus maneo, nihil opus esse disputatione: addo, si res ad disputatio-nem venerit, non dubito ealvinistas et lutheranos vineendos. Nosti - in-quam - prineeps illustrissime, fundamentum ipsorum; nihil esse admitten-dum praeterquam, quod seriptura praeeipit expressa. Non admittunt eon-sequentias, repudiant sequelas, quae clarissime ex verbis seripturae

sequeren-6 Ptil DEBREeZENI EMBER, Hi8toria Ecclesiae Reformatae in Hungaria et Tran-sylvania, ed. F. LAMPE, Trajecti and Rhenum, 1728, pp. 304-311.

8 R. DA.N, Matthias Vehe-Gliriua : Life and W ork of a Radical Antitrinitarian, Bude.pest-Leiden, 1982.

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tur, solis verbis nituntur. Nusquam expresse habetur Christum non eoneep-tum ex semine Josephi. Cum igitur ealvinistae, lutherani et Franeiseus eonsequentias reiieiant ex virginitate Mariae, nunquam probabunt ealvi-nistae Christum non fuisse eoneeptum ex Josepho ».7

La prima tesi allegata da Biandrata alla lettera di eonvoeazione del sinodo e la seguente:

«Homo ille Jesus Nasarenus Mariae Josephi uxoris filius ex eiusdem Josephi semine eoneeptus et natus est, quaeunque tandem ratione id fae-tum sit. Credimus eum Messiam illum esse in Veteri Testamento a Deo pro-missum ».

Dato ehe prima in Transilvania non erano in eireolazione tesi di questo genere, non e'e dubbio ehe, aneora il 31 maggio, padre Leleszi eereo di dissuadere il prineipe dal eoncedere l'autorizzazione a diseutere le tesi in-viate da Biandrata all'epoea della preparazione della dieta del 26 aprile.

Biandrata, anehe se spinto dalla piu malevola intenzione provoeatoria, avrebbe potuto presentare pubblieamente sotto il nome di Ferene David le tesi di Glirius solo se fosse stato fermamente eonvinto ehe Ferene David

Biandrata, anehe se spinto dalla piu malevola intenzione provoeatoria, avrebbe potuto presentare pubblieamente sotto il nome di Ferene David le tesi di Glirius solo se fosse stato fermamente eonvinto ehe Ferene David

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