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DELLA SECONDA META DEL'500)

In document IN THE SECONl) HALF OFTHE16TH CENTURY (Pldal 196-200)

La storia religiosa del '500 italiano e segnata, intorno alla meta del secolo dalla sconfitta delle tendenze riformatrici, con l'espulsione o l'eliminazione dei gruppi ereticali e l'avvio di quel processo di unificazione conformistica dei comportamenti e delle credenze ehe va sotto il nome di Controriforma.

L'esistenza di una tale frattura ha posto e pone tuttora il problema di indi-viduare i legami e i punti di raccordo tra realta in apparenza cosi divergenti come le tendenze ereticali da un lato e, dall'altro, il tessuto ordinario e quotidiano della vita religiosa nell'Italia del '500. Si tratta di un problema non nuovo per gli studiosi delle tendenze o dei gruppi ereticali; esso tende piuttosto ad esser trascurato da chi studia la storia delle istituzioni eccle-siastiche e della vita religiosa con i metodi della sociologia religiosa, regi-strando quasi esclusivamente l'ordinato ripetersi di pratiche uniformi.

D'altra parte, la storia delle idee ereticali di quell'epoca - e, in particolare, di quelle ehe aggredirono allora il dogma della Trinita - appare talvolta costruita a mo' di astratta, illustre genealogia, ripetendo precedenti modelli controversistici; si rischia in tal modo di perdere di vista, nell'esame di concrete vicende religiose e intellettuali di individui o di gruppi, tutto ciO ehe non coincide con un momento di trasmissione o di riecheggiamento delle formule elaborate ai livelli « alti » della cultura contemporanea (teologica, filosofica, umanistica). Gli episodi di cui si riferira qui appresso, se possono apparire secondari rispetto alle vie maestre battute dalle tendenze ereticali nel secondo '500, testimoniano tuttavia di convergenze e legami, spesso inattesi, tra tendenze ereticali e motivi ordinari e quotidiani della vita reli-giosa italiana del '500. Sono episodi ehe hanno per teatro i monasteri fem-minili, un ambiente cioe di cui si sa ancor poco - data l'attenzione tutta esteriore, tra il pettegolo e il moralistico, ehe gli storici gli hanno in genere dedicato - ma ehe e certo un punto di riferimento costante nella elabo-razione e nella circolazione delle idee religiose e dei temi della pieta cinque-centesca.

A questo riguardo, mi sembrano ancora importanti e utili da tener pre-senti le osservazioni di Delio Cantimori sui nessi tra gruppi ereticali e ten-denze della vita religiosa: penso in particolare alla sua analisi delle idee religiose italiane del primo '500, in cui egli intravedeva la possibilita di iso·

lare una specie di minimo comune denominatore delle idee e degli atteggia-menti ehe piu tardi si sarebbero affrontati e combattuti da opposte

trin-191

cee.1 Ora, fra i temi piu diffusi nella pieta religiosa italiana del primo '500 c'e indubbiamente quello della devozione verso Cristo e della imitazione di Cri-sto, come uomo sofferente e povero: l'oratoria sacra, la letteratura di pieta in volgare, l'iconografia mostrano una crescente insistenza sul tema della Pas-sione di Cristo, sul Cristo crocifisso come garanzia della misericordia di Dio verso il singolo peccatore e come promessa dell'intervento divino per la 'rin-novazione' della chiesa. Una particolare enfasi posta sulla seconda persona della Trinita sembra caratterizzare figure e ambienti tra i pill diversi e anche socialmente lontani. Essa si intreccia variamente con un altro dato tipico delle tendenze religiose del primo '500 - ehe bastera qui ricordare perche ben noto: quello della aspirazione a un rinnovamento generale, della soeieta e della Chiesa, ehe si esprime in sogni ireniei ed ecumeniei ein un aeeentuato distaeeo dalle dispute dottrinali. Motivi di questo genere si ritrovano pre-senti e partieolarmente efficaci in ambienti eome i monasteri femminili, dove tensioni soeiali e crisi religiosa assumevano earatteri del tutto partieo-lari e si esprimevano in forme spesso violente ed esasperate. Sono ambienti dove dominano forme tradizionali di devozione, mentre l'eeo delle grandi questioni religiose del momento giunge spesso deformata e in maniera par-ziale; si ricordera tuttavia ehe gia all'inizio del seeolo era proprio tra le monache ehe, secondo Bartolomeo Cerretani, si prestava maggior attenzione alle profezie della « rinnovazione » della Chiesa (« monaehe, e contadini e frati et altri profeticuli »).2 Ebbene, le testimonianze ehe vorrei qui riferire riguardano proprio la capacita di penetrazione e gli esiti ereticali ehe certi motivi ebbero nell'ambiente dei monasteri femminili italiani nella seconda meta del '500.

II primo ca.so e tratto dalle vicende del monastero di s. Chiara di Reggio Emilia, le cui vicende riempiono le cronaehe cittadine per larga parte del se-colo e sono state anche raccontate dalla storiografia ecclesiastica come una storia esemplare di dilagante corruzione morale sanata dall'intervento di grandi uomini di chiesa eome Carlo Borromeo. In realta, le tensioni interne al monastero vennero salendo rapidamente, in conseguenza della sua sempre piu frequente utilizzazione da parte delle famiglie eittadine come reclusorio per le figlie ehe si voleva escludere dal mercato matrimoniale per mantenere intatto il patrimonio domestico. In questo ambiente si colloca la vieenda del proeesso intentato nel 1559 dal vescovo al medico del monastero, Basilio Albrizzi (Albrisio), e a un gruppo di monache.3 Fu un processo brevissimo, perche interrotto dopo pochi giorni dall'arrivo di un perentorio ordine di Paolo IV, eol quale si imponeva l'invio a Roma del medieo onde proeessarlo davanti als. Uffizio. Non sappiamo quel ehe avvenne a Roma; il nome del medico reggiano

e

tuttavia ricordato come quello di un pericolosissimo

ereti-1 D. CANTIMORI, Le idee religiose del Cinquecento. La storiografia, in Storia della Letteratura italiana a cura di E. CEccm, N. SAPEGNO, vol. V, ll Seicento, Milano 1967, pp. 7ss.

2 Cfr. J. SCHNITZER, Quellen und Forschungen zur Geschichte Savonarolas, III., Bartolomeo Oerretani, München 1904, p. 96.

3 Le fonti relative sono state edite in Il processo al medico Basilio Albrisio. Reggio 1559, introduzione e testi a cura di A. BIONDI e A. PROSPERI, « Contributi », a. II, n° 4, Reggio Emilia 1979.

eo nel tomo XV degli Annales Ecclesiastici del Rinaldi. Quel ehe emerge dagli atti del breve processo reggiano

e

sufficiente a delineare UD quadro abbastanza eeeezionale: Basilio Albrisio era venerato nel monastero eome Cristo uomo - e solo uomo - venuto a rinnovare e salvare la sua ehiesa, a compiere la redenzione e ad estenderla a tutto il mondo, sia all'Europa ehe al Nuovo Mondo. Questo suo annunzio aveva trovato credito all'interno del monastero di s. Chiara, dove dodici monache avevano costituito intorno a lui il gruppo figurale degli apostoli. All'esterno del monastero - ma di questo gli inquisitori reggiani non si occuparono - altri avevano seguito l' Albrisio nella sua predicazione. Sappiamo infatti ehe il papa angelico di quella nuova « vera » chiesa era stato trovato in un operaio dell'arte della lana, un certo Angelo Gabriele. C'e un vero coacervo di profezie diffuse all'in-terno del gruppo reggiano e gli stessi inquisitori non riuscirono a districarne i fili eonduttori. Ci troviamo comunque davanti ad atteggiamenti, speranze, convinzioni diffuse in quegli anni in Italia, connessi tra l'altro alla grande occasione del Concilio di Trento. Come gia prima di lui aveva progettato Gior-gio Siculo, Basilio Albrisio intendeva annunciare le sue rivelazioni davanti al Concilio, in una solenne celebrazione officiata dal papa angelico Angelo Gabriele, durante la quale si sarebbe rivelata la realta di Cristo dietro le apparenze di Basilio. Non c'e nessuna prova di un eontatto diretto tra l' Albri-sio e il Siculo: ma

e

difficile pensare ehe, vivendo e operando negli stessi luoghi dove Giorgio Siculo aveva diffuso le sue profezie ed era stato fatto ammazzare dal duea Ercole II d'Este, l' Albrisio non ne avesse avuto noti-zia. E tuttavia, le indieazioni ehe possediamo in numero ormai abbastanza ampio sui membri della « setta Giorgiana » non fanno parola del gruppo reggiano. Gli inquisitori ehe esaminarono a piu riprese l'umanista ferrarese Naseimbene Nascimbeni rieavandone eonfessioni dettagliate non ne ebbero - e nemmeno gli chiesero - nessun dettaglio a proposito dell' Albrisio e dei suoi seguaci. Piuttosto ehe tentare di rieondurre ad una unica matriee, nel silenzio delle fonti

e

legittimo dunque considerare il gruppo reggiano come una espressione tra le tante di una vita religiosa percorsa da inquietu-dini profonde e mossa da aspirazioni a un rinnovamento vasto quanto inde-terminato. Non si dimentichi ehe, proprio negli anni in cui Basilio Albrisio aveva cominciato a coltivare le sue convinzioni, nelle campagne intorno al Po tra Cremona e Parma si era diffuso un moto penitenziale simile a quello dei Flagellanti, di cui rimase memoria nelle cronache come di una « diabo-lica superstitio ».4

Dunque, secondo la narrazione ehe l' Albrisio fece ai suoi giudici, le sue visioni erano cominciate fin dal 1548. Dio gli si era imposto nonostante la sua resistenza, costringendolo a piegarsi alle rivelazioni a prezzo di sofferenze anche fisiche. Il contenuto di quelle rivelazioni non venne mai confessato per intero ai giudici. L' Albrisio aspettava infatti un'oceasione diversa e ben piu solenne, come poteva essere una seduta del Concilio. Tuttavia, dalle sue risposte alle domande sempre piu incuriosite degli inquisitori, veniamo a sapere ehe egli si era convinto di aver penetrato il segreto dell' Apocalisse;

4 Ne parla un cronista cremonese, L. Cavitelli, nei suoi Annalea (Cremonae 1588, rist. ane.st. Bologna 1972, p. 322).

13 Antitrinitarlanism 193

Dio stesso gliene aveva rivelato il eontenuto, dandogli eon eio la prova ehe proprio lui era l'uomo designato a eompiere le profezie. 11 disegno preeiso di tali profezi.e non venne reso esplieito dall' Albrisio. La presenza di un pro-nostieo a stampa e di seritti di Gioaehino da Fiore tra i libri ehe furono se-questrati all' Albrisio indieano eoordinate eulturali ehe nella loro generieita lo aeeomunavano a un largo numero dei suoi eontemporanei. Ma dallo sfondo generieo di ealeoli astrologiei e di rinverdite dottrine gioaehi-mitiehe Ja sua predieazione messianiea si. distaeea eon nettezza almeno su due punti: da un lato, Ja dottrina ehe potremmo ehiamare del « medius adventus »; dall'altro, l'insistenza sulla venuta di Cristo eome solo uomo.

Seeondo l' Albrisio, le venute di Cristo sulla terra sono tre, «in prineipio, in medio et in fine ».La prima venuta ha solo avviato l'opera di redenzione, ehe deve essere eompiuta eon un « medius adventus », prima della venuta finale. Il protagonista del « medius adventus »

e,

appunto, lui stesso, Basi-lio /Cristo: dalla sua passione, nella quale doveva essere seguito dalla ehiesa militante raffigurata dalle dodiei monaehe, sarebbe nata la « rinnovazione » della ehiesa e l'unita religiosa del mondo intero. L'enfasi posta sull'umanita di Cristo

e

fortissima: il piano divino si eompleta proprio attraverso la scelta di un messia uomo, la eui sofferenza

e

piu grande e quindi piu adeguata all'opera di redenzione di quanto non lo sia stata quella della prima venuta di Cristo (e qui si affaeeia un aeeenno di docetismo). Pur nella trasparente reticenza delle sue risposte, Basilio si diffuse eon partieolare ealore sulla dottrina del « medius adventus », da lui sostenuta eon eitazioni bibliehe (tratte soprattutto dall' Apoealisse) e rinviando a testi eerto non sospetta-bili, eome i sermoni di lnnoeenzo III: ma soprattutto eon eonsiderazioni sullo stato presente della ehiesa. Citando eon precisione il diseorso del eardi-nal Pole tenuto 1'8 gennaio 1546 ai padri tridentini, l'Albrisio sostenne ehe la erisi della Chiesa era ormai tale da riehiedere l'intervento diretto di Dio.

Contro l'ipoerisia morale del clero e le lacerazioni dottrinali, l'intervento divino doveva restaurare una ehiesa rinnovata in un mondo unifieato.

Se l' Albrisio fu eauto e reticente nella rivelazione delle sue visioni, le monaehe sue seguaei furono assai piu eloquenti. 11 dossier proeessuale ehe ei

e

giunto, se

e

privo della maggior parte degli allegati relativi a Basilio,

e

inveee eompleto di tutti i testi redatti dalle monaehe: preghiere, formule rituali (eome quella, rivolta a Dio, «per dominum Basilium filium tuum »), e infine i testi delle eonfessioni seritte ehe le monaehe sottoposero al veseovo relativamente a tutti i loro rapporti eon l'Albrisio. Le monaehe non eonosee-vano tutti i segreti di eui l' Albrisio era depositario: fosse per sotto lineare ad arte una differente posizione nel piano divino, fosse per l'esistenza effettiva di un nucleo dottrinale piu riposto e segreto, di fatto le testimonianze sono eoneordi nel segnalare l'esistenza di scritti, idee, dottrine dell' Albrisio non eonoseiuti dalle monaehe. Cio agevolo la volonta dei eittadini di Reggio Emilia di sottrarre le monaehe - ehe useivano <lalle piu importanti famiglie della eitta - a proeedure inquisitoriali pesanti e lesive per l'onore delle famiglie di appartenenza. Le monaehe se la eavarono eon un'abiura somma-ria e tornarono a parteeipare a pieno titolo alla vita del monastero. Ma sarebbe inesatto pensare ehe la predieazione dell'Albrisio avesse ottenuto dalle monaehe un assenso superfieiale e passeggero. lntanto, nemmeno

l 'abiura fu facile da ottenere; aleune delle dodiei manifestarono la volonta di resistere, almeno in un primo momento. Questa resistenza

e

tanto piU.

signifieativa se si pensa ehe dall' Albrisio esse avevano appreso dottrine di tipo nieodemitieo. 11 medieo aveva fatto leva sull'esempio biblieo di Giuditta e Oloferne per eonvineere le monaehe a non rivelare al veseovo eio ehe egli andava loro rivelando e tutte avevano aeeettato i suoi argomenti in materia di simulazione e dissimulazione. Ma la resistenza all' abiura aveva radiei piu profonde. Le monaehe erano eonvinte della verita di quanto avevano aseoltato dall'Albrisio; di piu, erano eonvinte ehe l'intento del medieo foSBe diametralmente opposto a quello degli eretiei ehe volevano ereare « seismi » nella ehiesa. «Non so - seriveva una di loro, suor Virginia - eomo io mi possi ehiamare per eretiea. Oime, mo io vorria piu presto essere dastruta ehe volere una minima eossa eontra la fede eatoliea e apostoliea ».5

Nei molti resoeonti delle monache, il messaggio di Basilio Albrisio si presenta assimilato e eompreso in maniera diversa, a seeonda della persona-lita e dei problemi privati di eiaseuna. Ma

e

eostante in tutte l'afferma-zione ehe solo Basilio aveva offerto loro una solul'afferma-zione effieaee al problema della vita nel eonvento e dell'osservanza della regola. Costrette alla seelta monaeale per salvare i patrimoni delle famiglie, le religiose si trovavano eom-battute tra l'atteggiamento protettivo delle famiglie d'origine - ehe erano anehe tra le piu potenti della eitta - inclini a tollerare ogni infrazione alla regola, e l'ondata ereseente di eritiehe eontro gli ordini religiosi ehe portava le autorita eeclesiastiehe a reagire, imponendo eon improvvisa durezza l'osservanza della regola e l'obbligo della clausura. « Ogniuno mi fa la via lar-ga e tuti insieme si tiramme in profondo », eommentava amaramente una monaea.6 La risposta di Basilio a questi problemi era: non farsi assalire dagli serupoli della eoseienza, rieonoseere ehe tutta la cristianita era avvolta nei peeeati e ineapaee di useirne da sola, « far tuto quel ehe piacera a Dio ... , spogliare de tuto il . . . proprio volere »7 e aspettare il momento della

« rinnovazione » eoineidente con l'apertura del coneilio e eon la seeonda in-earnazione di Cristo. Le divisioni nella chiesa erano un segno, per lui, dello stato di erisi gravissima ehe solo la venuta di Cristo poteva risolvere e le monaehe non trovavano diffieolta ad accogliere quella interpretazione:

« Quando mi volevi venire una tentacione de non ehredere de rinovaeione - seriveva una di loro - presto mi era apresenctato in nel eor eon dire:

guarda mo se io observo il vangelio; et poi: trovami quel ehe ti faeia questa via cosi larga ».8 L'ampiezza della miserieordia di Dio, la via larga alla sal-vezza erano dunque i motivi ehe rendevano le idee di Basilio eonvineenti per le monache. Altra potentissima leva di persuasione era l'immagine di Cristo solo uomo. Anehe in questo easo, le monaehe erano convinte di non trovarsi davanti ad una affermazione ereticale. Basilio le aveva eonvinte eon argomenti ehe partivano tutti dalla considerazione dello stato presente

& Jl proceBso cit., p. 104.

8 Ibidem, p. 72.

7 Ibidem.

a Ibidem, p. 74.

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