• Nem Talált Eredményt

Biglia Menyhért apostoli nuneiusnak Verancsies Antal

In document H U N G Á R I ÁÉ R I S T O RI (Pldal 168-172)

Al Nuncio di N. S. Melchior Biglia.

La mia età già senile, e parimente li publiei e privati negocii mi tengono tanto nelle continue occu-pationi legato, che, come desidero, e sono ubligato all' ufficio et alla vocatione mia, non posso si sodis-fare come debbo. Pertanto essendonr il culto divino principalmente a cuore, e sollecito tuttavia, che quello no' sia negletto, ho dal mio Diotalevi fatto proporre alla Santita di Nostro Signor il Reverendo mr. Fran-cesco d' Andreis, prevosto Felhewiziense per mio suffraganeo. Il quale come prevosto infulato, chi è, no1 solamente della mia propria experienza e cono-sciuto degno di tal grado e tittolo, ma ancora da questi Reverendissimi nostri, cioè dal Transiìvano, da

ìf>71. m a r i . 21.

153 Zagrabia, dal Varadiense, dal Vacia e dal Tininio, e da molti abbati e prevosti di questo Regno è tenuto nelle ceremonie episcopali per il più perito, e per tal conto et dio mi è stato molto raccomandato à tale ufficio.

E percbe esso Diotalevi mi scrive esser bisogno, clie si formi il processo da Vostra Illustrissima Si-gnoria ; ma dubitando, che per la sua absenza an-dasse troppo in lungo, era di parere, che si cometese tal negocio al monsignor di Transilvania, acio lui non solamente liabbia à formare il detto processo sopra gl' articuli, che gli sarano dati da Vostra Signoria Illustrissima, ma anchora clie si truovi presente alla depositione delli testimonii. E t bora trovandovisi qui sufficiente numero delle persone ecclesiastice insieme co1 li sopradetti vescovi, ecetto il Zagrabia, prego la Vostra Illustrissima Signoria, sia contenta di man-darci tal commissione quanto prima, accio 1' agente mio in Roma non faccia più longa mora.

E percbe potria accadere, clie da qualche emolo d' esso prevosto nascesse alcuna difficulta apresso Vostra Illustrissima Signoria per le sinestre relationi, degnarassi à no' dar luoco per sua prudenza h simili huomeni. Essendo, eh' io da venti anni e più, si resso T arcivescovo predecessore mio, com' anco ap-presso di certi capituli, nelli quali è stato canonico, so bene, lui esser vissuto sempre obedicntissimo e devoto figliolo dell santa Chiesa Catliolica Romana da buono sacerdote, e comodamente literato. E Dio volesse, che de cussi fatti ne havessemo numero mag-giore nelle chiese di questo Regno. E sopra il me-demo negocio havendo scritto 1' Illustrissimo e Reve-rendissimo monsignor Cardinale Morono, signore e

padron mio colendissimo, de cui le lettere riceverà con le presente mie, la prego, abbracciata co1 mag-gior inclinatione detto negocio. Per lo quale io pari-mente non restaro di esserli obligatissimo, come già li sono, e devoto, et addetto. Raguagliandola per aviso, della ricevuta delle sue di giorni passati, e pregandola, che se qui fra tanto, che la sara di ri-torno, cosa, eh' io molto desidero, posse farla qualche servitio, mi comandi, e vagliassi di me in ogni tempo et occasione, come del suo minimo servitore.

Delle novità di qui havemo, che li vicini nostri Turchi s' accomodano per adesso alla osservanza di pace ; e stanno per alquanto quieti, e penso, che in sin' à tanto, che veggano come li succederanno nella guerra di mare i primi sforzi di quest' anno. Ove da tutte le parti delli loro stati fanno concorrer tutta la moltitudine di loro popoli, è scielte, non solamente di migliori, ma ancora di volgari. Et è da temere molto alla Dainiatia, contra la quale per via di Bosna fanno grandissimi apparati. La conditione della quale no' sò, scia sia in consideratione appresso delli maggiori.

Ma essendo lei in grandissimo pericolo, e sopra modo opportuna se la si perda à, far, e la citta di Vinecia assediata è divisa dalla sua armata. A qual malo se no' occorra quanto prima, s' aprira un gran varco alli nimici, di scorrer anco verso li liti d' Italia co' li corsari overo pirati, che la Dalmatia partorirà tanti, come à tempo di Romsni, che nel umbilico d' essa Italia spargeranno confusione inaudita, e forse ancho tale, che dara da fare à molti, eh7 adesso invi-lupati nella cura delli privati odii et interessi, no' con-corrono da fratelli alla difesa del Cristianesmo, e della heredita di Jesu Christo, E Dio voglia, eh'

an-155 cora, recatosi il dominio di mare alli poteri loro tanto vittoriosi per la disunione nostra, no' voltino al fine r arme sue contro à tutta Italia, e comincino combatter quella si dalli mari del Tireno, come dal Adriano. Perhò desideroso io del publico bono, non poss' anco non esser sollicito di raggionare sopra ciò con li podroni et amici mei quello, che sento. Vedendo le provesioni nostre tanto fredde, contra 1' inimico si potente e sempre espedito, ne meno sollicito alli suoi avantaggi e danni nostri.

N e lascierlo dirle di me ancora qualche paro-lina. L a sanita mi serve assai comodamente, e sto qui più à lungo, no' per altro, che per il nostro Telegdino, la cui causa liora è nel foro judiciale. Ne si dispera di vittoria, la quale condotta al fine, mi transferiro k Tirnavia. Ove fatte 1' ordinationi di sacri ordcni, consecrato il santo clirisma, e celebrate le feste di Pasqua, andero ad Wywar, e vi per alquanto tempo restero, e sollicitero la reparatione di quella fortezza.

Dippoi quello mi converrà fare, il tempo dimostrerà.

Ne occorendom' altro per adesso, sol che li mando la copia del Breve di Sua Santita nostro Signore, il quale mi b giunto la prossima posta. Nel quale Sua Santita, com io veggo, m' b stata molto gratiosa in quella p a r t e del detto Breve, qual dice, che nelle Die-cesi d' altri, non requisitis Ordinariis, possa ordinare et in Pontificalibus celebrare. Il che Signor Iddio ricompensi a Sua Santita con la vita longhissima. Ne occorendome altro per adesso, il Signor Iddio la con-servi sana e prosperi in tutto. Da Posonio alli X X V I I I . Marzo L X X I .

L XVI.

In document H U N G Á R I ÁÉ R I S T O RI (Pldal 168-172)