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La situazione delle Minoranze Ungheresi in Jugoslavia,

Il pretesto principalmente invocato allorché si trattò di staccare dalrUngheria i territori a mezzogiorno (conosciuti attualmente col nome di Voivodina) fu quello di liberare i serbi dall’oppressione intellettuale, econo­

mica e nazionale del regime ungherese: argomento umanitario e moderno accolto sempre con favore in occidente. Invece questo ragionamento tenden­

zioso, contrario alla obbiettiva verità, porta tutti i segni di una falsificazione storica.

Noi intendiamo soffermarci nelle pagine che seguono a dimostrare come tale teoria di liberazione e come la sua giustificazione senza alcuna base non resistano innanzi alla chiarezza della verità storica. Ed inoltre per dare mag­

gior rilievo alla fide dignitas, diamo la parola a degli illustri storici serbi, Stanoje Stanojevic e Jovan Skerlic. Stanojevic professore di storia all’Uni­

versità di Belgrado è abbastanza noto anche nei paesi occidentali perchè è stato lui che ha rilevato la sensazionale scoperta, secondo la quale il Governo Pasic, allora al potere in Serbia, sarebbe stato al corrente dei preparativi per l’attentato di Serajevo che costò la vita al Principe Ereditario Francesco Ferdinando. Jovan Skerlic poi è il noto fondatore e promotore della storia della coltura e della letteratura serbe. Noi quindi li citiamo come testi dei fatti che si riferiscono ai territori meridionali tolti dalla Jugoslavia all’Ungheria millenaria.

I.

S t u d i o g i u b i la r e d i S t a n o j e S t a n o j e v i c s u i S e r b i d e l r U n g h e r i a m e r i d i o n a l e . — L a c u l l a d e lla c o l t u r a , s c i e n z a , a r t e , l e t t e r a t u r a e n a z i o n a ­ l i s m o d e i S e r b i s i t r o v a n e l l a V o i v o d i n a . — N u o v a s t o r i a d e l l a l e t t e r a t u r a s e r b a d i S k e r ­ l i c . -— N e l l a V o i v o d i n a i s e r b i a v e v a n o u n a v i t a i n d i p e n d e n t e e n a z i o n a l e , g o d e n d o p u r e d ’a u t o n o m i a e c c l e s i a s t i c a e d a m m i n i s t r a t i v a .

— F i n o a l X X . s e c o l o V ie n n a , B u d a e d Ú j ­ v i d é k f u r o n o i c e n t r i d e l l a c o l t u r a s e r b a .

Stanoje Stanojevic, nel suo studio, esalta la Voivodina (vedere il gior­

nale „Politika" del 12 agosto 1923) con le seguenti solenni parole:

92 letteratura e della scienza serbe. In sul principio del secolo XVIII., Giorgio Bramkovic scrive la „Storia della nazione serba" dalle epoche più antiche fino ai nostri giorni. N el corso della Pubblica Istruzione. Un importante circolo letterario si forma intorno al patriarca Stevar Stratimirovic, e da questo circolo sorsero i creatori dell’ortografia serba ed i rin­

ziere (Bogoljub Atanacskovic) sono tutti oriundi dalla Voivodina. Anche l’eloquenza religiosa serba trova le sue origine nella Voivodina (Nikafor Gruijc, Teofan Zifkovic). La

Nella sua esaltazione, il professore fa l’elogio della superiorità intellet­

tuale dei serbi della Voivodina :

„Anche tutta l’istruzione, per ciò che riguarda la coltura moderna e la civiltà della Serbia è stata fondata nella Voivodina. Ivi furono gettate le prime basi e le fondamenta della prima scuola serba e della stampa. Qui trovarono asilo la letteratura, l’arte serbe

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e tutti gli altri loro rami: e fieramente per un lungo periodo di tempo, fino alla fine del secolo XIX., noi chiamammo Újvidék l'„Atene serba".

Stajonevic che è professore di storia esalta ancora i meriti storici dei serbi della Voivodina nella sua tesi sulla loro altezza intellettuale:

„Ma nella storia nazionale serba, la massima importanza della Voivodina è data dall’idealismo nazionale che vi è nato . . . . Il nazionalismo sorto nella Voivodina e con tempo penetrato nelle altre regioni abitate da serbi, s’ingrandì a misura che la loro col­

tura e la loro istruzione pubblica incominciarono a svilupparsi e ad addattarsi alle nuove condizioni. Fu traverso i serbi dell’Ungheria che il nazionalismo serbo si affermò ad un livello riconosciuto dall’opinione pubblica nel XIX. e nel XX. secolo. Possiam o dunque affermare senza recar offesa agli altri fratelli, che la Voivodina, era, dal punto di vista nazionalista, infinitamente superiore a tutti gli altri territori serbi. Ecco perchè la Voivo­

dina serbe di vivo esempio di nazionalismo e di patriottismo per tutte le regioni abitate da serbi."

Dopo tale dichiarazione di Stajonevic — dichiarazione che rischiara tanto profondamente le condizioni dell’epoca, noi riteniamo inutile rilevare particolarmente e nei dettagli i fatti che seguono: la coltura nell’Ungheria meridionale, descritta in termini tanto eloquenti, non avrebbe potuto mai prendere un tale sviluppo se i serbi (accolti in Ungheria come fuggiaschi perseguitati dai turchi al tempo del patriarca Arsenio III. Czernovitz), non fossero entrati in un’atmosfera europea millenaria, e se l’antico regime libe­

rale ungherese non avesse loro accordata una libertà tale da permettere alla loro coltura, alla loro letteratura ed alle loro arti di prendere lo sviluppo che abbiamo visto descritto in termini tanto lusinghieri.

Ma per meglio chiarire questa verità storica cui accenna lo storico serbo e per dimostrarne le cause, noi citeremo anche Io storico della letteratura serba, Ivan Skerlic, che ha delle conoscenze più profonde di quelle che gene­

ralmente si incontrano nei Balcani.

L’opera di Jovan Skerlicz, dalla quale noi togliamo i dettagli che seguono è la „Istorija Nove Srpske Knizevosti" (Belgrado, 1911), „Storia della Nuova Letteratura Serba“. I brani citati sono tolti dalle pagine 16, 20—

25, 123—124 della detta opera. Nel 1680 l’imperatore Leopoldo pubblicò una Carta, dedicata ai serbi, con la quale egli accorda loro l’ospitalità reale nonché l’autonomia completa alla Chiesa greco-orientale. Fu a quest’epoca che i serbi cominciarono ad emigrare in Ungheria. Nel 1791 il parlamento ungherese onorò gli immigrati serbi concedendo loro tutti i diritti che erano goduti dagli altri cittadini ungheresi. La Cancelleria Illirica della Corte di Vienna, in seguito ad un continuo decrescimento della popolazione origi­

naria, mise codesti immigrati sotto l’autorità militare dei generali dell’impero per difendere le frontiere meridionali. Ma, nella seconda metà del secolo XIX., il re Francesco Giuseppe, li rese civili ed accordando loro con la Carta i prischi ,,Hutweides“, quel popolo divenne, dal punto di vista economico,

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il più favorito dell’Ungheria potendo pagare le imposte degli Hutweides che erano state proclamate pubblicamente proprietà comunali. Skerlic scrive a proposito dei serbi dell’Ungheria meridionale:

„Gli industriali ed i commercianti serbi si stabilirono tra Zimony, ricca d’argento e Vienna. Essi vi seminarono la coltura serba e furono le avanguardie ed i pionieri della rinascita nazionale serba. Avendo i primi fondato delle scuole serbe, essi furono i primi ad organizzare l’educazione serba. G li a b i ta n t i s e r b i d e lle g r a n d i c ittà u n g h e r e s i r i c e v e tte r o la lo r o p r o p r ia a u t o n o m i a lo c a le , la lo r o p r o p r ia c o r p o r a z io n e r a p p r e s e n ta tiv a , la lo r o m a g is t r a t u r a ; la lo r o v it a l u o r g a n iz z a ta s u b a s i r ig o r o s a m e n te n a z i o n a l i e m o r a li. I lo r o p r o g r e s s i d a l p u n t o d i v is ta e c o n o m ic o e c o ltu r a le f u r o n o r a p i d i e g e n e r a li; e ssi e b b e r o p u r e , in t u t t e l e c ittà e c o m u n i , le lo r o p r o p r ie s c u o le . L a R a ti o n E d u c a t i o n s d e l 1770 r i o r g a n i z z ò a n c h e le lo r o s c u o le e d e le v ò i lo r o m a e s t r i a l g r a n d o d i „p r o f e s s o r i

Già nel secolo XVIII, i serbi possedevano delle altre scuole. Nel 1726, forti della loro autonomia religiosa, essi fondarono la prima scuola slovena latina a Karlovac. Nel 1740 fu costruito a Újvidék il seminario serbo ,,Du- chovna Kollegija". II collegio greco-orientale serbo di teologia fu inaugurato a Karloca nel 1791. A Szentendre, nei dintorni di Buda, la Chiesa Autonoma serba fece costruire nel 1812 un Seminario, nonché una scuola normale di maestri, scuola che nel 1816 fu trasferita a Zombor ove esiste tuttora.

Ma il mezzo più efficace per diffondere la coltura e per gettarne i semi è certamente il libro: a questo proposito la Storia della Letteratura di Skerlic ci dà dei preziosi schiarimenti:

„Nel 1771, scrive, la Cancelleria Illirica di Vienna autorizzò i Serbi ad usare le lettere cirilliche di Kurzbeck per la stampa. Nel 1792 tale tipografia fu acquistata da una società serba d a lle m a n i d e lla q u a le e s s a p a s s ò n e l 1796 a ll’U n iv e r s ità u n g h e r e s e d i B u d a e d in s e g u ito , f i n o a l 1830, q u a s i t u t t i i lib r i s e r b i f u r o n o s t a m p a t i n e ll a t ip o g r a fia d e l l ’U n iv e r s ità d i B u d a . Ma noi troviamo delle altre tipografie serbe in mano di serbi dell’Ungheria meridionale. Nel 1841 ad Újvidék, nel 1846 a Szabadka, ad Újvidék ed a Szeged ancora nel 1847. Secondo i dati di Skerlic le tipografie presentavano la seguente attività: N e l c o r s o d e l X V I I I . s e c o lo 2 2 0 l ib r i s e r b i f u r o n o p u b b l ic a t i n e l te r r ito r io d e lla m o n a r c h i a a u s tr o - u n g a r ic a , ma dal 1830 al 1850 (in soli venti anni) furono pubblicati ben 1440 libri serbi nel solo territorio dell’Ungheria. Nel 1811 non meno di 12 lib r e r ie s e r b e vendevano tali pubblicazioni, d u e i m p o r t a n t i delle quali si trovavano una a Buda ed una ad Újvidék. Ad Újvidék venne fondata nel 1826, prima di quella di Buda, una società letteraria e scientifica di una certa importanza, la „Matica Srpska" e circa cent’anni fa, nel 1830, fu fondata una „ S o c ie tà L e t te r a r ia S e r b a “ a T e m e s v á r . La prima rivista letteraria serba in lingua serba apparve col titolo di „Danica" ad Újvidék. Nel 1736 a Karloca, nel 1792 Versec, ad Újvidék nel periodo 1802— 1811, a Pest nel 1813, a Baja ed a Szeged nel 1815 a Temesvár nel 1823 e ad Arad nel 1832 si ha l’occasione di assistere a delle rappresentazioni teatrali serbe e d a l 18 3 8 i n p o i u n a c o m p a g n i a d r a m m a t ic a s e r b a p e r m a n e n t e d a v a d e lle r a p p r e s e n t a z i o n i n e lle c ittà a b ita te d a s e r b i d e ll ’U n g h e r ia m e r i ­ d io n a le e specialmente ad Újvidék ed a Pancsova."

Rileviamo a questo punto che il centro della vita intellettuale dei serbi, durante tutto il XVIII secolo, si trovò a Vienna. Da qui passa a Buda e più tardi, nella seconda metà del secolo XIX. secolo ad Újvidék. „VAtene dei

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Serbi“. Essa non prende dimora a Belgrado che al. pxincipo del XX. secolo, ma Újvidék oggi ancora occupa il secondo posto per importanza in fatto di questioni e di livello colturale.

Come si vede nella culla di tutta la coltura serba dove essa visse e fiorì, non vi potè essere questione di oppressione intellettuale economica o patriottica. Coloro che osassero spargere tale calunnia, dimostrerebbero di non conoscere la storia serba o di essere vittime di una falsificazione storica commessa a bella posta.

Ciò nondimeno nel citare lo studio di Stajonevic e i dati scientifici di Skerlic, non è nostro scopo correggere i loro errori storici, a noi ci basta sot­

tolineare che, grazie al trattamento accordato dagli ungheresi, i serbi deirUngheria meridionale divennero figli della civiltà d’Europa e furono dotati di un’istruzione veramente generosa: questi stessi serbi furono i pre­

decessori di coloro che oggi che le sorti sono capovolte, si servono di tutti gli espedienti immaginabili per privare i disgraziati ungheresi sparsi in un paese divenuto slavo, della loro coltura, della loro forza economica, e dei loro sen­

timenti nazionali. Noi non ci lamentiamo, noi non iniziamo, nè ci lasciamo adescare da alcuna propaganda tendenziosa: è nostro solo desiderio offrire una descrizione obbiettiva della nuda realtà „Ut veritas pateat, placeat et moveat.“

I I .

La posizione degli ungheresi relativamente alle Scuole. — Il bizantinismo dei Serbi e il loro atteggiamento nei riguardi delle minoranze.

— Lo Stato prende in mano tutte le scuole ungheresi. — Le autorità decidono a propo­

sito delle questioni di nazionalità e dell’istru­

zione degli scolari. — Analisi dei nomi. — Non è concessa l’attività ad alcuna scuola normale. — Proibizione alle Società per l’istruzione della gioventù. — La legge un­

gherese sull’istruzione del 1868.

Per far conoscere, senza scusarle, le misure applicate dai serbi (sia misure di stato che di amministrazione locale) vanno rilevati i fatti seguenti:

Lo stesso governo serbo attuale porta l’impronta dei principii politici ereditati da Bisanzio, nonché dei costumi in uso in Oriente. Suo scopo essen­

ziale oggi come oggi è quello di assicurare l’egemonia etnica dei serbi tra­

verso una rigorosa centralizzazione. Ora la nuova Jugoslavia non è omo­

genea nè per cultura, nè per giurisdizione, nè per religione. Al contrario la coltura serba dei Balcani domina ovunque formando un vivo contrasto con

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la cultura europea delle minoranze poste sotto il suo giogo ed è qui appunto che troviamo la causa della crisi aggravatasi in Jugoslavia otto anni or sono.

D’altro canto tutta la vita pubblica serba porta l’impronta del „Grande Ser- bianesimo dei Balcani11. Questo spiega il fatto edificante che a Belgrado il trattato per la protezione delle minoranze è considerato un insulto alla so­

vranità serba, e quindi l’amministrazione pubblica non si dimostra per niente disposta a riepettarlo. Bisogna dire che i serbi temono quindi i concetti ispira­

tori del trattato per la protezione delle minoranze. E vero bensì che essi l’hanno ratificato, ma fino ad ora le loro idee sono rimaste quali noi le abbiamo segnalate.

Le tre soluzioni del problema attuale delle minoranze sono le seguenti:

(1) la loro colonizzazione, (2) la revisione, (3) la via democratica.

Secondo la prima soluzione gli ungheresi della Voivodina dovrebbero essere costretti ad evacuare i territori settentrionali del paese e stabilirsi in Macedonia, ove essi non significherebbero alcun pericolo per i Serbi. In base alla teoria della revisione, la legislatura e l'amministrazione pubblica dovreb­

bero essere territoriali vale a dire concepiti nel senso da rispondere ai bisogni del popolo, in altri termini, causa la minoranza magiara, il trattamento poli­

tico dovrebbe essere diverso nella Voivodina che non nella Sumadia.1) Il sangue dei magiari dovrebbe essere paralizzato da quello dei coloni serbi stabilitisi tra di loro. Infine, in base alla terza soluzione (concezione demo­

cratica), la zona della frontiera ungherese dovrebbe essera rinforzata da elementi serbi, da funzionari serbi, da un’armata imbevuta di sentimenti serbi e, fatto ciò, si dovrebbero concedere agli ungheresi i loro diritti; ne de­

riva che tutte le eventuali soddisfazioni concesse sono centripete e tutti i rifiuti invece centrifughi e separatisti. Codeste tre concezioni sono tutte ugualmente pericolose per gli ungheresi e tutte e tre sono state già sperimentate dal Go­

verno di Belgrado.

Esaminiamo ora la situazione in cui si trova l’istruzione pubblica degli ungheresi annessi alla Jugoslavia e diciamo subito che lo spirito del contenuto colturale della nazione vive in tutte le loro scuole. La nazione cui sia negata la libertà d’insegnamento è condannata a perire, anche la sua indi­

vidualità naturalemente è in gioco ed in pericolo la sua coltura universale.

Il principale sopruso subito dagli ungheresi abitanti in Jugoslavia con­

siste che tutte le scuole, sia primarie o secondarie, senza alcuna eccezione, sia cattoliche che calviniste, luterane, comunali, sociali o private, sono passate tutte per mezzo di un semplice ,,ukase“ nelle mani dello stato. In altri ter­

mini esse furono confiscate, compresivi naturalmente i beni immobili loro appartenenti. Ora gli ungheresi non hanno in conseguenza a tali provvedi­

menti, alcuna scuola tutta loro propria. *)

*) Sumadia è la vera Serbia propriamente detta, l’antico territorio della Morava.

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Questa confisca è assolutamente contraria all’art. 8 del trattato per la protezione delle minoranze ratificato dalla Jugoslavia. Codesto articolo ga­

rantiva alle minoranze il diritto autonomo di costruire, mantenere e dirigere delle scuole. Noi abbiamo quindi innanzi agli occhi la rivoltante realtà di uno stato dei Balcani, il quale non si perita di calpestare gli obblighi legali e morali del trattato firmato d’accordo con le grandi potenze occidentali. E fatto anche più unico nel suo genere, lo stato jugoslavo non ha pagato alcun risarcimento per le scuole confiscate. Coloro che sono stati educati secondo i principii morali dell’occidente, crederanno a mala pena che l’articolo 16 della Costituzione serba (Vidovdan) dica ch’esso non riconosce che l’istru­

zione dello stato e quella privata, mentre d’altra parte, col trattato delle minoranze, la Jugoslavia dichiara solennemente che non avrebbe preso alcuna misura, nè promulgata alcuna legge contrarie alle disposizioni del trattato. E, ciò che è anche più incredibile, il governo di Belgrado, già nel 1919, quindi prima della costituzione del nuovo stato slavo, aveva confiscate le scuole ungheresi già allorché l’occupazione dei territori, più tardi ad essa annessi, non erano che occupati militarmente. Fu allora che il Consiglio dei Ministri emanò il decreto No. 10030/919, in base al quale, nella Voivodina fu applicata la vecchia Legge sull’istruzione elementare del 19 aprile 1914 ed in base all’articolo 10, che riconosce solamente le scuole dello stato e quelle private, il Governo mise le mani su tutte le scuole ungheresi, vale a dire le dichiarò proprietà dello stato. E’ interessante rilevare a questo pro­

posito che tale decreto non fu applicato che nella Voivodina e nel Monte- negro, escluse la Croazia e la Slavonia, ciò che non fa che confermare i nostri argomenti contro la politica di rappresaglia verso le minoranze. Ci si renderà conto di tutto ciò, solamente allorché si saprà che ben 897 scuole, delle quali 631 confessionali, comunali e sociali, furono confiscate dallo Stato al momento dell’annessione di questi territori alla Jugoslavia.

Per rimpiazzare le scuole autonome confiscate, il Governo di Belgrado ha stabilito le cosidette „facoltà parallele" dello Stato ungherese e, forte di questo, lo Stato serbo si vanta di aver mantenuto delle scuole delle mino­

ranze a proprie spese. I lettori male informati si meraviglieranno di questa generosità, ma la verità dissiperà ben presto la loro ammirazione. Dunque:

1. l’autonomia scolastica degli Ungheresi meridionali è stato un antico diritto liberale ed intellettuale acquisito nel corso dei secoli: l’oppressione quindi di questa antica autonomia equivale alla negazione dei diritti civici; 2.

Gli ungheresi sanno molto bene che i serbi attraverso secoli hanno goduta la più completa autonomia scolastica sotto il regime ungherese; 3. queste facoltà parallele delle minoranze nelle mani dello Stato serbo sono condan­

nate ad una scomparsa graduale ed artificiosa Mettiamo in chiaro quanto andiamo esponendo: il 20 febbraio 1922 un’ordinanza ministeriale No. 14449

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fu promulgata allo scopo di specificare alle autorità scolastiche ed ammi­

nistrative come esse avrebbero dovuto determinare le categoria alla quale ciascun allievo delle scuole doveva appartenere. Secondo tale ordinanza, i genitori sono dichiarati incompetenti a decidere della nazionalità dei loro figlioli secondo la loro coscienza, il loro libero arbitrio, i loro sentimenti per­

sonali. Solamente il certificato rillasciato dalle autorità è valido a determi­

nare la nazionalità dei fanciulli. Questo ordine costituisce esso stesso (in tutti i casi dal punto di vista della coltura moderna) un’iniqua violazione dei diritti naturali ed insieme la maggiore e la più flagrante anomalia pedago­

gica. Il fanciullo assegnato cioè dalle autorità ad una data nazionalità, è costretto a frequentare le scuole della detta nazionalità e nessun’altra. / geni­

tori quindi non hanno più il diritto di scegliere una scuola che abbia per lingua d’insegnamento quella che meglio conviene ai sentimenti nazionali del fanciullo ed al suo avvenire. E’una vera e propria confisca del diritto naturale dei genitori. Inoltre gli ungheresi dovettere accettare le disposi­

zioni farisaiche del decreto che è cosi concepito: „Se la madre slava, non ungherese, resiste alla ,,magiarizzazione“ anteriore, sarà fatto tutto il possi­

bile per venirle in aiuto. „Qual’è ci si domanda, il significato di questo de­

creto intempestivo? Significa che se la madre è slava o se ella ha un nome slavo, ed il padre ungherese, il fanciullo è destinato ad essere slavo e dichiarato tale e quindi lo si manda ad una scuola slava anche se non conosce nemmeno un vocabolo di questa lingua. Ne risultano spesso delle situazioni addirittura tragicomiche. Il Consiglio per l’insegnamento elemen­

tare non stabilisce la nazionalità dei fanciulli secondo le dichiarazioni dei genitori, ma secondo il suono del nome di famiglia del padre o della madre.

Cosi se il nome del padre ha una risonanza slava ad onta che i suoi antenati siano stati per dei secoli puramente ungheresi, il fanciullo è dichiarato slavo e destinato ad una scuola serba per essere „nazionalizzato" D’altro canto se il nome della madre ha una risonanza slava, il fanciullo è pure destinato ad una scuola serba perchè in conformità al decreto, non corra il rischio di essere „magiarizzato". La risonanza dei nomi di famiglia è sottoposta all’analisi di alcuni inquistori, che gli ungheresi hanno chiamato

„l’analisi chimica dei nomi". E’avvenuto spesso che dopo una tale analisi, delle persone che si chiamavano „Kovács" furono dichiarate slave, per il fatto che la parola „Kovács" significa in ungherese ed in slavo „fabbro".

Delle famiglie dal nome „Horváth" che qualche secolo prima dovevano essere state di nazionalità croata, dato il loro nome che significa appunto

„croato", furono pure registrate come slave! Se ci si chiede che cosa mai nascondano codesti processi assurdi, una sola risposta è possibile: sono processi di nazionalizzazione sotto il pretesto di una rinazionalizzazione.

Le autorità si pronunciamo sulla nazionalità del fanciullo e l’assegnano, in base alle loro decisioni, ad una determinata scuola; in tal modo gli

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scolari ungheresi sono sempre in numero minore di 30, numero prescritto dallo stato come condizione necessaria per il mantenimento delle „facoltà parallele11 per le minoranze. Se per caso il numero degli allievi dopo un’analisi di tal genere, raggiunge pure il 25, la classe viene a cessare auto­

maticamente e tutti gli scolari sono passati alla scuola serba! Ed ecco come lo stato manifesta la sua generosità nei riguardi delle „scuole parallele".

maticamente e tutti gli scolari sono passati alla scuola serba! Ed ecco come lo stato manifesta la sua generosità nei riguardi delle „scuole parallele".