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I E SZTER R ADÓ

In document Imre Barna (Pldal 179-184)

toponimi sudtirolesi, nel senso che i decreti che vennero ad ufficializzarlo non so-no mai stati aboliti.

Dopo quest’introduzione passo al mio argomento, al tema delle mie ricerche, ai nomi di luogo del Trentino-Alto-Adige. Nel corso del mio lavoro ho usato ed uso fonti varie per sapere di più dei toponimi e del loro numero. Ho considerato come le opere più affidabili il Prontuario di ETTORETOLOMEIed il volume Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte di EGONKÜHEBACHER2, perché le bibliografie si riferi-scono più spesso a queste.

Il Prontuario di TOLOMEIcontiene 16735 nomi di luogo, dei quali si sono già occupati molti esperti sin dalla nascita dell’opera. I linguisti si sono interessati per lo più ai metodi con cui i toponimi erano stati adattati, tradotti o cambiati da una lingua all’altra. GIOVANBATTISTAPELLEGRINInel quattordicesimo capitolo dei suoi Stu-di storico-linguistici bellunesi e alpini cita ETTOREDETONI– con cui per altro ETTO

-RETOLOMEIlavorava nella Reale Società Geografica Italiana – scrivendo che se il no-me ha un significato intelligibile per la popolazione sopravvenuta, questa può tra-durlo nella sua lingua e così formare il nuovo nome. Se il nome non ha significato intelligibile per i nuovi venuti, questi potranno inventarne un significato per se stes-si. Secondo DETONIpossiamo osservare casi in cui una popolazione crea il nome dato dall’altra.3JOHANNESKRAMER, studioso tedesco, menziona sette metodi indivi-duati a questo riguardo: 1. lasciare immutato il nome locale nella forma ed orto-grafia della lingua straniera; 2. lasciarlo immutato nella forma locale con un adat-tamento ortografico alla grafia nazionale; 3. rendere ed adattare il toponimo loca-le (cioè dialoca-lettaloca-le) nella lingua e grafia della lingua straniera standard (cioè ufficia-le); 4. eseguire la medesima operazione, ma adattando l’ortografia alla lingua nazionale; 5. adattare la forma straniera alla fonetica della lingua nazionale; 6. tra-durre il nome nella lingua nazionale; 7. impiegare due forme, una della lingua na-zionale e l’altra nella lingua locale straniera.4

ETTORETOLOMEIdovette prendere in considerazione il fatto che nel corso dei secoli, quando i vari popoli erano migrati nell’Italia Settentrionale, si era sviluppa-ta man mano una stratificazione di lingue. Per questo motivo trovò parole etrusche, di origine retica (il retico è una lingua estinta con una parentela linguistica con l’e-trusco), denominazioni celtiche, latine e tedesche medievali. Esistevano toponimi che avevano già avuto una variante italiana sulle carte geografiche, soprattutto su quelle militari, come disse anche TOLOMEInella Prefazione del suo Prontuario5.

TOLOMEImirava alla praticità e non alla perfezione accademica, traducendo i to-ponimi tedeschi e ladini in italiano. Possiamo classificare i toto-ponimi presenti nel suo elenco sotto molti aspetti. Il mio primo punto di vista è di carattere fonetico. Le altre categorie riguardano aspetti morfologici. Ho messo nel primo gruppo i toponimi che non sono veramente traduzioni, ma sono nomi adattati alla fonetica dell’italiano.

Per esempio: Toblach– Dobbiaco.

Poiché i linguisti e gli esperti di toponomastica si sono occupati più raramente del significato dei toponimi sudtirolesi, farò vedere le classificazioni seguenti con le

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nominazioni che contengono il nome di un mestiere o si riferiscono alla vita quo-tidiana del popolo. Ho trovato circa sessanta toponimi bilingui di questo tipo tra più di 16000 nomi di luoghi. Nella seconda classificazione le forme tedesche e quelle italiane corrispondono perfettamente l’una all’altra nel genere, nel numero e nel significato e sono senza l’articolo.

Giesser– Fonditore Fischer– Pescatori

Le voci tedesche ed italiane si presentano nei dizionari nel modo seguente:

r Fischer r Giesser fonditore m pescatore m

Nel caso delle voci tedesche la r è la forma abbreviata dell’articolo determinativo maschile singolare. Vale la pena ricordare che la forma singolare e quella plurale dei nomi tedeschi Fischer e Giesser sono uguali, perché non ci sono segnate desinenze del plurale; Giesser però è stato tradotto in italiano con la forma italiana singolare, mentre il nome Fischer è stato tradotto con quella plurale. Nel caso delle voci ita-liane il genere è marcato con la m.

Questi mestieri furono senza dubbio importanti nelle varie epoche del pas-sato dell’Alto Adige. Benché questa regione non abbia coste marine, ci sono molti laghi e fiumi dove si andava e si va a pescare. Anche il lavoro dei fonditori è stato si-curamente importante, perché c’erano delle miniere e ci volevano fonditori di me-talli preziosi, e naturalmente quelli di campane.6

Vediamo gli esempi di un terzo gruppo.

Jäger– Ai Cacciatori Schneider– Al Sarto

In questi casi davanti alla variante italiana c’è una preposizione articolata, concorda-ta in genere e numero. Il tedesco è una lingua che flette come l’iconcorda-taliano queste desi-nenze, però esse qui non appaiono. In Austria non è caratteristico dei toponimi ave-re davanti al nome una pave-reposizione articolata. È caratteristico invece nei nomi di trat-torie, locande o alberghi (per esempio: Hotel zur Post – «Albergo alla Posta»). Ma in Alto Adige tra i toponimi tedeschi ce ne sono alcuni, come per esempio Auf den Kreuz – «Alla Croce». Tra i toponimi italiani la preposizione caratteristica usata è la a, ho tro-vato solo due eccezioni: Nel Mondo Nuovo – In der Neuen Welt; Del Rio – Bachmann.

Tra i nomi di luogo italiani alcuni esprimono un rapporto di possesso, ma se-manticamente in questi esempi si tratta soprattutto di un complemento appositi-vo o di relazione.

Hirtenhütte– Capanna dei Pastori Halterhütte– Capanna del Mandriano

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I nomi dei mestieri sottolineati formano una parola con la parola capanna. Nel primo caso il nome del mestiere è al plurale, nel secondo è al singolare. Questo fenomeno non si vede nelle varianti tedesche. Nel caso dei nomi tedeschi possiamo parlare di parole composte e nelle varianti italiane si tratta di complementi di specificazione.

Vediamo altri esempi di questo genere.

Holzwollfabrik– Fabbrica di lana di legno Bauer– Maso del Contadino

Richter– Maso del Giudice

Nel primo esempio nella variante italiana vediamo un’apposizione doppia, mentre in quella tedesca c’è di nuovo una parola composta. Questi esempi non contengo-no contengo-nomi di mestieri, bensì di un luogo che è in connessione con un mestiere. Nel caso del secondo e del terzo esempio le varianti tedesche significano un mestiere, le versioni italiane sono unioni di parole fatte con la parola maso. L’espressione ma-so è di uma-so dialettale e vuol dire «azienda agricola a conduzione familiare, com-prensiva di casa d’abitazione, terreni circostanti e attrezzature tecniche per la la-vorazione», come si legge nel Vocabolario di NICOLAZINGARELLI7. Questo gruppo di toponimi altoatesini è unico anche perché le varianti tedesche hanno una forma sintetica e quelle italiane hanno una forma analitica.

La seguente coppia di toponimi è anch’essa interessante.

Schuster Spitze– Monte Scarpàro

Sia la versione tedesca sia quella italiana sono un’unione di parole, secondo le re-gole grammaticali delle rispettive lingue, però sono scritte in due parole in entrambi i casi. Vale la pena menzionare la parola tedesca Spitze che vuol dire soprattutto ci-ma mentre nella ci-maggior parte dei casi per esprimere la parola monte si usa l’e-spressione Berg. In queste costruzioni si tratta di complementi appositivi. La paro-la scarpàro è di uso dialettale e sta per scarpaio.

Il sesto gruppo della mia classificazione ci fa vedere un fenomeno unico:

Sattler– Sella

Qui la variante tedesca è il nome di un mestiere, mentre quella italiana è il prodot-to che viene dal mestiere.

L’ultimo gruppo contiene toponimi che hanno una sola versione, quella ita-liana.

Esempio:Passo dei Pastori

Questo toponimo si riferisce alla via che i pastori percorrevano di solito.

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Nel futuro vorrei continuare le mie ricerche ed occuparmi dei metodi con i quali i toponomi del Trentino-Alto-Adige vennero creati, cioè quando, come, da chi e perché si formarono ed ebbero fortuna.

B

I B L I O G R A F I A

KÜHEBACHERE., Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte, Verlaganstalt Athesia, Bozen 1991, Band 1.

PELLEGRINIG. B., Studi storico-linguistici bellunesi e alpini, Tip. Bongioanni di Belluno, Belluno 1992.

RADÓE., Észak-olasz településnevek vizsgálata, (pubblicazione in corso) 2008.

TOLOMEIE., Prontuario dei nomi locali dell’Alto Adige (terza edizione), La Reale Società Geografica Italiana, Roma 1935.

ZINGARELLIN., Vocabolario della lingua italiana (dodicesima edizione), Zanichelli, Bologna 1995.

F

O N T I I N T E R N E T

http://www.suedtirol-altoadige.it/infoturismo/toponomi/index.php

N

O T E

1E. TOLOMEI, Prontuario dei nomi locali dell’Alto Adige, La Reale Società Geografica Italiana, Roma 1935.

2E. KÜHEBACHER, Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte, Verlaganstalt Athesia, Bozen 1991, Band 1.

3Cfr. G. B. PELLEGRINI, Studi storico-linguistici bellunesi e alpini, Tip. Bongioanni di Belluno, Bellu-no 1992.

4Cfr. G. B. PELLEGRINI, op. cit., p. 361.

5Cfr. E. TOLOMEI, op. cit., pp. 14–15.

6Cfr. http://www.campanologia.org/pag/introsistemi.htm

7N. ZINGARELLI, Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli, Bologna 1995, p. 1063.

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In document Imre Barna (Pldal 179-184)