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I B ARBARA L ENGYEL

In document Imre Barna (Pldal 68-75)

I rapporti intertestuali fra la Divina Commedia e

Csongor e Tünde

L MIO SAGGIO TRATTA DEI RAPPORTI INTERTESTUALI FRA LADIVINACOMMEDIA ECSONGOR ETÜN

-DE, DANTE EVÖRÖSMARTY… TRA I DUE AUTORI CÈ UNA GRANDE DISTANZA SIA SPAZIALE, SIA TEM

-PORALE, EPPURE PENSO CHE ESISTA QUALCHE SOMIGLIANZA TRA DI LORO, TRA I LORO TESTI E PEN

-SIERI ED ANCHE LA LORO CONCEZIONE DELLE IMMAGINI È SIMILE.

Secondo JÓZSEFKAPOSIVörösmarty «tacque su Dante»1, questa dichiarazione non esclude che egli abbia conosciuto qualche opera di Dante, significa semplice-mente che non aveva scritto delle annotazioni di nessun genere sull’influenza di Dan-te. Ma è sicuro che Vörösmarty lesse la Gerusalemme liberata in traduzione di Já-nos Tanárki (1805), e gli piacque tanto quest’epopea che imparò l’italiano e poco dopo esaminò quest’opera in originale.2

Le relazioni personali e le nozioni acquisite in questo modo provocarono un grande effetto su Vörösmarty.3Queste erano più importanti delle sue letture. La bi-blioteca di Sándor Perczel e le amicizie con Antal Egyed e László Teslér furono i fat-tori decisivi nello sviluppo del suo talento. In questa maniera conobbe ed approfondì le opere di Tasso, Shakespeare, Zrínyi, Goethe e Schiller.

GÁBORDÖBRENTEIha scritto qualche riga su Dante nel periodico intitolato Mu-seo Transilvanico e questo fatto fu sufficiente per richiamare l’attenzione di Vörö-smarty sullo scrittore italiano. Esiste la possibilità teorica che il nostro autore abbia letto la traduzione manoscritta di Döbrentei (1806), ma non possiamo dimostrar-lo. Vörösmarty incontrò Széchenyi, il quale conosceva molto bene la Divina Com-media e l’aveva citata molte volte.4

Molti sono gli storici della letteratura che si sono occupati dell’influenza di Dan-te su Vörösmarty. LÁSZLÓSZÖRÉNYIha esaminato quest’influsso in tre poesie

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dolatok a könyvtárban – Pensieri in biblioteca, Az emberek – Gli uomini, A Gutten-berg-albumba – Nel volume di Guttenberg), considerando l’influenza dell’antropo-logia poetica con lo sfondo della filosofia scolastica proveniente da Dante. Anche nelle opere epiche intitolate Tündérvölgy – La Valle delle fate ed A Délsziget – L’Iso-la meridionale lo storico delL’Iso-la letteratura ha trovato l’influsso del grande precurso-re italiano. Secondo SZÖRÉNYIil potere magico-meteorologico del protagonista di Vörösmarty (Délszaki Tündér – Il Mago del Sud) è molto simile alla potenza dei de-moni di Dante. Le caratteristiche comuni sono che entrambi possono ammontic-chiare le nuvole e preparare i temporali. Nell’Isola meridionale c’è una visione del-l’inferno come nella Divina Commedia.5

Molti hanno rilevato che l’inizio della poesia intitolato Pensieri in biblioteca assomiglia all’iscrizione della porta dell’Inferno6:

Hová lépsz most, gondold meg, oh tudós7

Dove entri ora, pensaci, oh studioso8

Lasciate ogni speranza voi ch’entrate9

Secondo me anche il monologo della Signora della Notte in Csongor e Tünde e que-st’iscrizione comunicano tra di loro.

GYÖRGY KIRÁLY ha analizzato un poema di Vörösmarty dal titolo Volt tanítványaimhoz – Ai miei vecchi allievi e lui parlava del «dolce stil nuovo» tipicamente ungherese, e secondo lui Vörösmarty era il creatore ed il più grande maestro di que-sto stile in Ungheria.10L’espressione «dolce stil nuovo» evoca la stesura suggestiva di Dante e possiamo mettere in correlazione i due scrittori con questo termine.11

Partendo da tutto ciò il mio scopo è comparare i due testi: la Divina Comme-dia e Csongor e Tünde scoprendo i punti di contatto. Non sono sicura che l’influenza di Dante su Vörösmarty sia stata diretta, ma il nostro scrittore potrebbe aver cono-sciuto quest’opera indirettamente o frammentariamente. La causa del dialogo fra i due testi potrebbe essere spiegata con gli architesti comuni, pensando soprattutto alla Bibbia, alla Metamorfosi di Ovidio ed alle storie di Mille e una notte. La cultura cristiana e la conoscenza profonda dell’erudizione greco-latina sono decisive nel caso dei due scrittori.

Secondo me i più importanti punti comuni sono:

• tutte e due le opere sono sintesi,

• sono state scritte a cavallo di due epoche,

• ci sono degli architesti comuni,

• il loro modo di porre la questione è simile,

• c’è somiglianza fra la creazione delle immagini.

Continuando vorrei dimostrare questi punti di contatto più approfonditamente.

Sappiamo che Dante fu l’autore eminente del Medioevo e Vörösmarty fu lo scrittore ed il poeta del Romanticismo, ma possiamo mettere in correlazione altre

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due epoche con tutti e due gli autori. Molti pensano che Dante fu il precursore del Rinascimento e dobbiamo menzionare l’influsso significativo della filosofia dell’Il-luminismo nel caso di Vörösmarty.

Ci sono delle concordanze fra il Medievo ed il Romanticismo che hanno in-fluenzato lo sviluppo della concezione del mondo delle due opere, per esempio la rivalutazione dell’anima umana, la morte non significa la fine ma l’inizio della vita eterna, la rivalutazione del trascendente, la funzione decisiva della fede e la crea-zione del simbolismo proprio.12

Si può argomentare l’importanza eccezionale delle due opere definendole «sin-tesi». La Divina Commedia è stata definita la sintesi del Medioevo e, secondo AN

-DRÁSMARTINKÓ, Vörösmarty ha provato a creare la sintesi dell’Illuminismo e del Ro-manticismo in Csongor e Tünde.13Anche per quanto riguarda il genere, tutte e due le opere sono sintesi, perché possiamo trovarvi caratteristiche drammatiche, epi-che e liriepi-che.

C’è un altro livello dove si manifesta il carattere sintetico dei due testi, il sin-cretismo dei componenti cristiani e pagani al loro interno. Dante ha scelto Virgilio come guida nell’Inferno, e sappiamo che nel Medioevo Virgilio era ritenuto un pro-feta pagano. Dante fu misericordioso con gli altri grandi pensatori pagani metten-doli sulla terrazza dell’Inferno, perché il loro unico peccato era di non essere stati battezzati. Anche Csongor e Tünde contiene parecchi elementi pagani, per esempio i numeri favolosi popolari, la considerazione del mondo duplice e l’albero della vi-ta che collega i vari livelli del mondo.

Alla Divina Commedia prendono parte contemporaneamente le figure note della mitologia antica e gli angeli del Signore. IMREMADARÁSZha rivelato che anche le colonne d’Ercole sono tipici elementi sincretici.14In Csongor e TündeVörösmarty ha attribuito la creazione del mondo alla Signora della Notte, ma i personaggi men-zionano più volte il paradiso e l’inferno. Sappiamo che tutti e due gli autori hanno ricevuto un’educazione cattolica, ma la loro fantasia ha superato i limiti dogmatici ed hanno sognato un mondo dove i vari personaggi affollano i diversi luoghi.

Ed ora vorrei parlare degli architesti comuni. Tutti e due i testi si collegano al-la Bibbia, sebbene a prima vista sembra che questo collegamento sia più evidente e più stretto nel caso della Divina Commedia. Lucifero soffre nel profondo dell’In-ferno, il Signore – che ha creato il mondo – lo governa in maniera giusta e pruden-te e dopo la morpruden-te tutti i mortali giungono nei luoghi opportuni nell’aldilà, secon-do i loro peccati o le loro virtù. Questo è il principio del contrappasso.15La conce-zione di Dante è tipicamente cattolica, per esempio ci sono tre regioni ultraterrene (l’Inferno, il Purgatorio ed il Paradiso).

Anche Vörösmarty ha creato un mondo diviso in tre sfere d’esistenza: cioè in li-velli terrestri, celesti ed infernali. Mi fa pensare che nella sfera celeste sembra sepa-rare il Regno delle fate dal Paradiso, e qui possiamo trovare anche la Signora della Not-te, le cui caratteristiche sono simili a Dio, perché sono eterne, creatrici ed invariabili.

L’uso dei termini biblici si trova in tutti e due i testi, per esempio inferno, pa-radiso, Eden, diavoli, peccato, pena e salvezza dell’anima. I numeri hanno delle fun-zioni simboliche, e tra di loro il numero tre domina come nella Bibbia, dove

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boleggia soprattutto la Santa Trinità. Anche nella struttura dei due testi il numero tre è il più importante.

Se vediamo insieme questi tre testi, ne troviamo il topos dell’albero. L’albero della sapienza buona e cattiva, gli alberi della selva oscura e l’albero delle fate sono immagini tipiche. Il giardino dove Csongor e Tünde si incontrano può essere per-cepito come la proiezione dell’Eden.

Anche la Metamorfosi d’Ovidio è un architesto commune. Tutti e due gli au-tori avevano la possibilità di conoscerlo e leggerlo e conoscevano anche la mitolo-gia greco-romana. La Divina Commedia e Csongor e Tünde contengono più meta-morfosi significative. Vediamo un esempio dai due testi. La Divina Commedia trat-ta delle nove Muse ed il poetrat-ta raccontrat-ta una storia in correlazione con la mitologia antica. Le figlie di Pierio – re di Tessaglia – sfidarono le Muse nel canto, ma furono vinte da Calliope che le trasformò in gazze (Purgatorio I. 7-12.).

Anche Csongor e Tünde abbonda di metamorfosi e trasformazioni, le capacità di Mirígy sono le più significative. Lei persegue i diavoletti sotto forma di gufo, poi di vacca, più tardi si trasforma in una brutta, vecchia pietra ed ha la possibilità di trasformare gli altri personaggi. Per esempio, trasforma Kurrah in Balga e sua figlia in volpe. Balga è spettatore di questa capacità di Mirígy e vede quando la strega ma-ligna si sdoppia:

Két alakban egy boszorkány, Itt is, ott is o˝, az undok.16

In forma doppia c’è una strega, Qua e là anche lei, fastidiosa.17

Le grandi opere che colpiscono anche i lettori dei nostri tempi cercano risposte al-le domande universali, per esempio qual’è il senso della vita umana? Che cosa può rendere felici gli uomini? Chi ci ha creato e perché? Che cosa sarà dopo la morte?

Da dove siamo venuti e dove andiamo? Questo modo di porre la questione assicu-ra un caassicu-rattere filosofico alle opere e si trova sia nella Divina Commedia, sia in Cson-gor e Tünde. Nascono risposte totalmente diverse alle domande poste, ma il cam-mino che i protagonisti devono percorrere crea di nuovo un dialogo fra i due testi.

Vediamo dapprima le situazioni di partenza. Dante – autore, narratore e pro-tagonista allo stesso tempo della Divina Commedia – nel mezzo della vita umana (in un punto insignito della sua esistenza) si è smarrito lasciando il giusto cammino.

Csongor invece ha percorso invano tutte le regioni, ma non ha trovato la bel-lezza celeste che avrebbe potuto renderlo felice:

Minden országot bejártam, Minden messze tartományt, S aki álmaimban él, A dicso˝t, az égi szépet

Semmi földön nem találtam.18

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Girai tutti i paesi, Tutte le regioni lontane Ma non ho trovato La gloria, la bellezza celeste Nè in cielo, nè in terra.19

I due protagonisti devono percorrere un lungo cammino per raggiungere lo scopo e devono lasciare il mondo terrestre, passare alla sfera trascendente ed avviarsi ver-so una direzione metafisica. Il topos cammino-viaggio-vagabondaggio ha sempre

«un senso d’iniziazione»20e i due uomini devono superare il complicato labirinto del mondo e diventare aperti e capaci di cambiare.

In nessun caso i protagonisti rimangono da soli. Dante ha tre guide per attra-versare le regioni ultraterrene: Virgilio, Beatrice e San Bernardo; Balga accompagna Csongor ed Ilma è l’accompagnatrice di Tünde.

In tutte e due le opere i personaggi escono dallo spazio reale e dal tempo obiet-tivo. Nell’opera di Dante l’inizio del viaggio ha un significato simbolico, nel Paradi-so il tempo cessa nel senParadi-so quotidiano. L’azione di CParadi-songor e Tünde dura un giorno cosmico21.

Ma quali sono gli scopi dei protagonisti? Dante vorrebbe presentarsi davanti a Dio come un uomo vivo, vorrebbe purgarsi delle colpe ed incontrarsi con Beatri-ce, il suo vero amore. Questo viaggio cambia tutta la sua concezione della vita e la sua visione cosmica. Alla fine del viaggio Dante arriva davanti al trono del Signore compiendo anche il suo capolavoro, cioè la Divina Commedia, e per questo Dante taglia il traguardo non solo come protagonista ma anche come autore.

Che cosa vorrebbero raggiungere i protagonisti di Vörösmarty? Vorrebbero ri-cevere ciò che può completare e rendere felice la loro vita. All’inizio Csongor non sa cosa sta cercando in realtà, cosa sia la bellezza celeste e solo dopo aver conosciuto Tünde può esprimerla con parole e concretizzarla grammaticalmente. Tünde ha uno scopo concreto dall’inizio: vorrebbe ottenere l’amore di Csongor. Alla fine riesco-no a trovarsi, soprattutto grazie a Tünde. Il viaggio ha formato il carattere di Cson-gor. Per lui solo l’amore celeste e quello terrestre sono stati dei veri valori.

Tutti e due i viaggiatori hanno tagliato il traguardo, entrambi avevano degli accompagnatori ed hanno oltrepassato i confini del mondo terrestre. Dante ha gi-rato le tre regioni ultraterrene e Csongor è giunto al Regno delle fate, la loro vita ha ottenuto un nuovo significato. È vero che Csongor è ritornato al luogo da dove era partito, cioè nel giardino dei suoi genitori, ma questo giardino è diventato molto di-verso grazie all’amore di Tünde. Quindi il cammino di Csongor descrive un cerchio, mentre Dante cammina linearmente, dalla selva oscura fino alla presenza di Dio.

Secondo me anche la creazione delle immagini poetiche è simile perché in tut-te e due le opere dominano le allegorie ed i simboli, e le altre immagini si assomi-gliano. Tre bestie allegoriche sbarrano la strada di Dante, e ci sono anche tre vian-danti allegorici con cui Csongor si incontra ad un trivio. Molti sono i simboli; per esempio l’albero delle fate, la via triplice, la selva, il monte, l’oscurità, la luce ecc.

Oltre il topos cammino-viaggio c’è il topos del tempo, le parti del giorno come

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ba e la notte, per esempio, hanno un significato aggiuntivo nei due testi analizzati.

Possiamo trovare più volte anche il motivo della stella, la metafora del velo ed il mo-tivo del sogno rafforzano la comunicazione tra i due testi.

Possiamo parlare del plurilinguismo sia nella Divina Commedia che in Cson-gor e Tünde. Dante ha usato lingue e stili diversi secondo i vari temi della sua ope-ra, mentre Vörösmarty ha scelto diversi registri linguistici secondo la parlata dei suoi personaggi.

Nel mio saggio ho provato a presentare i punti fondamentali della comunica-zione fra i due testi per dimostrare che la Divina Commedia e Csongor e Tünde so-no in rapporto intertestuale. Il mio scopo so-non era dimostrare che Dante influenzò direttamente Vörösmarty ma è di evidenziare che ci sono molte somiglianze fra le due opere.

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I B L I O G R A F I A

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1J. KAPOSI, Dante Magyarországon, Révai és Salamon, Budapest 1911, p. 70.

2Cfr. ibidem.

3Cfr. E. TAXNER-TÓTH, Rend, kételyek, nyugtalanság, Argumentum, Budapest 1993, p.6.

4Cfr. L. SZÖRÉNYI, «A magyar ‘dolce stil nuovo’», in: Vörösmarty és a romantika, a cura di J. Takáts, M vészetek Háza, Országos Színháztörténeti Múzeum és Intézet, Pécs–Budapest 2000, p. 91.

5Cfr. L.SZÖRÉNYI, op. cit., p. 91.

6Cfr. I. MADARÁSZ, «Zengj hárfa!» Tanulmányok a magyar felvilágosodás és reformkor lírájából (Vers -elemzések), Országos Pedagógia Könyvtár és Múzeum, Budapest 1990, p. 56.

7M. VÖRÖSMARTY, «Gondolatok a könyvtárban», in: Vörösmarty Mihály összes költeményei, a cura di M. Domokos, Osiris, Budapest 1998, p. 454.

8Il verso suddetto nella mia traduzione.

9D. ALIGHIERI, «Divina Commedia», in: Tutte le opere, (I Mammut, 11), Newton, Roma 1993, p. 44.

10Cfr. GY. KIRÁLY, A filológus kalandozásai, a cura di Á. Kenyeres, Szépirodalmi, Budapest 1980, pp.

153–161.

11Cfr. L. SZÖRÉNYI, op. cit., p. 91.

12Cfr. L. RAJNAI, Vörösmarty Mihály, Árgus, Székesfehérvár 1999, pp. 47–53.

13Cfr. A. MARTINKÓ, «A «Földi menny» eszméje Vörösmarty életmu˝ vében», in: ID., Teremto˝ido˝k, Szép -irodalmi, Budapest 1977, p. 29.

14Cfr. I. MADARÁSZ, Az olasz irodalom története, Nemzeti Tankönyvkiadó, Budapest 1994, p. 61.

15Cfr. I. MADARÁSZ, Az olasz irodalom története, cit., p. 54.

16M. VÖRÖSMARTY, «Csongor és Tünde», in: Vörösmarty Mihály drámai mu˝vei, a cura di M. Domokos, Osiris, Budapest 1998, p. 312.

17La citazione suddetta nella mia traduzione.

18M. VÖRÖSMARTY, «Csongor és Tünde», in: Vörösmarty Mihály drámai mu˝vei, cit., p. 201.

19La citazione suddetta nella mia traduzione.

20J. BAKOS, «Hermetikus feljegyzések», in: O˝ shagyomány, Nr. 5, 1992, in: http://oshagyomany.fusi.hu/

OH05/OH0504.html

21Cfr. J. SZAUDER, «Csongor és Tünde», in: ID., A romantika útján, Szépirodalmi, Budapest 1961, p.

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In document Imre Barna (Pldal 68-75)