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antesignano del protestantesimo liberale, campione di tolleranza

Quando il senese Fausto Sozzini (1539-1604) si affaccia sulla scena de! Cinque-cento europeo le fiamme dei roghi sono ancora alte. Ed

e

ancora vivo nella me-moria degli esuli italiani il sacrificio di Michele Serveto del 27 marzo 1553, volu-to da Calvino per Je sue tesi antitrinitarie. E' un periodo di consolidamento del protestantesimo ehe, nato da un'esigenza di individuale rinnovamento religioso, si irrigidisce a sua volta in posizioni intransigenti. Strano destino per chi aveva combattuto Ja pretesa de! magistero romano di essere l'unico depositario della verita rivelata. Di fronte al protestantesimo ortodosso, basato sull' autorita dei riformatori, si sviluppa un processo critico ehe ha in Fausto Sozzini il suo propul-sore. Contro ogni rigida forma di dogmatismo nasce cosl il protestantesimo libe-rale, fondato sulla liberta di coscienza.

In sostanza si tratta di un diverso atteggiamento rispetto a una questione ben precisa: il limite dell'indagine razionale individuale conduce al dubbio, un dirit-to ehe puo essere rispettadirit-to o meno dalla societa e dalla chiesa. Se il dubbio viene ritenuto illegittimo si .ha una comunita dogmatica, ehe esclude chiunque non ac-colga Je credenze obbligatorie. Quando invece

e

tollerato si forma una comunita di tipo liberale, come quella realizzata dall'esule italiano in Polonia.

Che il suo pensiero abbia dato l'impulso decisivo al protestantesimo liberale si chiarisce non appena si affronta Ja sua singolare posizione filosofica, fondata su un'antropologia naturalistica e sull'esaltazione dell'autonomia de! singolo, condi-zionante Ja stessa teologia. Una posizione ehe gli consente di formulare il piu cor-aggioso tentativo universalistico dell 'epoca. Meglio quindi accennare rapida-mente gli elementi ehe caratterizzano questa particolare dottrina e ehe fanno da presupposto alla sua concezione di tolleranza.

Cenni alla dottrina di Fausto Sozzini

Una posizione filosofica particolare, dicevamo. Analizzando Je operel ehe lo hanno reso famoso, infatti, ci si accorge ehe sebbene Ja problematica sia strut-turalmente teologica, Je soluzioni ehe egli pone sono essenzialmente filosofiche.

1 Le opere filosofiche e teologiche e alcune lettere di Fausto Sozzini, redatte in latino, a cui facciamo riferimento sono raccolte nel 1 e nel II tomo della Bibliotheca Fratrum Polonorum quos Unitarios vocant, Amsterdam 1656.

Figlio della eultura umanistieo-rinaseimentale, il senese ne assimila i temi piu earatteristiei, ma il suo pensiero rimane libero da qualsiasi preoeeupazione di seuola e si distingue dalle dottrine dell 'epoea per un' antropologia fondata su un esasperato naturalismo e per un atteggiamento razionalistieo ehe eondizionano anehe Ja sua visione teologiea. Tanto ehe l'uomo diventa l'unieo vero protagonis-ta della sua indagine, in netprotagonis-ta opposizione rispetto al teoeentrismo dei riformatori.

Tutto questo e evidente gia nella prima disputa eon il fiorentino Franeeseo Pueei sulla eondizione di Adamo prima de! peeeato d'origine2II naturalismo porta Sozzini alla visione di un Adamo molto piu simile all'uomo attuale ehe a quello deseritto da! Genesi. II nostro progenitore non e una ereatura privilegiata poiehe non gode dei doni pretematurali e soprannaturali: e mortale a eausa della sua natura materiale, in quanto ereato «ex terra»; non possiede una giustizia origi-nale, intesa eome armonia interiore tra intelletto e sensi; si affida all'esperienza per conoseere, tanto ehe non puo eomprendere la propria eondizione di mortalita.

E' insomma I'uomo eonereto, in eame ed ossa, in eui Je eomponenti materiale e spirituale sono strettamente unite.

E anehe se Ja mortalita de! corpo non pare intaeeare l 'immortalita dell'anima -ammessa in quanto indispensabile presupposto per una dottrina eseatologiea, traeeiata assai vagamente - tuttavia, proprio per questa eoneretezza ad oltranza, il problema della permanenza della psiehe indipendentemente dal eorpo diventa di diffieile soluzione. Tanto ehe l'unitarista sembra propendere per una sopravvi-venza potenziale della psiche disgiunta dal eorpo. Ma Je sue oseillazioni e ineer-tezze a riguardo sono dovute, piu ehe alla disordinata formazione filosofiea, alla sua antropologia di stampo naturalistieo, ehe rifugge da un'analisi propriamente speeulativa sulla natura umana, prediligendo inveee l'indagine esistenziale del-l'uomo eonereto.

Pur basandosi sui testi saeri, il eelebre profugo preseinde di fatto dalle verita in essi eontenute ehe eeeedono Ja sempliee natura, dimostrando un uso spregiudiea-to de! libero esame eil suo eomportamenspregiudiea-to da libero pensaspregiudiea-tore. L'atteggiamento razionalistico e evidente nel tema della eolpa del nostro progenitore. Sozzini insiste sulla responsabilita personale del peeeato, anehe quello d'origine ehe per-tanto non eomporta una rovina della grazia ne puo essere imputato all' intero genere umano. Se eioe Adamo ha eommesso un errore, la sua eolpa non puo rieadere sui suoi sueeessori, ne Ja pena ehe ne deriva. Seguendo una dimostra-zione rigorosamente giuridiea, egli miseonosee il signifieato di mistero e di gra-zia. Grazia ehe viene eitata solo oeeasionalmente e postulata in modo superfieiale, senza approfondime l' eeonomia. Egli nega Ja dottrina del peeeato originale -tanto ehe nel De Justi.ficatione lo definisee una «fabula judaiea»3 - e dunque ehe da tale eaduta derivi qualche menomazione per l'uomo attuale.

Cosl Ja stessa redenzione viearia del Cristo non ha piu alcun senso: e razional-mente inammissibile, spiega l'esule, ehe a Cristo siano state imputate le eolpe

2 De statu primi hominis ante lapsum disputatio, II, 252-369.

3 De Justificatione, I, 604.

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dell'umanita; e lo stesso lume naturale, dono di Dia, ehe mostra Ja eontraddizi-one. La figura de! Messia - eonsiderato unieamente nel suo aspetto umano e, pro-prio in quanto uomo, esempio da tutti attuabile - vale solo per il suo annuneio di salvezza e per il suo eeeellente modello di vita. E' lo stesso motivo razionalisti-eo alla base della sua razionalisti-eoneezione antitrinitaria, Je eui traeee si ritrovano ovunque:

ehe a tre persone debbano eorrispondere tre essenze diverse e sempre il lume naturale a dettarlo.

Ma veniamo all' argomento di maggior rilievo della sua antropologia: Ja difesa del Libero arbitrio e della dignita dell'uomo, ehe nella quotidiana seelta morale trova Ja sua piena realizzazione. E' in partieolare nell' Epistola a Filippo Bueeel-la4 ehe Sozzini offre Ja piu effieaee negazione di qualsiasi tipo di determinismo.

Tanto ehe Ja lettera assume l'aspetto di un trattato di filosofia morale. Qui egli ei presenta Ja reale «agonia» de! singolo, immerso nella eostante lotta tra ragione e istinto, per evidenziare Ja diffieolta quotidiana dell'uomo ehe, nel eonflitto tra Je due diverse potenze, raggiunge Ja propria grandezza abdieando al bene personale per il vero Bene. E pur nell'arbitraria divisione delle faeolta umane, offre un'ade-guata giustifieazione dell' atto libero: anzitutto insiste sulla distinzione tra volere e ragione e affida alla volonta la liberta di seguire o meno Je indieazioni della ragione. Poi preeisa ehe il volere umano non solo puo adeguarsi all' appetitus oppure alla mens, ma e anehe libero di optare per eio ehe egli stima essere bene per se, pur essendo male per lui stesso - in una ehiara separazione tra il bene rela-tivo e quello assoluto.

Egli mette in risalto l'autonomia della eoseienza, ehe rende l'uomo degno di lade o di biasimo, ammettendo una forma di innatismo, per quanto riguarda i prineipi della morale. In tal modo l'intelletto umano, proprio per Ja sua eapaeita di giudieare Ja natura delle proprie azioni, diventa Ja vera radiee della stessa liber-ta. Contra ogni tentativo deterministieo egli oppone il proprio attivismo etieo:

l 'uomo e il vero protagonista delle proprie azioni e ne e pienamente responsabile in quanto sia il giudizio sul suo operato, sia Ja eonseguente realizzazione di esso sono in suo potere. Propria per questa sua posizione egli vede nella dottrina dei riformatori - in partieolare quella ealvinista, ehe eonosee piu da vieino - una peri-eolosa minaeeia per Ja liberta de! singolo. E critieando aspramente l'irrazionalita della teoria della predestinazione - ehe annulla il valore della liberta e dell' azione morale, giungendo alla condanna di irresponsabili - pone sempre in maggior evi-denza l'iniziativa autonoma de! singolo, non accennando ad alcun piano di grazia ehe concordi con l' azione umana.

Cosl facendo egli assume una posizione nettamente antitetica a quella calvin-ista: se infatti il riformatore ginevrino giunge ad annullare il valore dell'uomo per

4 Epistola F. S. S. Ad Phil. B„ qua ipsius literis respondetur, in quibus probare conabatur, nul-lum in humanis actionibus poena aut vituperatione dignum esse peccatum, II, 368-372.

eeJebrare Ja potenza divina5, Sozzini esaJta Ja dignita della ereatura risehiando di eompromettere Ja divina sovranita, sottraendoJe qualsiasi iniziativa rispetto all' -umano operare. Per evitare quaJsiasi azione neeessitante da parte deJ Creatore, non esita a negare ehe Dio possa aver eonoseenza dell'umano operare prima ehe esso avvenga6

E' questa Ja teoria dei «futuri eontingenti»: Je azioni umane non esistono prima ehe vengano attuate, dunque non possono far parte deJ piano di eontemplazione divina, proprio perehe Ja Joro realizzazione e legata strettamente alla liberta del-l'uomo, dunque potrebbero anehe non attuarsi. E' lo spettro della predeterminazi-one ealvinista a spaventare Sozzini: egli teme ehe Ja eonoseenza perfetta di Dio riguardo Je eose future Je renda eerte, neeessitandole e eompromettendo eosi J' au-tonornia umana.

In questo easo notiamo 1' atteggiamento razionalistieo e naturaJistieo deJ senese, ma soprattutto Ja sua ineapaeita ad esprimersi da vero teologo, ruoJo ehe Ja storia gJi ha sempre assegnato e ehe proprio in questi momenti avvertiamo non appar-tenergli affatto. II eostante riferimento all'attivismo morale del singoJo - legato alla tematiea della liberta e della responsabilita personale - spiega Ja concezione pragmatistica della Jede, intesa eome adesione morale non teoretiea. Una fede ehe giustifiea grazie alle opere, eonsiderate Ja conditio sine qua non deJJa salvezza.

A tal punto ehe Ja stessa giustifieazione sembra appartenere piu alla sfera umana ehe a quella divina. Se infatti Ja libera bonta di Dio giustifiea «obtemperanti et benefaeienti», allora Je buone opere sembrano presupposte anziehe generate daJ-J'aiuto divino7• Aneora antropoeentrismo: J'iniziativa affidata all'uomo. Aneora estrema eoneretezza: Ja fede eome parteeipazione di tutto J'uomo all'annuneio etieo deJ Messia. Mentre Ja eontinua insistenza alle opere denuneia una deeisa eampagna eontro il protestantesimo ortodosso.

Le premesse naturalistiehe della sua antropologia (ehe portano ad un rniseo-noseimento della soprannatura) gli aspetti razionalistiei del suo pensiero (ehe si evidenziano nel rieondurre alla portata della ragione alcuni aspetti della fede) e iJ eonsueto attivismo eondueono Fausto Sozzini ad una vaJutazione etiea del eris-tianesimo. La dogmatiea si risolve nella morale, aprendo Ja strada all'affermazio-ne trionfante della reJigioall'affermazio-ne naturaJe. Risulta evidente un relativismo dogmatico ed una valutazione pragmatistica dei dogmi stessi, in quanto per Ja saJvezza basta Ja eonoseenza dei preeetti divini e Ja Joro attuazione. Tuttavia egJi e ben Jontano da quel deismo ehe earatterizzera i sueeessivi pensatori moderni. Si rimane

stupi-5 Questo risulta come conseguenza de! presupposto filosofico calvinista della sovranita divi-na omnicomprensiva, unico vero principio dell'umano operare, ehe non tollera alcudivi-na realta autonoma oltre a se. E questo, dobbiamo sottolineare, benche le intenzioni de! riformatore ginevrino siano invece diverse: soprattutto nelle opere omiletiche e liturgiche egli intende esortare i fedeli ad un'umile sottomissione nei confronti della misericordia divina verso gli eletti e della Sua giustizia verso i riprovati.

6 Praelectiones Theologicae, l, 545-549.

7 Cfr. De Justificatione, l, 601-603; De fide et operibus, l, 623ss; De Jesu Christo Servatore, II, 238ss.

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ti infatti, di fronte alla sua affermazione ehe solamente alla Scrittura e affidato il compito di rivelare Dio. Egli, cioe, nega il principio della religione naturale.

La nozione di Dio non e connaturata all'uomo non tanto perche a quest'ultimo manchi Ja capacita di avvicinarlo, ma perche egli non ritiene indispensabile Ja penetrazione speculativa della dottrina rivelata. La conoscenza di Dio e un im-pegno morale. Inoltre tutti, grazie all'uso del libero esame, possono accedere a quelle verita della Scrittura relative alla salvezza.

In questo senso va inteso il suo relativismo dogmatico, ehe lo portera ad accet-tare Ja pluralita delle Chiese e Ja diversita delle opinioni individuali, fino a giun-gere alla sua paradossale rinuncia ad imporre Ja stessa dottrina antitrinitaria.

La dottrina della tolleranza

Oggi il tema della tolleranza e tomato ad assumere il ruolo di protagonista nei dibattiti europei. Basti pensare ehe nel marzo di quest'anno a Parigi si e svolto apposta un Forum intemazionale promosso <lall' Academie Universelle des Cultu-res, ehe riunisce ben 32 Paesi. Studiosi come Paul Ricoeur, Umberto Eco e Jacques Le Gaff, per citarne solo alcuni, sono intervenuti per pensare in termini etici il Duemila.

Perche il diritto di ogni uomo di cercare Dio secondo Ja propria coscienza e il dovere della comunita di rispettare questa sua ricerca e ormai condiviso dai vari Sinodi e Costituzioni del mondo cosiddetto civile. Sta di fatto, pero, ehe talvolta e riconosciuto piu sul piano teorico ehe sul piano pratico. II problema della tolle-ranza e di natura etico-politica. Riguarda cioe il rapporto tra l'esperienza reli-giosa, individuale o collettiva, e Ja struttura della societa. Vale a dire Ja liberta di comportamento e di pensiero del singolo rispetto alle istituzioni. Ma prima anco-ra ehe diventi veanco-ra e propria dottrina politica, a partire da Spinoza e da Locke, nasce all'interno del dibattito teologico. Un dibattito ehe riceve un'impronta deci-samente umanistica, ereditata dalla vicenda di Erasmo. La dottrina della tolleran-za sorge anzitutto come espressione della carita cristiana e quindi come distinzio-ne dei poteri tra Chiesa e Stato. Elementi ehe troviamo gia espressi in Fausto Sozzini, il cui pensiero si presenta di grande attualita.

L'ho definito «campione di tolleranza» e non a caso, dato ehe Ja sua mi semb-ra una vicenda emblematica. La sua posizione speculativa, a mio avviso, autoriz-za a parlare di una forma di tolleranautoriz-za teoretica, altre ehe pratica. E mi spiego.

Se con questo termine si intende riconoscere ehe altre confessioni o singole persone possiedano una verita religiosa e ehe nessuna Chiesa debba ritenere di essere l'unica a detenerla, allora si impone una precisazione. Occorre distinguere, a mio parere, se si e disposti ad ammettere un compromesso teoretico oppure no.

Perche nel caso di una Chiesa con un magistero ehe sostiene Ja verita di dogmi necessari alla salvezza, allora il compromesso teoretico e difficile. Mentre puo essere praticato un atteggiamento di tolleranza versa Je altre forme religiose, non imponendo ad altri il proprio credo.

Per tolleranza teoretica, quindi, intendo Ja posizione di chi rifiuta qualsiasi magistero depositario della verita rivelata, sostiene il libero esame delle Scritture

e professa un eerto relativismo dogmatieo. Questo, pur eereando un terreno eomu-ne di intesa tra Je eonfessioni per evitare la dispersione delle opinioni. Tale irenis-mo ha aneh'esso eome eontenuto delle eondizioni neeessarie alla salvezza, ma esse vengono stabilite in nome della ragione e sono fondate sull'etiea o sulla reli-gione naturale. Dunque sono aeeessibili a tutti. E se alcuni dogmi possono essere professati aneora, eomunque essi non vengono ritenuti neeeesari per la salvezza.

Per tolleranza pratica, inveee, alludo al eomportamento di rispetto nei eon-fronti delle eredenze altrui, in nome della liberta religiosa, eonsiderata un diritto inalienabile dell'uomo. E non e detto ehe i due atteggiamenti debbano essere eol-Iegati. E' possibile eredere nei dogmi di una Chiesa e nel suo magistero, non aeeettando un eompromesso teoretieo, senza pero pretendere di imporre agli altri Ja propria fede: anehe in questo easo Ja liberta religiosa rappresenta un diritto inalienabile. Vero e ehe nessuno puo negare i tristi episodi di intolleranza ehe all'epoea di Sozzini hanno infiammato )'Europa, sia da parte eattoliea sia da parte protestante. Ed e eerto ehe niente potra far dimentieare eerti illeeiti soprusi.

Tomando a Sozzini, parlo di tolleranza teoretica rispetto alla sua professione di relativismo dei dogmi e alla loro selezione pragmatistiea, in ossequio alla libe-ra interpretazione delle Seritture e alla negazione di un magistero depositario della verita rivelata. E eon questo alludo anehe al Limite relativo. Egli infatti evita Ja frantumazione delle opinioni, trovando un aeeordo tra Je diverse eredenze a tutti eomune e aeeessibile. La valutazione pragmatistiea de! Cristianesimo lo porta a eonsiderare l'obbedienza ai preeetti divini Ja eonditio sine qua non della salvezza. E poiehe tali preeetti trovano il loro eulmine nell'amore del prossimo, I'unum necessarium per raggiungere Ja vita eterna si identifiea eon Ja earita.

Carita ehe e quindi il eontenuto dell'irenismo etieo a eui il senese approda.

Eeeo perehe Ja sua posizione gli eonsente di giungere a una delle piu aperte eoneezioni di tolleranza: basta eredere nel Dio unieo e professare Ja earita per aeeettare l'intesa. Strano a dirsi, il nostro «eampione di tolleranza» non ha mai dedieato un'opera speeifiea al tema della tolleranza. Eppure in ogni seritto trova oeeasione di sottolineame i motivi, fin dalla sua prima opera l' Explicatio primae partis primi capitis Evangelistae Johannis. Gia in tale seritto diehiara l'inutilita delle dispute teoretiehe, aggiungendo: «„ .nos [„ .] de Dei essentia disputationes fere omnes relinquamus, minimum siquidem ad pietatem eondueere videntur»B.

L'abbandono delle diseussioni sulla natura divina e motivato da! fatto ehe esse non sembrano eondurre all'ineremento della pieta - ehe solo l'obbedienza ai pre-eetti garantisee. E' il eonsueto pragmatismo, ehe non spinge Sozzini alla dis-tinzione spinoziana tra filosofia e teologia, ma vi pone gia Je premesse, nella sua eostante eritiea ai «sophismata» dei filosofi - eome Je diseussioni sulla natura o sull'essenza divina - ehe non servono al fine della salvezza, ma ereano soltanto divisioni interne al eristianesimo. Propria tali sofismi hanno alterato il primitivo signifieato morale delle Seritture, introdueendo «inaudita dogmata», radiei di in-tolleranza.

B Explicatio„ ., 1, 79.

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La sua diehiarazione di liberta religiosa e eosi esplieita ehe giunge a toeeare persino Ja sua dottrina antitrinitaria. In uno seritto della maturita, Ja Christianae religionis brevissima institutio, infatti, egli afferma ehe per eonoseere e obbedire alla volonta divina «haud neeessarium est seire aut eredere veritatem hane, licet certissimam, in Deo videlieet plures una personas non esse; modo alioqui eredas, Deum unum tantum esse»9. Non e dunque importante eredere ehe in Dio vi siano piu persone, ma solamente ehe Dio sia uno. Questo, non eerto per sfidueia nel valore di verita eontenuto nella dottrina antitrinitaria - egli infatti preeisa «lieet eertissimam» - ma perehe essa non e neeessaria dal punto di vista pratieo del eon-seguimento della salvezza. Ein una lettera all'amieo Dudith de! 1583 ribadisee ehe l'argomento riguardante l'essenza di Dio e lontano dai propri interessi1°. Per Jo stesso motivo non e importante soffermarsi sulla questione relativa alla natura de! Cristo.

Diehiarazioni davvero singolari, se si eonsidera ehe l'esule italiano e stato pro-tagonista di numerose dispute teologiehe dell'epoea in difesa della dottrina anti-trinitaria. Sta di fatto ehe anehe di fronte a posizioni nettamente eontrapposte alla propria, egli ha sempre dimostrato un atteggiamento di estremo rispetto verso i vari interloeutori. E questo ei autorizza a parlare di tolleranza pratica eome natu-rale eorollario della sua dottrina.

Sottolineiamo aneora ehe il suo eil seeolo piu infuoeato dai roghi dell'intran-sigenza. Egli stesso ha respirato fin dalla giovinezza senese quel elima di sospet-to ehe opprimeva Ja sua famiglia. L'aeeusa di eresia da parte dell'Inquisizione ha eostretto Jo zio Lelio ad allontanarsi dall'ltalia fin da! gennaio de! 1545 e quindi-ei anni piu tardi portera all'arresto degli zii Dario e Comelio. Fausto, avvisato in tempo, sara eostretto a naseondersi, provando per la prima volta l'amara realta di una vita in fuga. Ha vissuto poi in prima persona l 'amara eondizione di esiliato religioso in terra elvetiea, in Transilvania e in Polonia.

E proprio in quella Craeovia ehe aneora rendeva possibile Ja eonvivenza tra

E proprio in quella Craeovia ehe aneora rendeva possibile Ja eonvivenza tra