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A GREGORIO TERZO DECIMO PONTEFICE MASSIMO

In document TRANSILVANIA ANTONII POSSEVINI (Pldal 31-39)

ANTONIO POSSEVINO DELLA COMPAGNIA DI GIESÙ.

SE NELL'ALTRE provinole, alle quali Vostra Beatitudine si è degnata mandarmi questi anni a dietro,* io ho sempre sentito un grande concorso della Provvi­

denza di Dio, posso hora con core sincero confes­

sare, che nissuno maggiore ho provato di quello che ho fatto in Transilvania. Perciochè sensibilmente si è veduto che Christo Signor Nostro, quanto a se, ha maturato il tempo, nel quale si attenda per quella parte al vero riparo dell'Ungheria ; et con aiutar' la Moldavia et la Valachia, si spunti molto oltre nel­

l'Oriente.

Però mi getto con ogni riverenza a' piedi di Vostra Beati­

tudine, supplicandola per le sante piaghe, di chi sparse tutto il sangue per salvare et noi, et quelle provincie, che voglia, con haverne tanto paternamente abbracciata la cura, lasciare tanto fundati funda­

menti di questa impresa, che facilmente poi non sia scossa. Fra tanto piaccia a Vostra Beatitudine di tenere per cosa certissima, che secondo la dispositione di numerosi et varii popoli, i quali ho veduto, essa può fabbricare in breve tempo un grande corridore nell'Asia, con molto minore spesa di quel che si è fatto questi anni

* Possevino fu mandato negli anni i$8i—82 in Polonia, Russia, Svezia e Germania.

costì nei palagio di San Pietro: et dal quale corridore havrà Vostra Beatitudine una perpetua vista insino al Cielo.

Io so che Vostra Beatitudine disidera ogni bene, et però vorrà ancor questo.

In Transilvania sono città notabili di Germani, i quali sanno anco la lingua Ungaresca. L'altre terre et villaggi abondano di popoli : Claudiopoli solo, dove è già il collegio nostro, et dove ho hora fundato il seminario della Santità Vostra et del Re/darà occasione a tutto quel contorno di spander' la luce della verità, anchorchè per l'Arianismo et per altre impietà, le cose sieno ridotte a tale, che ad una grande parte di que' popoli le profetie del Vecchio testa­

mento, lasciato a parte l'Evangelio, pessimamente si espongano.

Restano però tante reliquie de' cattolici semivive nella Scitulia, angolo estremo della Dacia, la quale hora si chiama Transilvania, dove restarono alcune residenze de' Sciti, a tempo che Attila dan­

neggiò l'Europa : et restano parimente tanti altri cattolici in Vara­

dino, et negli altri contadi dipendenti dal principato di Transilvania, che non è da perderne l'occasione. Sono poi vicini Temesvár, Bel­

grado, la Bossina, già un pezzo fa soggetti al Turco, onde non mancano di venir' in buona copia i cattolici per cercare una sola messa et l'assolutione de' peccati, anchorchè oltre la lunghezza del cammino bene spesso loro costi il pericolo della vita.

In Varadino solo sono più di due mila cattolici, alli quali concorrono dai tratti vicini et da Giula, terra del Turco, quattro et cinque mila persone : ma quella città non ha havuto insino al presente ch'il re di Polonia^ ha ottenuto alcuni de' nostri, predica­

tore cattolico, essendovi un solo povero sacerdote forastiero, che loro senza altro diceva la messa. È poi vicina et contigua la Vala­

chia, quale stendendosi insino a! mare Eussino, mi affermarono persone pratiche et nobili, che sono in essa da quaranta mila villaggi, i quali pagano un grandissimo tributo^ ogni anno al Turco.

Et tutti questi, reliquie dell'antiche colonie Romane, sì come anco

* Il seminario fu fondato per sollecitudine del Possevino il 18 Marzo 1383. -Stefano Báthory (1376— 1386.)

3 Cancellato : da cinque cento mila ducati.

Dedicazione 3

hoggidì ne serbano la lingua nostra molto corrotta, chiamano Vostra Beatitudine Il grande Padre, et sono christiani secondo il rito Greco, ma come sono idioti non havrebbono quella difficoltà in rendersi alla Chiesa cattolica, la quale hanno i Greci : massime che fin'hora sono stati senza studii, et depressi, con tutto che mostrino nella faccia et nell'attioni animo et giudicio Italiano. Or la prov­

visione, la quale si vede esser' necessaria a questa santissima impresa, et anco a stabilir' le cose della Livonia per andar' insieme da quella parte del Settentrione guadagnando spatiosissime regioni, non sarà nè di persone, nè di denaro uguale a due sole galere fomite;

le quali bene spesso patiscono naufragio et si perdono, servendo a contrario effetto di quel che si disegnava. Gli operarii possonoessere (oltre quel che la Compagnia nostra va som ministrando) dei Collegii Germanico et Inglese ; della Santa religione di San Francesco, poiché i Turchi le portano rispetto, et anco di altri sacerdoti che costì sono, de' preti di San Gerolamo, o della Vallicella, se vorranno per amore di Christo crocifisso, per la salute anco di costoro venire ad attuarsi per questo grande servigio di Dio.

Cinquanta sacerdoti almeno per hora disidererei. Luogo et popoli che gli abbraccieranno non mancheranno, cooperandosi virilmente alla santa voluntà di Dio. Et colla lingua latina, la quale molti nobili nell' Ungheria intendono, i quali già volentieri havreb­

bono alcuni sacerdoti cattolici, et per via di interpreti, come si fa nell'Indie, et con libri, i quali sono stampati, et è necessario che più se ne stampi, et coll' imparar' quella lingua, la quale non è affatto diffìcile, se bene è diversa dall' altre, molto si anderà innanti colla gratia divina. Fra tanto cresceranno quelle nuove piante del seminario di Vostra Beatitudine et del Re, le quali accresceranno parimente nel Cielo nuovi gaudii in eterno a Vostra Beatitudine.

Il medesimo dico della Livonia, per la quale (sì come non senza cagione io sollecitavo di Moscovia) bisogna procurar' effì- cacissimamente et sacerdoti, et operarii, et con questo alcune colonie.

In che gli heretici usano ogni sforzo, nè risparmiano vita et danari per prevenirci. Et Dio Signor Nostro ci darà la palma, se noi altri saremo più diligenti et risoluti. Supplico per tanto humilissimamente

Vostra Beatitudine, che si degni di pensare, se in Italia fossero soli dodici o quindici sacerdoti, quante anime sarebbono prive della salute eterna. Veramente vorrei più tosto che si disfacessero alcune case dove tali abondano, che si mancasse alla ricolta, la quale è già matura in quelle grandissime provincie.

Per quelle contrade non è mancato, chi da' nostri anchorchè non fossero sacerdoti, bramava di esser' udito in confessione. Nè potendo ottenerlo, a viva forza loro pigliavano le mani per imporlesi sopra il capo, supplicandogli ch'almeno loro dessero la benedittione.

A me stesso più di una volta sono comparse persone, le quali colle lagrime mi chiedevano sacerdoti et chiesa. Et altre, le quali instan­

tissimamente pregavano, che almeno ottenessi pei loro morti alcune messe in Roma. Tutti poi in questa hora gridano per me agli orecchi di Vostra Beatitudine, per ottener' una pienissima benedittione, per le quali più volte in questo viaggio mi è paruto di sentir* una voce diretta al core di Vostra Beatitudine, colla quale voce Dio le diceva: Surge Petre et manduca. Pasce oves quoque

has meas. Pasce agnos hos meos. Vostra Beatitudine colla divina gratia lo fa, et con sollecitudine di tutte le chiese, et con varie missioni, et con seminarii. Sed quid haec inter tantos? Pare, et con prova si vede, che la Maestà di Dio verifichi in Vostra Beatitudine quel che già disse : Habenti dabitur. Però quanto più procurerà di havere, tanto più procurerà Dio di darle. Et in vero già le ha aperto la strada a diverse provincie, et risuona il nome della religione cattolica nel più intimo Settentrione et in quelle porte dell'Oriente, per le quali, se i prudenti hanno più volte giudicato esser' via compendiosissima, per dove si penetrasse nell'Oriente, quanto più sapientemente et con minore spesa, ma più sicura et più Chris­

tiana, vi si potrà penetrar' senza strepito con 50 soli sacerdoti, divisi in varie parti, et con alcune poche buone famiglie, le quali poi inviteranno gli altri a pigliare il possesso di una nuova terra di promissione ; sopra che poi che ho scritto a Monsignore Illustris­

simo di Como* et al Signor duca di Baviera^. Et poiché il Serenissimo

* H cardinale Tolomeo Galli, segretario di Stato.

2 Guglielmo V. il Religioso (1579— 1598.)

Papa Gregorio XIII.

Re di Polonia mi ha dato ampie patenti, le quali possono servire a più Ani, tutti pertinenti ai servitio divino, non pare che bisognerà aitro, salvo che Vostra Beatitudine comandi, che si applichi seria­

mente il pensiero a quest' opra ; nella quale mentre in Germania gii adversarii di Santa Chiesa confidano in curribus et in equis.

noi altri senza romore et senza ferro o sangue, coll'aiuto di Dio, et colle orationi di Vostra Beatitudine, procederemo a gran passo più oltre, ch'il Demonio non vorrebbe. Alla quale cosa, quando bene bisognasse far' uno sforzo maggiore (già che Dio le pone in mano cose, ie quaii innanti uno o due anni non pure ardivamo di sperar') crederei, che in Roma non è preiato, il quale se havesse veduto, ciò che in questi sci anni di continua peregrinatione ho provato, non spogliasse ie mura delle proprie stanze, per farne vive tapezzerie nei Cielo; et ai fine non bramasse di svestirsi dell'istessa carne per indurre con taie sacrificio i'infinita bontà di Dio a non lasciarsi vincere in liberalità, poiché non può mentir' chi disse : Violenti

rapiunt regnum coelorum.

Io ho poi provato, Padre Santo, che o fra Goti, o fra Tartari et Sciti, o fra Moscoviti et Ruteni, o fra i discendenti di quegli Hunni, i quali furono flagello di Dio in Europa, nissuno mai mi ha chiusa la porta; anzi spesso con maggiori honori, di quel che havrei voiuto (sì come anco hanno fatto ultimamente varie città, anchorché heretiche, in Transiivania et in Ungheria) ci hanno ricevuto et assicurato dovunque fra ie scorrerie de' Turchi passavamo. Et pure a' tutti era noto, che Vostra Beatitudine mi mandava ; !a quaie cosa soia poteva instigargii a tendermi qualche insidia et danno. Ma in somma ii proceder' con semplicità et per via di beneficar' i'anime, et ii non cercar' la roba, nè ie dignità, ma ia loro salute, ii quaie concetto hanno veramente di Vostra Beatitudine ii Settentrione, et quella parte deli' Oriente servirà per hora, più che di quaisivogiia grande essercito, per ripigliarne a nome di Christo Signor Nostro et di Santa Chiesa un vivo possesso. Ai che posso aggiunger' con ogni verità, che essendo io stato ultimamente ne' paesi tributarii ai Turco, et havendo in nome di Vostra Santità saiutato alcuni di que' nobili, i quaii sono nelle fauci d'infideii, sono rimasti con

Dedicazione 7

tanta speranza, che Dio voglia non abbandonargli, et con tanto obbligo a Vostra Beatitudine (anchorchè per non haver' sacerdoti cattolici, sieno forse fatti heretici) che incontinente offersero dall' is­

tessa culla i loro figliuoli per ostaggi di Vostra Santità et per esser' instituiti cattolicamente. Nella quale cosa, se altre volte spesso mi è venuto in mente, certo all' hora mi occorse di comprender' di quanto momento era quella parabola di Christo Signor Nostro, quando ci ammonì, che lasciassimo le novantanove pecore nel deserto, per cercare la centesima smarrita.

Or la Beatitudine Vostra, la quale ha un grande Arcangelo, il quale in cotesto governo universale l'indirizza, non dubito che non consideri quanto diligentemente dobbiamo valerci della vita et buona voluntà del Serenissimo Re di Polonia, il quale non solo ci dà in mano libere queste grandi porte del Settentrione et dell'Oriente, ma anco efficacissimamente mi ha più volte stimolato, ch'io voglia raccontare et far' pienamente nota a Vostra Beatitudine la qualità et sito di Transilvania, come antimurale del christianesimo, et il quale, se si perdesse, coloro, i quali sono nemici della religione christiana,* scorrerebbono liberamente insino alle porte di Cra­

covia, et Dio voglia che non più oltre. Che se quel buon Re morisse (sì come è mortale) nè le cose fossero meglio stabilite di quel che furono in Inghilterra al tempo di Giulio Terzo di santa memoria,^

et della regina Maria,s (quando si potevano cavar' alcune centinaia di giovini per instituirsi et tenersi in ogni evento per ostaggi della religione cattolica, et quando ad un tempo vi si potevano introdurre a buon' hora altri sacerdoti et presidii) Vostra Beatitudine facil­

mente antivede che cosa potrebbe riuscire.

Per questo di nuovo gettandomi con ogni humiltà a' suoi piedi, la supplico di ripigliare questa cura a petto*: la quale spero sarà tanto più viva, quanto Vostra Beatitudine potrà comprendere

* Cancellato: Turchi. 2 Papa Giulio III. (1530— 1355.) 2 Maria I. la Cattolica (1343— 1538.)

* Fin qui questa dedica non è altro che la lettera del Possevino del 12 di Aprile 1383 pubblicata sotto il No. 90 del tomo I. delle Fontes Rerum Transylvanicarum.

da questa história, la quale ho tessuto delle cose di Transilvania, ciò che generalmente per lo spatio di mille cinquecento anni, ma più particolarmente è avvenuto in questo secolo, nel quale oltre varii notabilissimi accidenti, vedrà lo stato presente di lei, e i mezzi coi quali essa provincia può aiutarsi, et servire all'altre vicine provincie per propagar' il culto divino, pel quale tutti da Vostra Beatitudine humilissimamente dimandiamo nuova cl piena bencdittione.

DEL COMMENTARIO DI TRANSILVANIA

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