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LA MINIATURA NELLA CORTE DI MATTIA CORVINO /fo 4 fi 3 Z 4

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/ f o 4 fi 3 Z 4

B I B L I O T E C A D E L L A . M A T T I A C O R V I N O » _________________________ Nro 10 ____________________________

E L E N A B E R K O V I T S

LA M I N I A T U R A

NELLA C O R T E DI M A T T I A C O R V I N O

F E R R A R A E D I L R I N A S C I M E N T O U N G H E R E S E

\U tnA O u< n

B U D A P E S T 1941

T IP O G R A F IA F R A N K L IN

E D I Z I O N E D E L L A S O C IE T À M A T T IA C O R V IN O

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R a sse g n a I ta lo - U n g h e r e s e A nno I V (1 9 4 1 ) — A rchivio, pp. 51 3 — 546

Felelós kiadó : D r. Pàlinkas Laszló. — 2261 F ranklin-T arsulat nyom dàja : vitéz Litvay O d ò n .

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I.

T ra i m onum enti che ricordano il glorioso regno di M attia Corvino, la Biblioteca Corvina o Corviniana è certam ente quello che più di ogni altro simbolizzi il mondo e l’epoca del grande sovrano. Essa è l’espressione più degna dello spirito rinascim entale che dom inava allora a Buda. N on è stato ancora possibile chiarire com pletam ente l’essenza della Biblioteca e darne un quadro fedele e com pleto ; e forse le ricerche d ell’avvenire non saranno più fortunate. I codici dispersi o sm arriti costituiscono altrettanti ostacoli insuperabili per la scienza.

E non diverso è il caso della bottega budense di m iniatori, afferm atasi parallelam ente alla Biblioteca, per l’origine e lo sviluppo della quale m anchiam o tu tt’ora di dati concreti e positivi. U na volta si credeva che la bottega fosse sorta dopo le nozze di M attia C orvino con Beatrice d ’Aragona, celebrate nel 1476 ; oggi invece dom ina l’opinione che esistesse e lavorasse, sia pure in m isura più m odesta, già ben prim a della venuta della principessa napo­

letana. Coloro che studiano le origini e l’attività della bottega di Buda devono lim itarsi ad ipotesi e congetture. La tram a appare intricata e consente d i proseguire con m olta cautela. Pallide sono le tracce che lo studioso può seguire quando cerca d i ricostruire il passato, e inserisce qualche elem ento nuovo nella cornice invero ancora vaga onde ten tare di ottenere un quadro più organico

ed u n itario . #

£ opinione generale che la Biblioteca di M attia debba la sua origine sop rattu tto alla grande influenza esercitata sul Corvino dall’um anista G iovanni Vitéz. T u ttav ia gli studiosi si sono lim i­

tati alla constatazione del fatto senza sviscerare più profonda- i*

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m ente l’influsso del Vitéz. L ’im portanza del prelato um anista è ben conosciuta, m a non è stata ancora chiarita la parte che egli ebbe nella genesi del rinascim ento ungherese.

G iovanni V itéz rappresenta un valore inestim abile della cu ltu ra ungherese. Infatti egli è il padre, l’organizzatore, il creatore deH’um anesim o ungherese ; egli è colui che form a e sviluppa la vita spirituale um anistica ungherese del sec. XV ; colui che dal fondo della scena politica dà l’indirizzo alla storia del paese.

L a sua spiccata personalità affiora e vibra in tu tte le m anifesta­

zioni della vita nazionale. C resciuto ed educato nella corte del re ed im peratore Sigism ondo, egli si afferma per il suo talento e la sua straordinaria forza di volontà come il duce spirituale e politico d ell’U ngheria, e per un periodo d i più decenni. Egli costituisce l’anello di collegam ento tra la cultura del concilio ed il rinascim ento ungherese, tra Sigism ondo e la corte di M attia C orvino. E G iovanni Vitéz che sviluppa neH’um anesim o ungherese e conduce a m atu rità le aspirazioni rinascim entali che si fanno strada attraverso la dentellata tram a dello sp in to gotico.

Il V itéz pervenne ancora giovane nella corte di Sigism ondo (1433), quando il sovrano era giunto all’apice della sua gloria e della sua fortuna. Sigism ondo regnava in m olti paesi ; tuttavia la sua sede preferita e quasi perm anente era Buda con la sua magnifica reggia, con la corte sfarzosa, con la variopinta folla degli stranieri che vi accorrevano da tu tte le regioni d ’Europa.

A Buda e nella corte del re-im peratore, il giovane Vitéz, allora modesto notaio nella cancelleria reale, assiste ai fasti della più grande potenza d ’E uropa ; e, sia pure passivam ente, contribuisce allo svolgim ento della politica che dettava il ritm o alla vita di tu tto il continente. Parecchi docum enti usciti dalla cancelleria aulica portano già allora il segno della sua personalità, della sua prontezza di scrittore, del suo stile fo rb ito .’ Alla corte di Sigi­

sm ondo erano già apparsi i prim i um anisti italiani : Ambrogio T raversari, A ntonio Loschi, Francesco Filelfo. G li studiosi del- 1 estero offrono e dedicano già a gara le loro opere al grande sovrano.

La venuta a Buda di Pier Paolo V erger io, nel 1417, segna l’inizio d ell’um anesim o ungherese. «Egli fu il prim o grande um anista che vivesse lungo tem po, decenni, in terra ungherese ; fu lui che portò per prim o tra noi il fascino am aliante della nuova cultura, il prim o che la rappresentasse efficacemente».' L ’incontro di G iovanni Vitéz con P ier Paolo Vergerlo riveste una im portanza

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5 decisiva per la nostra cultura. G iuseppe H uszti osserva a p ro ­ posito, con m olto spirito che «senza Vergerio non vi è G iovanni Vitéz ; senza il Vitéz non vi è Janus Pannonius, senza questi due non vi è la corte um anistica di M attia Corvino, non vi è l’epoca alla quale diam o, con giusto orgoglio, il nom e di Q uattro- cento ungherese. 0 , se vi è tu tto questo, è ben diverso».3 E il caso è analogo p er la Biblioteca di M attia Corvino e per la bottega budense di m iniatura. Senza il Vergerio, senza G iovanni Vitéz e senza Janus Pannonius la Biblioteca corvina avrebbe preso uno sviluppo ben differente ; ed altrettando dicasi dello stile della m iniatura di Buda.

G iovanni V itéz soggiace al fascino dello sp in to del Vergerio che desta in lui l’entusiasm o della scienza e dell’arte, e con essi l’ideale di vita dell uom o rinascim entale. D a quel m om ento, du ran te tu tta la sua lunga carriera, il Vitéz tende a realizzare la vita del rinascim ento : una delle sue m ire più ardenti è di creare l’atm osfera deH’um anesim o. La m orte del Vergerio (1444) si­

gnifica una grave perdita per G iovanni Vitéz. F u certam ente la m orte del diletto am ico um anista che lo decise al viaggio in Italia.

£ noto che il viaggio venne rim andato, e che più tardi, per quanto vi si fosse preparato più volte, il tanto sospirato viaggio in Italia doveva rim anere un sogno che non si avverò mai. Si spiega forse così che il Vitéz volle m andare in Italia, e precisam ente a Ferrara, alla celebre scuola um anistica del G uarino, il nipote Janus P an ­ nonius che tan to precocem ente aveva dato brillanti prove di possedere un talento straordinario. Il Vitéz realizzava così nel giovane nipote il sogno che non era riuscito a realizzare per sé : ne fa coscientem ente un um anista. Egli non si ingannò punto in Janus Pannonius : il giovinetto si m ostra subito degno dell appoggio dello zio per i rapidi successi o ttenuti, per le brillanti doti del suo ingegno. Infatti, Janus Pannonius si afferm a come um anista di fama europea. M a questo non è il solo risultato dell’educa­

zione che Janus ebbe a F errara. Perché, inviando il nipote a studiare a F errara, il Vitéz crea, e forse volutam ente, la possibilità di nuovi rap p o rti spirituali tra F errara e l’U ngheria. F errara eserciterà così per lunghi decenni un forte influsso sulla vita spirituale ungherese. E F errara costituisce un fattore im portante nello sviluppo della m iniatura di Buda.

Il Vitéz è am ico fidato, consigliere spirituale e cancelliere di G iovanni H unyadi, padre di M attia C orv in o ; egli indirizza verso l’Italia l’attenzione del grande capitano. Per tal m aniera,

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10 H unyadi entra in rap po rti con gli um anisti italiani. £ noto che Poggio Bracciolini scrive una lettera allo H unyadi (1448), esortandolo a continuare gli studi incominciati, e gli manda le sue ultim e opere.*

S otto il regno di Ladislao V (1452— 1457), il Vitéz con­

tin ua m etodicam ente il lavoro iniziato. Cancelliere del tredicenne sovrano d ’U ngheria, egli si sforza di elevare il livello umanistico della corte. Introduce nelle lettere ufficiali della cancelleria e nelle orazioni politiche le form e classiche e crea uno stile aulico lettarario, seguendo così l’esempio di Coluccio Salutati, Leonardo B runi, Francesco B arbara e del Poggio. " Quasi appena salito sul trono, nel secondo anno del suo regno, il giovane re chiede, nel 1454, lib ri dall’Italia, rivolgendosi a tal fine al re di N apoli ed a Borso d ’Este, duca di F errara. Scrive ad Alfonso di N apoli :

« . . . requirim us et rogam us S. V. quatenus librum aliquem uel libros, u num videlicet aut duos, qui uetera Rom anorum seu aliorum principum egregia et uirtuosa gesta, aut alia antiquorum studia, solidius et grauius exprim unt, et qui ap u d nos legi digm sunt, quorum videlicet ap ud Vos uberem copiam aggregatam intellexim us, nobis prò Vestra erga nos beneuolentia, per hunc O ratorem nostrum , m ittere uelitis . . £ probabile che Via- dislao V ricevesse i libri chiesti ; tuttavia non potè goderli a lungo, perché m orì im provvisam ente nel 1457 all’età di anni diciassette, non eseguendo certam ente «egregia et uirtuosa gesta» negli ultim i anni del suo regno.

£ questo il m om ento in cui un difficile com pito attende G iovanni Vitéz, il politico : preparare al figlio del grande H unyadi la via al trono, affinché sotto il regno di M attia Corvino m aturi 11 frutto delle sue lunghe fatiche, si coroni di fronde l’albero che aveva piantato con tan to am ore, pom peggi in tu tto il suo splen­

dore lo spirito um anistico ungherese. E così G iovanni Vitéz avrà com pito la sua missione.

Q uando sale sul trono M attia, il centro della vita spirituale ungherese è N agyvàrad, la residenza del vescovo Vitéz, il quale ordina la sua corte nel segno deH’umanesimo. G li um anisti fore­

stieri com inciano ben presto a recarsi a N agyvàrad per frequen­

tare il Vitéz. Egli occupa anche artisti ; il suo musicista di corte è un francese, P etrus G allicus dell’ordine dei tem plari. ' Alla corte di G iovanni Vitéz lavorano copisti e m iniaturisti di codici. Infatti, non poteva m ancarvi il libro, che offriva il nutrim ento spirituale necessario per creare l’atm osfera um anistica. La biblioteca

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7 di G iovanni Vitéz è la prim a grande biblioteca ungherese a n te­

riore alla C orvina ; di essa pochissim o ha resistito agli insulti degli uom ini e del tem po : 1 pochi avanzi non ci danno che una pallida idea di quella che dovette essere ai tem pi del Vitéz. Per fortuna, possediam o gli accenni, pieni di entusiasm o, alla biblioteca di testim oni coevi, oltre ad un certo num ero di notizie attendibili alle quali non si può certam ente m uovere l’accusa di rientrare nella categoria delle usuali lodi esagerate degli um anisti.8 O ltre che dai librai e dagli um anisti coi quali aveva frequenti rap ­ porti epistolari, il Vitéz riceveva certam ente e regolarm ente libri dall’Italia anche dal nipote, Janus P annonius.9 M a il Vitéz acquistava codici anche in U ngheria, e ben da tem po. N egli ultim i anni della sua vita, il Vergerio aveva com inciato a disfarsi dei suoi lib ri, parte dei quali sarà stata acquistata certam ente dal V ité z.10 Vitéz stesso fa copiare e m iniare codici : nella sua corte varadiense lavoravano parecchi copisti, tra i quali un Briccius de Polanka, e m iniatori. Esem plano per lui le opere di T ertulliano e di V ittorino ; e più tardi, quando il Vitéz fu creato arcivescovo di .Esztergom (Strigonia), copiano nella nuova residenza quelle di T olom eo e di Regiom ontano. M a se esaminiamo i resti della sua biblioteca — saranno forse trenta codici — , 1 ' troviam o appena qualche opera dei grandi contem poranei. Le opere degli um anisti con i quali teneva rapporti epistolari e che gli dedicavano e m andavano i loro scritti : le opere di G uarino, Vergerio, Poggio, Piccolomini, Janus Pannonius, Peuerbach, Argyropylos, T rap e - sunzio, e di tan ti altri, sono andate disperse per il m ondo, rono sparite o andate d istru tte. Plauto, Plinio, T acito, D em ostene, C urtio Rufo sono rappresentati ciascuno da un volume ; Cicerone e Livio da più codici. D ove saranno le opere dei filosofi e dei padri cristiani, quelle di Crisostom o, di B ernardo, di Tom m aso d ’A quino, di S a n t’Agostino, d i S an t’A m brogio ? Sono rim aste unicam ente le opere di Scolastico, di Gerolam o, quelle dei papi C lem ente e Leone. E non ci sono p iù i libri liturgici, i lib ri di preghiera che non potevano m ancare né al vescovo di V àrad né all’arcivescovo di Esztergom . La biblioteca del Vitéz dovette subire danni ancora maggiori che quella di M attia Corvino. U na parte dei suoi codici passò nella Biblioteca Corvina, e ne con­

divise la triste sorte ; u n ’altra parte andò dispersa sotto il succes­

sore del Vitéz, l’arcivescovo Beckensloer. I codici perduti della biblioteca di G iovanni Vitéz rappresentano una perdita gravissima ed irreparabile p er la cultura ungherese.

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Q uando M attia sale sul trono (1458), G iovanni Vitéz è accanto al giovane sovrano, e per più di un decennio è il p er­

sonaggio più influente del paese che dà l’indirizzo sia alla vita politica che a quella spirituale. LUX PANNONIE : queste due sole parole volle scrivere un m iniatore di Ferrara sul ritratto del- 1 arcivescovo di Esztergom , G iovanni Vitéz ; due parole che esprim ono eloquentem ente la stim a del m ondo per l’um anista prelato ungherese, e chiariscono la sua missione nello sviluppo della cultura magiara.

II.

«Re M attia fu un principe di grande talento, di grande cultura, di grande energia ; fu un sovrano ricco di idee originali, fatto per regnare ; una individualità eccezionale, ricca di qualità im periali. M attia sviluppò del tu tto originalm ente nella sua ecce­

zionale individualità le aspirazioni rinascim entali destate nel suo anim o da G iovanni Vitéz e da Janus Pannonius, raggiun­

gendo dei risultati che sorpassavano di molto le originarie in ten ­ zioni dei suoi maestri» — scriveva già sullo scorcio dello scorso secolo uno dei nostri prim i studiosi della Biblioteca Corvina, il com pianto G iovanni C sontosi.12 N el prim o decennio del suo regno, M attia governa assieme al Vitéz ed a Janus Pannonius, ì quali sono i personaggi più potenti e più influenti del paese, dopo o accanto al re. I due grandi um anisti — dotati di salda individua­

lità e di vastissim a cu ltu ra — consigliano il giovane re nella form a­

zione dello spirito di corte che si solleva sem pre più alto. In questi anni, accanto a G iovanni Vitéz, Janus Pannonius è il favorito e la persona di fiducia del re. Egli ricopre la dignità di cancelliere, e 1 influenza che esercita su M attia cresce di giorno in giorno.

Janus Pannonius si dedica tu tto alla vita di corte, mancandogli il vivificatore clim a dell’um anesim o italiano che ispira alla crea­

zione di opere d ’arte. L ’am biente domestico è troppo lim itato e non adatto alla creazione di opere um anistiche né si presta ad alim entare la poesia del giovane um anista. Inoltre m ancano a Janus Pannonius i lib ri necessari ai suoi studi. N e farà cenno più tard i in una lettera, diretta a G aleotto M arzio, dove si scuserà di trascurare le scienze : « . . . cum alns occupatiom bus d istrictus, tu m quo d in hac nostra barbaria, nec librorum copia dabatur, nec qui excitare studium posset, usquam applaudebat auditor . . ,».13

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9 È naturale che con questi sentim enti Janus Pannonius avesse destato nel giovane M attia l’am ore dell’um anesim o e dei libri, e lo avesse spinto a fondare una ricca biblioteca. «Janus Pannonius appariva destinato dalla sua vasta e profonda cultura ad essere il m aestro del re, a colmare le lacune della sua cultura.

L a m aniera con cui parla al re M attia nell’introduzione alla sua traduzione di Plutarco, ci conferm a invero che egli sia stato il m aestro del re».14 Che cosa mai Janus Pannonius avrà insegnato al re ? Con che cosa avrà potuto arricchire d i nuovi colori e di nuovo contenuto la cultura del re? N aturalm ente, introducendolo nel m ondo deH’um anesim o italiano. L am entando nostalgicam ente la sua lontananza dall’Italia, richiam ando i bei ricordi del passato, Janus Pannonius rievocava continuam ente le letizie di una specie di paradiso perduto. M a quale era la città alla quale Janus più nostalgicam ente pensava, dove piuttosto che altrove avrebbe voluto rito rn are? Per desiderio dello zio G iovanni Vitéz, egli aveva trascorso gli ultim i anni del suo soggiorno italiano a Padova ; ma Padova aveva potuto offrire al poeta ben meno che u n ’altra città, anzi aveva influito sfavorevolm ente sulla sua poesia.15 La città dove aveva ottenuto 1 successi più veri era stata F errara, ed egli sem pre pensava a F errara, ed a F errara voleva ritornare.

Janus Pannonius trasfuse nel giovane re questo suo nostalgico am ore per F errara. Infatti, i prim i rapp o rti di M attia con l’u m a­

nesim o italiano conducono precisam ente a F errara.

T ra ttan d o delle relazioni ferraresi della corte di M attia, si era soliti, fìn’ora, di m etterle in correlazione con la parentela ferrarese della regina Beatrice e con la venuta in U ngheria di Ippolito d ’Este, arcivescovo di Esztergom (1487). M entre, invece, l’interessam ento di M attia per F errara si afferm ò ben prim a per l’influenza di Janus Pannonius. F errara esercita una parte im por­

tan te nello sviluppo della cultura della corte di Buda, anzi in quello dello stile della m iniatura budense. M olti dei giovani ungheresi non si recano p iù agli S tu d i di Padova e di Bologna, ma a quello di F errara. G ià ai tem pi di Janus Pannonius freq u en ­ tano la scuola ferrarese del G uarino, per ricordarne alcuni, Helia Zaepes, G iorgio da Zagabria, G iorgio Kosztolànyi Polycarpus, un Sim on de U ngaria, e, più tardi, il noto Pietro G aràzd a,1'1 poi Ladislao \fyingarti G eréb, Sigism ondo Pàlóczi, N iccolò P erén y i,17 T om m aso e Francesco Bakócz, Ladislao V etési.18 M a oltre che dalla scuola um anistica del G uarino, gli ungheresi erano attratti a F errara p u r dalle botteghe dei grandi pittori ferraresi. Lavora-

T

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rono, infatti, a F errara, M ichele Pannonio e G iorgio di Domenico de U n g a ria .11 E nel celebre convento dei certosini di F errara è vicario in quei tem p i un ungherese : l’ottim o A ndreas Pannonius.

L a cultura ungherese assimila ben presto l’um anesim o fer­

rarese. U na volta si era soliti di ricercare le fonti fecondatrici d el­

l’um anesim o ungherese — sulle tracce del V asari — anzitutto a F irenze ; il Vasari, infatti, aveva notato che M attia «aveva nella sua corte m olti F iorentini».'" Le relazioni ed ì conseguenti influssi fiorentini furono, certam ente, forti ed efficaci. Così, p. e., le do ttrine del neoplatonism o avevano potuto afferm arsi e diffon­

dersi alla corte di Buda. M a va rilevato che gli studiosi e gli artisti fiorentini apparvero a Buda soltanto più tardi, dopo il m atrim onio di M attia con Beatrice d ’Aragona, quando il re era già all’apogeo della sua gloria e potenza. N ell’arte della corte del Corvino, gli influssi fiorentini sono i meno im portanti. A buon d iritto scrive a proposito T ib e rio G erevich che «errano coloro i quali sogliono considerare Firenze quale fonte principale dell’arte rinascim entale ungherese. D all’epoca dei nostri prim i rapporti artistici con l’Italia, la scuola fiorentina è tra le m aggiori scuole italiane di p ittu ra quella che influisce meno sull’arte ungherese, e così pure le altre nostre relazioni spirituali e quelle politiche con la città d ell’A rno sono state sem pre più deboli ed indifferenti di quelle che ci uniscono a N apoli, a F errara, Bologna, M ilano, Padova o a Venezia . . . N el T recen to e nel Q uattrocento lavorano a Siena, a F errara e nell’U m bria artisti ungheresi — pittori ed orafi».21

Per tal m odo l’im portazione dei ricchi codici fiorentini, che in seguito si fa sem pre più forte, non esercita quasi alcuna influenza sulla m iniatura budense. E, quanto a Firenze, appena possiamo parlare di una sua m iniatura aulica m aturatasi nello spirito del rinascim ento. La m iniatura fiorentina non tarda molto a diventare industria, a trasform arsi in un articolo artistico di esportazione che influisce sull’arte europea in generale. A nche Cosimo d e ’ M edici si rivolge con le sue ordinazioni in massa a Vespasiano Bisticci, al celebre libraio che forniva di lib ri tu tta l’Europa, il quale fornisce al suo signore ben duecento codici, m iniati nel breve spazio di due anni. I grandi m iniatori fiorentini, quali Cherico, Boccardino, A ttavante, sono anch ’essi al servizio di questo ram o di esportazione artistica. La vera m iniatura aulica del rinascim ento, quella legata alla persona del principe, fiorisce a M ilano, e m olto più intensam ente, a F errara ed a N apoli. Ed è

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Il naturale che quando M attia volle creare la bottega di m iniatura d i B uda, egli avesse presente anzitutto l’esempio di queste corti.

La celebre biblioteca e la non meno celebre m iniatura aulica di F errara, che era la città più vicina all'U ngheria, non potevano rim anere senza influenza sulla corte ungherese. L a magnifica corte d i Lionello d ’Este, allievo del G uarino e saturo d ’um ane­

simo, costituiva 1 ideale ed il modello di ogni principe del rinasci­

m ento. Lionello era un principe del rinascim ento, nel vero senso della parola, pieno di sconfinato entusiasm o per lo spirito e l’arte. Egli si circonda di filosofi, studiosi e di artisti. Il suo palazzo, i suoi tesori erano famosi in tu tto il m ondo di allora. La sua biblioteca non ha quasi la pari. Alla corte di Lionello lavorano ottim i m iniatori : Jacopino d ’Arezzo, G iorgio d ’Alemagna, G u ­ glielmo G iraldi, M agnani, M atteo Pasti da Verona, M arco del- l’Avogaro. La ricchezza della corte attira a F errara artisti da ogni dove. V engono a Ferrara, anzitutto, m iniatori milanesi ; così, il famoso G uinoforte de Vichom ercato. D u rante la breve, appena novennale signoria di Lionello d ’Este si finiscono codici uno più sfarzoso d ell’altro. E non tardano a m anifestarsi i risultati del suo am ore per i libri, del suo mecenatismo. Borso d ’Este, suo succes­

sore, form a sul suo esempio la vita della corte ; d uran te la sua signoria, l’arte ferrarese è tra le prim e in Italia : la m iniatura ferrarese è p er decenni degna em ula, anzi eguale alla m iniatura di Firenze e d i N apoli. I codici m iniati di Borso d ’Este rappresen­

tano quanto di p iù artistico vi fosse allora in questo campo, e spingono certam ente M attia a seguire l’esempio di Ferrara.

È noto che, consigliato da G iovanni Vitéz, Ladislao V si fosse rivolto a Borso d ’Este per avere codici e libri. D u n q u e l’interessa­

m ento di M attia p er la cultura e l’arte ferrarese poteva essere anteriore all’influenza di Janus Pannonius. F errara a buon d iritto poteva m eritarsi l’interessam ento del sovrano ungherese anche senza la m ediazione di Janus Pannonius.

III.

Il 1465 segna una data m em orabile nella storia dell’um ane­

simo ungherese. Q uell’anno, infatti, ha luogo la famosa am basceria di Janus Pannonius in Italia.J' Il poeta festeggiato, il potente vescovo di Pécs (Cinquechiese), il cancelliere di M attia evertore dei tu rchi, viene in Italia accom pagnato da trecento magnifici

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cavalieri, e la sua venuta desta generale am m irazione. La pompa dell’am basceria deve accrescere anche la fama e il prestigio di M attia. Scrive Vespasiano Bisticci «. . . che è lunghissim o tem po che in Italia non venne mai p iù degna legazione di questa, né con più cavalli, né con m aggior pom pa, venendo dalle estrem e parti del m ondo . . .».2 i Janus Pannonius viene in Italia per avviare e sbrigare im portanti negozi politici, ma al tem po stesso egli crea rapp orti più stretti ed intim i tra gli um anisti italiani e la corte d ’U ngheria. Egli può conoscere così personalm ente i m em bri delle accadem ie rom ane e fiorentine : Pom ponius Laetus, M arsilius Ficinus, Bartolom eus Fontius, Argyropylos, ecc. £ allora che si unisce a lui l’amico um anista G aleotto M arzio che già era stato una volta in Pannonia, nel 1461, e che entra ben presto al servizio di M attia come bibliotecario, cioè «praefectus Bibliothecae Budensis».

A F errara, Janus Pannonius incontra il vicario certosino A ndreas Pannonius, ed il modenese T rib rarch u s, poeta di corte di Borso d ’E ste.21 A ndrea Pannonio, data la sua qualità, è in ra p ­ porti con gli ungheresi di F errara, egli è il naturale protettore, quasi il padre, degli studenti ungheresi che frequentano il celebre Studio. L a sua persona è circondata da u n ’ aura di rom anticism o : infatti, era stato soldato d i G iovanni H unyadi ed aveva anche assistito, a Kolozsvàr, al battesim o di M attia H unyadi. T u tto ciò risulta dall’opera «Libellus de virtutibus» che aveva dedicato nel 1467 a M attia C orvino, e che si trova ora nel Cod. L at. 3186 della V aticana.25 U n anno prim a, nel 1466, un altro certosino, C hristo- phoro C hartusiensis, aveva dedicato a M attia il suo «Quare C h n - stiani tra d u n tu r in m anibus paganorum thurcorum » ; ma questo codice corvino è andato p erd u to .20 N on è escluso che anche Cristoforo sia stato monaco nel celebre convento certosino di San Cristoforo a F errara. Che A ndrea Pannonio fosse persona d ’im ­ portanza, è dim ostrato dalla opera dedicatagli da C andianus Bolenus (1466).

I nostri studiosi della Biblioteca Corvina non hanno a ttri­

buito la dovuta im portanza al fatto che il convento certosino era in quell epoca, accanto alla scuola del G uarino, uno dei centri cu l­

turali più im portanti di F errara, e godeva della particolare p ro­

tezione di Borso d ’Este. I famosi corali del convento sono tra i prodotti più belli e sfarzosi della m iniatura ferrarese. Furono eseguiti da G uglielm o G iraldi, eccellente m iniatore di Borso d Este, l’arte del quale venne esaltata in versi dal T rib rarch u s."' M a il capolavoro della m iniatura ferrarese resta sem pre la famosa

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13 Bibbia di Borso d ’Este in quattro volumi, che è uno dei pezzi più m onum entali e veram ente straordinari della m iniatura rinasci­

m entale. L a Bibbia di Borso venne esem plata nel convento dei certosini ferraresi, e gareggiarono nel decorarne i fogli tu tti i maggiori m iniatori ferraresi dell’epoca : T addeo Crivelli, G u ­ glielmo G iraldi, Franco de’ Russi, G iorgio d ’Alemagna, M arco dell’Avogaro, Jacopo F ilippo d ’A rgenta."8

A nche il codice contenente l’opera di A ndreas Pannonius è un prodotto della m iniatura ferrarese. Il ricco frontispizio venne eseguito nello stile di G uglielm o G iraldi, e probabilm ente nella bottega del maestro. N ella grande m iniatura del frontispizio vediam o M attia sul trono in ricco ornato reale ; e nel m edaglione collocato sull’orlo esterno del foglio, A ndrea Pannonio n ell’atto di porgere il codice al re. Si tratta delle più antiche raffigurazioni di M attia conservateci nei codici corvini attualm ente conosciuti.

La raffigurazione, poi, del donatore costituisce uno dei motivi prediletti della m iniatura ferrarese. Lo stem m a del frontispizio non è più quello di M attia, ma di un proprietario sconosciuto del codice e venne dipinto più tardi.

P er i buoni uffici di A ndrea Pannonio, Janus Pannonius ebbe certam ente occasione di visitare, nell’occasione di questa sua nuova venuta a F errara, le botteghe di m iniatura della città.

T an to più che d uran te tu tto il suo lungo viaggio da Venezia a Roma, egli non avrebbe potuto trovare in alcun luogo una più magnifica m iniatura di corte. Janus avrà portato certam ente in U ngheria la fama dei codici di Borso d ’Este, e ne avrà fatto m en­

zione anche a M attia. Così si spiega che le prim e fila della m iniatura budense ci conducano, tra l’altro, a F errara. Conosciamo due m iniatori di M attia che erano milanesi ; tuttavia, tu tti e due ven­

nero alla corte di Buda, im bevuti di arte ferrarese. U no di essi fu G iovanni A ntonio C attaneo de M ediolano, ed un docum ento conferm a che venne a Buda dal convento dei domenicani a F errara, nel 1482.21 L ’altro, Francesco d i «Kastello Ithalhco de Mediolano», lavora a B uda ancora prim a del C attaneo ; la sua arte lo indica ferrarese più eloquentem ente d i qualsiasi prova scritta, come vedrem o in seguito. N on è im possibile — anzi molto probabile — che sia stato precisam ente A ndreas Pannonius a prom uovere la venuta nella bottega di Buda di m iniatori milanesi che avevano lavorato anche a Ferrara. Del resto, a F errara lavoravano anche prim a, d u ran te la signoria di Lionello d ’Este, m iniatori m ilanesi. U no dei migliori m iniatori ferraresi, T ad d eo Crivelli

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era probabilm ente di origine lom barda. C om unque, Andreas P annom us si trasferisce, nel 1471, alla Certosa presso Pavia, la quale città, come noto, era p ure un centro im portante della m inia­

tu ra lom barda, e ritorna più ta rd i a Ferrara.

D u ran te il viaggio in Italia, Janus Pannom us com pera appassionatam ente libri. N el suo seguito vi è anche G iorgio H andó, preposto di Pécs ed appassionato bibliofilo egli pure.'*0 Vespasiano Bisticci avverte nelle sue V ite a proposito delle com pere di libri fatte da Janus Pannonius : «Volendo fare una degna libraria, com prò a Rom a tu tti i lib ri che poteva avere così greci com e latini d ogni facultà. V enuto in Firenze, fece il simile, di com prare tu tti 1 libri greci e latini che poteva avere non guardando né a prezzo né a nulla, c h ’era liberalissimo. N ella partita lasciò parecchie centinaia di fiorini per fare libri latini e greci che gli mancavano . . . O rd in ò a F irenze quello che voleva che si facesse, e partissi ed andò alla via di F errara e tu tti i lib ri che trovò com però . . Com però, du nque, tu tti i libri che poteva avere, a F errara, a Firenze, a V enezia, non guardando al prezzo, non soltanto per sé ma anche per lo zio G iovanni Vitéz, per il re M attia, p er la B iblioteca di B uda e per la università che aveva in m ente di fon­

dare a Pozsony. Q uali fossero i codici acquistati da Janus P an ­ nonius du rante la sua famosa am basceria in Italia, è oggi im pos­

sibile stabilire. L a sua celebre biblioteca andò com pletam ente dispersa e d istru tta. U na parte dei codici passò alla Biblioteca C orvina, circa dodici,'5” dei quali la m aggior parte priva di decora­

zione. I codici com perati da Janus per la Biblioteca di Buda si dovrebbero probabilm ente ricercare nella serie dei codici corvini più antichi, m eno decorati, fra ì num erosi codici più semplici, im portati da Firenze. C om unque, vi è un unico codice di questa sen e che porti la sigla di Vespasiano Bisticci : il codice corvino di T h eo ph rastu s (Budapest, Biblioteca d ell’U niversità, Cod. L at. 1 ).

G ran parte di questi codici venne fregiata, in seguito, collo stemma del sovrano e una m odesta decorazione, da un m iniatore di stem mi di M attia che decorò in tal m aniera ben trentasei codici finiti prim a del 1470—7 2 .!'^ A ltri codici più m odesti si trovano pure nella biblioteca del Vitéz. Eccettuato il magnifico Livio in tre volumi (M onaco, S taatsbibl., Cod. 15731—33) ed il delicato C icerone (Vienna, Bibl. N az., Cod. Lat. 11), i dodici codici fioren­

tini del Vitéz sono tu tti semplici.

Dopo l’am basceria italiana di Janus Pannonius, pervennero in U ngheria, oltre al codice offerto da A ndreas Pannonius al re

(15)

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A n d reas P an n o n iu s : Libellus de virtuiibus (codice corvino) Roma — Bibl. Vaticana, Cod. lat. 3186

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(17)

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r c c c iiin r r t .iiu .u ii w rn io w ft» n r.ic c .rlr n r iw W fiiiu tr>:iu cìo i p u i i u c t in n n tp n o f l . m t t i i i . ^ r n o n n ’ m jir o m u m o itpH P.itcq.* ’ n ilK n u r .n c c q in c c p 1110 Ic lh c n u u lir 'C r m t c b i n v o q i c v u ito o :c l. t m u K in r j c t o :i t i c .i U m r7h-H ùli ec h in i w n i u n i ro M U c rd ic c itc ro . f > n q

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Bibbia di Borso d'E ste M odena — Bibl. Estense

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Breviario Kdlmdncsehi, m iniato da F rancesco di C astello Budapest — Bibl. N az. Széchényi, Cod. lat. 446, f. 351 v.

(19)

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B reviario Kàlmancsehi, m iniato da F rancesco di C astello Budapest — Bibl. Naz. Széchényi, Cod. lat. 446, f. 199 v.

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A risteas : De interpretaiione. . . (codice corvino) M onaco — S taatsbibl., Cod. lat. 627

(21)

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t d h t r f j i m p i f r l ì t u t t f n i c m é f fp& (a" 111 n o s i citi m tv ( h * ù r l m * fo ìm d a * fam.i t i a ^u<ì j s ul t f t u e • f r c l) ot

mibes (nfee^eu A>ociiscoi:

<£iùp m tiic n rf aiiì riittid'' ca rp ilo iun rftum m ìni U s u i d h b d tìq ip ijc u n t V m gitici ijlb r fpiQrtts fedii'. I(}\c 1I7&q\trujjt'’<fi ub ftriir, C\c iiciTU q\spw?

moi(Veir ente H

V> V m g ^ i l a t|.im m itm fpm crr»' Creiti ite t u r n i q>j&tnob;

e « n 'ù t i l i ; i tl,i v 7T faa '.> : m

uibiUax < «V’iua* tubc-nunH

J | n ■ i - t ' R c a ' i b e n l f u n t v n 01

(lfapiis ^ u * ia ìrT cvpÒM*

l’avDuìir.rtìlIp^ {Di’ina.f coito q ilp o tj M tr.t cù\x<

iim n ilc no cisoat- tfto ir n e ifyb f ù tts ùnD; unmf?

pMf.tr cii'ni oT n n u r-0 lrc oidir ? bpa^fiirt-L iuns

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Breviario Kàlmàncsehi

Vienna — Raccolta L iechtenstein

(22)

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M essale Vaticano (codice corvino) Rom a — Bibl. Vaticana, Cod. Lat. U rb. 110, f. 212 v.

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23 M attia, anche altri codici ferraresi. G ià precedentem ente (nel

1464) troviam o nella biblioteca di G iovanni Vitéz, un Plinio di m eno ricca fattura (Vienna, Bibl. N az., Cod. Lat. 141), eseguito a F e r r a r a . D o p o la venuta di Janus a Ferrara, avrà probabil­

m ente dedicato a G iovanni Vitéz la sua raccolta di egloghe, il poeta T rib ra rch u s (Budapest, Bibl. N az. Széchényi, Cod. Lat.

416). Si tra tta di u n ’opera poetica di scarsa im portanza che T r i­

brarchus aveva già dedicato in precedenza a Lionello d ’Este, e che ora offriva al prelato ungherese dopo averla com pletata con una poesia dedicatoria al Vitéz. Probabilm ente T rib rarch u s «si attendeva, con questo suo atto di deferente cortesia, di ricavarne un ricco prem io, perché nella dedica egli fa palesi allusioni alle favolose ricchezze del Vitéz». J La magnifica decorazione del codice è oggi molto danneggiata, ma non tanto da nascondere la antica bellezza. N ei tre m edaglioni d ell’orlo inferiore del fronti­

spizio osserviamo il ritratto rispettivam ente di T rib rarch u s, del l’arcivescovo G iovanni Vitéz e di un giovane che offre il libro.

Sulle loro teste si legge : A U C T O R o p e r i s, l u x p a n n o n i e, e f r a n- C IS C U S V R . I nostri studiosi non hanno saputo identificare lo sconosciuto Franciscus o spiegarlo. Julius H erm ann è del p a­

rere che il giovane rappresenti il m iniatore del codice,36 e questa ipotesi è la più probabile. T uttavia, la presenza, nel m eda­

glione, del m iniatore che offre il codice avrebbe senso se la con­

segna fosse stata fatta personalm ente da lui. £ anche possibile che l’ottim o m iniatore del codice abbia voluto offrire, in questa m aniera, i suoi servizi al Vitéz. N é è escluso che il m iniatore sia stato una volta in U ngheria. C om unque, in alcun altro codice non abbiam o ritrovato decorazioni che indichino il lavoro delle sue mani. T rib ra rc h u s avrà inviato certam ente qualche sua opera anche a M attia : la fama della liberalità e generosità del re era giunta anche al poeta della corte ferrarese! T uttav ia, tra ì codici corvini n oti vi è un unico — un Seneca d i delicata decorazione ferrarese (M onaco, S taatsbibl., Cod. Lat. 341) — che contenga alcuni versi del T rib rarch u s.

Della biblioteca di G iovanni Vitéz ci è stato conservato ancora un codice ferrarese : un Plauto (Vienna, Bibl. N az., Cod.

Lat. I l i ) , che fu già oggetto di m olte discussioni. N ella ricca cornice del frontispizio si vede, in basso, lo stem m a arcivescovile del Vitéz, con a destra, il ritratto del prelato, ed a sinistra, un giovane in atto di porgergli un libro. Vi sono, inoltre, sul fronti­

spizio, lo stem m a di M attia e quello della Bosnia ; e, in due piccoli

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medaglioni, il ritratto di profilo d ell’autore e quello di un per­

sonaggio, fino a pochi anni fa sconosciuto. N el giovane con in mano il libro m olti avevano creduto di riconoscere Janus Pan­

nonius, così anche Jolanda Balogh, la quale pone il codice tra il 1450 e il 1460, trascurando la presenza sul frontispizio, dello stemma arcivescovile del Vitéz, percui il codice non potè essere com pito prim a del 1465, data dell’elevazione del Vitéz all’arcivescovato di Esztergoni. E d ith H offm ann, m olto giustam ente, nega l’affinità del giovane col libro con Janus Pannonius, però non riconosce nello stem m a quello del regno di Bosnia, e giudica il codice, lavoro m antovano o padovano. Recentem ente sem bra che Julius H erm ann abbia risolto definitivam ente il problem a. Così, l’ignoto personaggio rappresenterebbe Borso d ’Este, m iniato su di una medaglia del Petrecini.37 M a oltre alla medaglia del Petrecini.vi sarebbe la medaglia di Borso d ’Este eseguita, sem pre nel 1460, come quella del Petrecini, dal M arescotti, colla quale il ritratto m ostra grandissim a affinità. ’8 Riconosciuto nel personaggio il ritratto di Borso d ’Este, non vi può essere dubbio circa la p ro­

venienza ferrarese del codice. N el giovane che offre il libro, lo H erm ann riconosce il re M attia. La spiegazione è pienam ente giustificata ed accettabile, ed appoggiata dagli stem m i di M attia e della Bosnia. In quei tem pi la Bosnia era feudo d ell’U ngheria, e viva era ancora la m emoria della grande vittoria riportata da M attia sul turco a Jajcza (1463). Il prim o riconoscim ento degli um anisti italiani, M attia lo deve ap p u n to a questa vittoria, che suggerisce una poesia encom iastica a A ntonio Costanzi da Fano il quale probabilm ente fu com pagno di studi di Janus P annonius.09 Allora l’E uropa avverte il gran capitano evertore dei turchi, il figlio di G iovanni H unyadi, espugnatore di Belgrado, — nel quale scorge già il salvatore della cristianità e da cui attende la scacciata dei tu rch i dall’Europa. N el Plauto d ell’arcivescovo Vitéz il m iniatore ferrarese ha voluto esaltare la vittoria di M attia, anziché con alate parole, dipingendo sul frontispizio lo stem m a di Bosnia. Q uando Janus Pannonius si reca am basciatore in Italia, G iovanni Vitéz era già arcivescovo eletto, e Janus deve sollecitare presso Sua S antità la conferm a dell’elezione. E possibile che Janus Pannonius abbia ordinato il codice a Ferrara per incarico del re stesso. C om unque, il codice non vuol essere il regalo del sovrano all arcivescovo di Esztergom , bensì un segno di affetto del disce­

polo all’am ato suo m aestro. (N elle iniziali del Plauto ritroviam o spesso le sigle M —AN dell’ottim o miniatore).

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25 D opo l’am basceria di Janus Pannonius, nel decennio dal 1470 al 1480, le tracce delle relazioni ferraresi si fanno più fre­

quenti nella corte di M attia. N el 1470, il medico ferrarese Antonio T o rq u ato stende il pronostico di M attia Corvino ; e dieci anni più ta rd i fa altrettan to un altro m edico ferrarese, di nom e A ntonio Ruguaci. I due pronostici sono andato p erd u ti.40 L ’um anista Lodovico C arbo dedica, nel 1475, a M attia Corvino una sua opera, la decorazione della quale è tra ì prodotti più insignificanti della m iniatura ferrarese (Budapest, Bibl. dell’Acc., Cod. Lat. 2).

T u tti questi dati attestano la continuità delle relazioni con F er­

rara. Q uesti prim i rapporti della corte di Buda con F errara non cessano dopo la m orte di Janus Pannonius (1472), e durano fino al m atrim onio di M attia con Beatrice d ’Aragona. Le relazioni che da principio erano state soltanto di amicizia, assum ono carat­

tere politico. N el 1471 M attia invia soccorsi di tru p p e al duca Ercole, successore d i Borso d ’Este, per la difesa di F errara. I ra p ­ porti continuano più tardi, attraverso la parentela ferrarese di Beatrice.

IV.

D opo l’am basceria italiana di Janus Pannonius, la Biblioteca Corvina fiorisce m agnificamente sotto la guida del prefetto G a ­ leotto M arzio, ed in m aniera degna dello spirito um anistico che si affermava sem pre più vigoroso nella corte del re. Vespasiano Bisticci fornisce ì libri ordinati ed in parte già pagati da Janus Pannonius. P etrus C ennm us esem pla nel 1467 il C urtius Rufus (Budapest, Bibl. N az. Széchényi, Cod. Lat. 160), ed anche in seguito incontriam o frequentem ente nei codici corvm iani i nomi di copisti fiorentini. G li studiosi stranieri che insegnano nel­

l’U niversità di Pozsony, fondata nel 1467, quali : G atti, Brandolm i, Ilkush, Regiom ontanus, danno sviluppo sem pre maggiore al­

l’um anesim o ungherese. Essi dedicano le loro opere a M attia ; così R egiom ontanus, nel 1467, la sua «Ephem erides Budensis», e contem poraneam ente dedica al Vitéz le «Tabulae directionum»

che aveva scritto a Esztergom . N el 1468, M artino Ilkush dedica a M attia un lavoro che aveva com posto a B uda.41 N on molto dopo sono attesi a B uda Argyropylos, Bartholom eus Fontius ed altri um anisti italiani. Il grandioso disegno di G iovanni Vitéz e di Janus Pannonius, il trasferim ento in te rra ungherese della cultura um anistica italiana, sta per essere realizzato in piena misura.

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