• Nem Talált Eredményt

Dercsényi, Desiderio: Ricordi di Luigi il Grande a Padova (con quattro illustrazioni). Corvina. N. S. 3. (1940: 7.) 468–480.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Ossza meg "Dercsényi, Desiderio: Ricordi di Luigi il Grande a Padova (con quattro illustrazioni). Corvina. N. S. 3. (1940: 7.) 468–480."

Copied!
13
0
0

Teljes szövegt

(1)

I rap p o rti italiani di Luigi il G ran d e angioino (1342— 1382) furono- più intensi e più num erosi che quelli di suo padre C aroberto (1310— 1342).

Q uesti aveva dovuto dedicare tu tte le sue energie alla riorganizzazione finanziaria ed econom ica del Paese, strem ato dalle lunghe ed aspre lotte p er la successione al tro n o di S anto Stefano, consolidare l’ordine interno e rafforzare il potere regio. 1 problem i che C aroberto aveva affrontato e risolto erano an z itu tto di politica interna ; ed il prim o angioino potè chiudere gli occhi sicuro di lasciare al figlio uno S tato ordinato e saldo aH’interno, econom icam ente rinvigorito, in grado di affrontare oram ai anche i grandi problem i della politica estera. P ad ro n e di tale efficace stru m e n to di forza e di potenza, Luigi il G ran d e — a cui tra tta ti ed accordi assicuravano speciali d iritti alla C orona di Napoli — non poteva disinte­

ressarsi dalle condizioni politiche della sua patria italiana, Napoli, ed — in generale — d e ll’Italia. Elem enti essenziali del suo lungo regno sono, infatti, le g u erre che condusse co n tro la cognata G iovanna, regina di N apoli, sia p er vendicare l’assassinio del fratello m inore A ndrea strango­

lato nel castello di A versa nel settem b re del 1345, sia p er assicurarsi il tro n o napoletano ; e le tenaci lotte sostenute contro la potentissim a Venezia p er il possesso della D alm azia. La storia diplom atica, politica e m ilitare delle guerre italiane di Luigi il G ran d e può dirsi oramai chiarita quasi com pletam ente in tu tti i suoi particolari ; viceversa la storia delle relazioni e dei contatti culturali e spirituali che ne derivarono è ancor sem pre lacu­

nosa ed incom pleta. I rapporti politici tra Luigi il G rande ed i signori di Padova furono sem pre particolarm ente intensi e si ripercossero anche sul piano spirituale. Infatti n ell’epoca del secondo angioino ungherese, Padova si afferm a specialm ente com e m ediatrice delle influenze spirituali italiane verso l’U ngheria. Ci proponiam o, perciò, di illustrare qui, sulla scorta di un ciclo di affreschi della Basilica del Santo a Padova, 1 le relazioni culturali ungheresi-carraresi nella seconda m età del T recento.

La C appella di S an Felice (che nel M edioevo era dedicata a San G iacom o) è situata nella navata m eridionale della Basilica del S a n to , ed oltre a conservarci uno dei capilavori del veronese A ltichiero, ci ha tr a ­ m andato anche l’effigie di Luigi il G ran d e. Secondo la testim onianza di u n co n tratto rogato il 12 febbraio 1372, la cappella venne fatta costruire dal m archese di Soragna, Bonifacio L u p i. F u consacrata q u a ttro anni più tard i, e dedicata all’A postolo San G iacom o. Nel 1379 venne e se g u ita

(2)

il pagam ento dell’ultim a rata dovuta all’A ltichiero p er gli affreschi che aveva dipinto nella cappella e nella sacrestia.

La scienza ha sufficientem ente chiarito l ’opera e la figura di A lti- chiero, ed i suoi ra p p o rti col com pagno di b o tteg a Jacopo d ’A vanzo, rim asto sem pre enigm atico. P e r cui ci lim iterem o q u i ad esam inare il contenuto degli affreschi, volendone chiarire l'im p o rtan za sul piano del rapporti tra la C orte angioina d ’U ngheria e quella carrarese di P adova.

A ltichiero dipinse nella C appella di San G iacom o (oggi di S an Felice) anche la leggenda di R am iro, re delle A sturie, vissuto nel secolo X. V uole la leggenda che u n a notte gli apparisse in sogno San G iacom o di C am po- stella, il quale suggerì al re di m uovere guerra agli infedeli. N ella fig u ra­

zione di questa scena l’A ltichiero si servì dei tre personaggi assolutam ente necessari a rappresentarla. V ediam o, infatti, il re che d o rm e nel suo letto ; il santo arm ato di lancia in a tto di a p p arire al re d o rm en te ; e ai piedi del letto, un servo che dorm e esso pure. L a scena seguente del ciclo si svolge in una m agnifica aula stile gotico dove sono rad u n ati i consiglieri del re.

Il re sta assiso sul tro n o nel mezzo della sala ; ha sulla testa la corona, tiene nella destra lo scettro col giglio, e nella sinistra il globo del regno.

Il re espone il sogno, ed i consiglieri decidono la guerra. L a scena terza ci m ostra i guerrieri di R am iro che assediano la rocca di Sim ancas, la quale oppone fiera resistenza. S upplicato dal re, ap p are San G iacom o che, d ato di piglio alla lancia, sm antella le m ura della fortezza.

A ltichiero soleva scegliere i suoi modelli tra i grandi personaggi contem poranei. E infatti già le due prim e scene del ciclo di R am iro co n ­ ferm ano tale circostanza : tan ti e tali sono i tra tti individualistici messi in opera per raffigurare l’eroe della leggenda. Il re porta una b arb a folta, di sotto alla corona fanno capolino ciocche di capelli b ru n i. Il suo viso bonario esprim e grande intelligenza ; le m ani, forza ed energia. M a la scena g u e r­

resca dell'assedio offre degli elem enti araldici che ci p erm etto n o di id e n ­ tificare la persona del re, o, p er essere p iù esatti, il m odello scelto da A ltichiero per raffigurare R am iro. La veste del re inginocchiato che invoca S an G iacom o è o rn ata di gigli. U n o scu d iero im braccia u n o scudo ricoperto esso p u re di gigli ; u n altro, a sinistra del p rim o, sorregge l’elm o del re che co rrisp o n d e esattam en te a quello che copre lo stem m a di Luigi il G ran d e. L o stem m a c o m p ren d e, com e noto, lo scudo con i gigli angioini e le fasce ungheresi, e sullo scudo un elm o so rm o n ta to da uno struzzo coronato, tra pen n e di struzzo, con nel becco u n ferro di cavallo d ’oro. È precisam ente qu esto elm o che ritroviam o nelle m ani dello scudiero. A ltichiero vi dipinse lo struzzo incoronato, non d im e n ti­

cando il velo d e ll’elm o che in q u ad ra d ecorativam ente lo stem m a.

T roviam o altri gigli sulla g u ald rap p a del cavallo e sulla te n d a del re dove si altern an o con gli struzzi d ell’elm o, ed, infine, su di u na bandiera.

Su di u n ’altra bandiera riconosciam o i m otivi ben noti dello stem m a di Croazia, quella specie di scacchiera con i q u a d ri neri e bianchi.

N essun d u b b io che la persona figurata con tale e ta n ta esattezza di motivi araldici sia Luigi il G ran d e. M a com e mai il re d 'U n g h e ria sarà arrivato su ll’affresco di una cappella della Basilica del S an to , fatta co stru ire da un nobile padovano nel T re c e n to ? Q uale lo sfondo, la m otivazione storica di tale raffigurazione, della scelta di tale m odello? M a se avrem o

(3)

chiarito la storia dei rapporti di Luigi il G ran d e con P adova, troverem o la chiave p er risolvere il problem a.2 A Padova, infatti, erano ben note le im prese di L uigi contro il T u rc o , alle quali presero parte an ch e cavalieri padovani, e tra questi forse anche l’o rd in ato re della cappella e degli affreschi, il m archese Bonifacio L u p i.

In q u ell’epoca, Padova era la naturale alleata dell’U ngheria n el­

l’Italia di nord-est. Sia l una che l ’altra erano m inacciate d all’im perialism o di Venezia ansioso di crearsi sem pre nuovi spazi vitali. La Serenissim a ostacolava l ’espansione ungherese nella D alm azia, e mirava ad assorbire Padova, situata sulla T erraferm a , nelle im m ediate vicinanze della Regina dei m ari. Q uando d u n q u e si sparse in Italia la voce che Luigi il G ran d e re d ’U ngheria aveva deciso di m uovere co n tro N apoli onde vendicare l’assas­

sinio del fratello e p u n ire la cognata che di quel m isfatto era accusata com plice, e che causa l’atteggiam ento ostile di Venezia aveva dovuto rin u n ciare alla via m arittim a più breve, e portare le sue tru p p e per terra — grande fu l’esultanza dei C arraresi perché, dovendo Luigi il G rande passare necessariam ente p er il loro S tato essi si riprom ettevano di trarre vantaggi politici dalla situazione e regolare i loro vecchi conti con Venezia.

Infatti nel 1347 gli eserciti ungheresi en traro n o nello S tato dei C arraresi ; ® e G iacom o C arrara corse, il 3 dicem bre, a C ittadella p er rendere omaggio a Luigi il G ran d e, il quale però declinò l’invito di passare alcuni giorni a Padova. G iacom o aveva in tu ito che l’A ngioino, presto o tard i, sarebbe diventato suo alleato, e perciò aveva provveduto ad am m assare ingenti q u an tità di vettovaglie per l’esercito del re, il quale certam ente non avrebbe m ancato di vendicare lo scacco su b ito sotto Z ara nell'estate del 1346.

L ’alleanza avrebbe p otuto fru tta re m olto a Padova.

D i rito rn o dalla seconda spedizione contro N apoli (1350), Luigi tocca u n altra volta C ittadella, ma nem m eno questa volta en tra a Padova.

Il calcolo di G iacom o si avvera alm eno in parte, perché sei anni più tardi Francesco C arrara com batte contro Venezia com e alleato di Luigi. Provvede abbond an tem en te gli eserciti ungheresi i quali non soltanto risparm iano le te rre padovane ma difendono Padova stessa. L a spedizione si conclude favorevolm ente, e ciò induce Luigi il G ran d e a rendere ancora più salda l ’alleanza con i C arraresi, ed a prom ettere loro solennem ente, nel maggio ,1358 a B uda, di difenderli contro Venezia, anzi di aiutarli nel caso che previo il suo consenso intendessero portare essi guerra a V enezia.4

I particolari delle g u erre com battute da Luigi il G ran d e contro Venezia erano ben noti a P adova ; ma forse più noti ancora erano quelli delle sue g uerre co n tro il T u rc o . L a minacciosa espansione della M ezza­

luna e l’afferm arsi di a ltre eresie nei B alcani, avevano indotto l’A ngioino ad in tervenire onde rico n d u rre l’ordine e la calma sui confini m eridionali dell’Im p e ro ungherese. N el 1367 L uigi muove contro il T u r c o ; alla cam pagna partecipano anche tru p p e padovane ; la R epubblica di S an M arco accorda il passaggio a trecento arm ati padovani, i quali poi sbarcano a Segna p er raggiungere il grosso dell’esercito ungherese.5 Il ricordo di questa guerra e della partecipazione di milizie padovane ci è sta to co n ­ servato e tram an d ato unicam ente da u n L ib ro di conti veneziano. Ben più significativa è la cam pagna tu rc a del 1376/77, di cui si h an n o notizie unicam ente in d u e cronache padovane, le quali sanno c h e L uigi com unicò

(4)

Al t i c h i e r i : Re Ramiro nelle sembianze di Luigi il Grande Angioino Chiesa del Santo (Cappella di S. Felice) — Padova

(5)

Alti CHI ERI : a)SanGiacomoapparealre Ramiro ; b)il re annunziala visione avuta ChiesadelSanto— Padova

(6)

Altichiert: Re Ramiroall’assediodiSimancas Chiesadel Santo— Padova

(7)

S tem m a di L u ig i il G ra n d e A ngioino M useo civico — Padova

(8)

per lettera a Francesco C a rrara la grande v ittoria rip o rtata su «Radomo turco» e sul re di B ulgaria. L o sco n tro era avv en u to in u n a gran d e p ianura, e Luigi sbaragliò gli infedeli m olto su p erio ri di n u m ero . L a notizia venne accolta con grande gioia a P adova dove l ’avvenim ento venne celebrato con feste che d u raro n o p iù giorni, e con processioni.® II T u r c o era con­

siderato allora com e l'alleato di V enezia ; in fatti nelle cam pagne degli anni precedenti la S ignoria aveva assoldato co n tro l’U n g h eria m ercenari tu rch i, «essendo essi nem ici del re d ’U ngheria», com e si legge in una cronaca veneta.7

P adova, natu ralm e n te , sollecitava la sistem azione definitiva della sua controversia con V enezia. L ’occasione venne con la g u erra scoppiata tra Venezia e G enova, le d u e grandi rep u b b lich e m arin are, p er l’egem onia -Sul M editerraneo. L uigi il G ra n d e in terv en n e nel conflitto schierandosi dalla p arte d i G enova e di Padova. N el 1378 L uigi invia in Italia u n corpo d i cinquem ila guerrieri, al com ando del voivoda di T ran silv an ia e del bano di Bosnia, d estinandoli alla difesa di P adova. C on l’esercito arrivano doni principeschi p er i C arraresi : u n carro carico d ’oro, u n o d ’argento, seim ila cavalli. F rancesco N ovello, figlio di F rancesco C arrara, p ren d e, in segno di g ratitu d in e, il none di «Ongaro» ; e, con d o tta a term in e nel 1378 la costruzione del castello con i soccorsi finanziari avuti da L uigi, fa m u rare sulle m u ra lo stem m a d ell’A ngioino.8

La cam pagna ha, in u n prim o tem p o , esito ^ v o r e v o le oltre ogni previsione. S u l m are trionfa la flotta genovese, p er tenra gli alleati u n g h e ­ resi-padovani rip o rtan o u n successo d o p o l ’altro. S tre tta da tu tte le parti, Venezia è disposta ad accettare qualsiasi condizione, e porsi a d d irittu ra sotto il p ro tetto rato del re d ’U ngheria. M a poi la discordia degli alleati

€ l’abile ta ttica tem poreggiatrice e disgregatrice della diplom azia veneta salvano la R epubblica dalla catastrofe. Si giunge così alla fam osa Pace di T o rin o (1381), negoziata da p a rte del re d ’U n g h eria dal vescovo di C inquechiese, V alentino A lsani, che ha p er segretario il notaio padovano G alvano de C astro b ald o .9

A bbiam o accennato così, p er som m i capi, ai ra p p o rti politici tra le C orti d ’U ngheria e di P adova, che furono intensissim i precisam ente gli anni in cui l ’A ltichiero frescava il ciclo di re R am iro. F re q u e n ti do v ettero essere in quel to rn o di tem p o anche i co n tatti diplom atici, e num erose q uindi le am bascerie che si recavano alle d u e C o rti, le quali potevano essere o ttim am en te inform ate sulle condizioni politiche, artistich e e spirituali dei du e Paesi. S appiam o che Bonifacio L u p i, l’o rd in a to re degli affreschi, venne nel 1372 a B uda con un a am basceria padovana, p e r cui potè conoscere anche p ersonalm ente L uigi il G ran d e.

Le fonti storiche conferm ano, d u n q u e, appieno gli s tre tti ra p p o rti tr a Padova e L uigi il G ra n d e . T ru p p e padovane p ren d o n o p arte alla campagna co n d o tta da L uigi co n tro il T u r c o nel 1367. L a v ittoria rip o rtata da Luigi sugli infedeli nel 1377 era sta ta salutata con particolare entusiasm o a Padova, dove pro p rio allora A ltichiero lavorava sugli affreschi com m es­

sigli da Bonifacio L u p i.

La vittoria rip o rta ta da L uigi sul T u rc o nel 1377 è rico rd ata da una leggenda — quella della fondazione del S an tu ario di M ariazell — , e dobbiam o occuparcene p erché presenta so rp ren d en ti analogie con quella

(9)

del re Ra m iro, frescata d a ll’A ltichiero. N arra la leggenda che qu an d o L uigi guerreggiava co n tro il T u rc o , l’esercito ungherese, che contava ventim ila g u errieri, venne im provvisam ente circondato dai T u rc h i che erano q u a ttro volte più num erosi. D ata la sproporzione, L uigi voleva ritirarsi senza dare battaglia. M a m e n tre dorm iva gli ap p arv e in sogno la V ergine di Zeli incitandolo a c o m b attere. G li prom ise il suo aiu to , ed in pegno della prom essa gli m ise sul p e tto la propria im m agine. L uigi rac­

contò il sogno ai suoi gu errieri, i quali, fidenti nell’aiuto divino, fecero irru zio n e sul nem ico, ann ien tan d o lo . A ricordo della m em orabile vittoria, L uigi fece inalzare a M ariazell, al posto della m odesta cappella, u n ricco san tu ario (anche oggi m eta di pii pellegrinaggi), e collocò sull’altare m ag­

giore il q u a d ro ricevuto in sogno da M aria.16

Q uesta è la leggenda sorta già m olto an ticam ente circa la fondazione del S a n tu ario di M ariazell. Infatti la troviam o notata per iscritto nella seconda m età del sec. XV. E d è innegabile che presenta so rp ren d en ti analogie con quella n arrata dagli affreschi della C appella di San Felice.

E lem enti com uni sono il sogno, l’apparizione, il consiglio di guerra, la battaglia e la vittoria. A nzi non escludiam o che l ’A ltichiero abbia cono­

sciuto la leggenda di M ariazell : infatti nel prim o affresco del ciclo si scorge sopra il letto dove d o rm e il re, u n q u a d ro della M adonna la cui presenza non ap p are giustificata dalla leggenda di R am iro — S an G iacom o. E potè cer­

tam en te averne notizia, perché alla spedizione che si concluse con la vittoria esaltata dalla leggenda di M ariazell, presero p arte certam en te anche tru p p e au silia n e padovane. In altre parole, si era diffusa la conoscenza del fatto storico e della relativa leggenda, specialm ente a Padova, e così p u ò a p p a rire giustificato il fatto della sostituzione, negli affreschi di A ltichiero, della persona del re delle A stu rie con quella — attualissim a — del re d ’U ngheria ; e non crediam o di e rra re avanzando l’ipotesi che la so stitu ­

zione fosse avvenuta p er espresso desiderio di Bonifacio L u p i, che a q uelle im prese di guerra forse aveva partecipato, e che essendo v e n u ta am basciatore dei C arraresi alla C orte di B uda, conosceva p ro b ab ilm en te di persona il S ovrano alleato della sua Padova.

M a i rap p o rti di Padova con l ’U ngheria non si lim itano al piano politico, diplom atico e m ilitare. Infatti le relazioni tra i d u e S tati sono in ten se anche sul piano cu ltu rale e spirituale. L o S tu d io di Padova è assid u am en te fre q u en tato dai giovani ungheresi che si recano a stu d iare nelle u niversità estere.11 C onosciam o il nom e di alcuni ungheresi che studiavano a Padova sul principio del T recen to , e ricorderem o q u i, per l ’an n o 1309, u n a rc ip rete N icola, ed u n G iovanni, canonico cantore a Buda.

M a b en più num erosi sono gli stu d en ti ungheresi a Padova d u ra n te il regno di L uigi il G ran d e. T ra essi si distinguono u n B enedetto figlio di G iorgio, cappellano di corte del re d ’U ngheria che studiava d iritto cano­

nico nel 1360 ; poi, nel 1377, u n arcidiacono Stefano da Zagabria ; nel 1379, u n G iovanni figlio di S tefano, arcidiacono di G yór. A nzi, il celebre S tu d io eb b e anche retto ri ungheresi, ciò che d ’altronde era consentito dagli S tatu ti d e ll’U niversità. Così, p. e., un certo L orenzo, nel 1308 ; nel 1359 G iovanni, a rc ip re te di E szterg o m — S zentgyòrgym ezó ; nel 1377 — all’epoca d u n q u e degli affreschi d e ll’A ltichiero — u n a ltro a rcip rete di E sztergom , di nom e G iovanni, che va identificato con G iovanni da K anizsa, più tard i arci­

(10)

vescovo di Strigonia, e prim o nella serie dei p rincipi p rim ati d 'U n g h e ria . L e fonti dell’epoca ricordano che il p relato venne a P adova con uno sp len ­ did o seguito, e che vi ten n e corte sfarzosa. Aveva preso in affìtto u n palazzo nella Strada di S anta M argherita. D el seguito facevano parte u n a rc i­

prete, il preposito di S zerém , d u e canonici della cattedrale di Z agrabia,

€ due am anuensi.

L a C orte di L uigi il G ra n d e aveva anche altri ra p p o rti con P ad o v a : rapporti di c arattere personale. 11 figlio di C onversino da R avenna, m edico di C orte di L uigi il G ra n d e, G iovanni da R avenna, era um anista alla C o rte dei C arraresi. C onversino era tra i più intim i della C o rte im m ediata del re ; oltrecché m edico, era consigliere fidato di L uigi il G ra n d e e suo lettore favorito. C aratteristica, per i loro rap p o rti, la circostanza che L uigi il G ran d e lasciò a C onversino una p a rte dei libri che aveva ereditati da R oberto re di N apoli. Il re aveva rip e tu ta m e n te invitato alla sua C o rte il figlio di C onversino, G iovanni che, nato a B uda, era stato inviato in seguito dal padre a R avenna dove aveva ricevuto u na p erfetta educazione u m a ­ nistica. M a il giovane preferì rim anere a P adova dove fu d ap p rim a lettore del vecchio G iacom o C arrara, e q u in d i consigliere fidato della fam iglia ed um anista di C orte. T u tto u n capitolo del suo M em oriale è dedicato

a Luigi il G ran d e re d ’U n g h eria.12

Il periodo solare dei rap p o rti politici e delle influenze spirituali ungheresi-padovane cade precisam ente sulla fine d e ll’ottavo decennio del T re cen to , nel periodo qu an d o l'A ltichiero fresca sulle pareti della cappella gentilizia di un nobile padovano la leggenda del re R am iro. P ro p rio allora erano arrivati i sussidi che L uigi aveva destinato alle fortificazioni della città e del castello dei C arraresi ; p ro p rio allora fa il suo ingresso nella città G iovanni da K anizsa, il fu tu ro re tto re dello S tu d io , accom pagnato da brillante seguito. N ei d in to rn i di Padova stan n o accam pate le tru p p e ungheresi inviate contro Venezia. A C orte è persona influentissim a G io ­ vanni, figlio del m edico di C o rte di L uigi. N o n è q u in d i a caso che il p itto re veronese, l’A ltichiero, accingendosi a frescare la leggenda di R am iro, abbia pensato a Luigi il G ra n d e rip ro d u cen d o n e le sem bianze e collo­

candolo al c e n tro della sua storia frescata. «II re L odovico d ’O n g h eria fu il più potente p rincipe del m ondo fra C ristiani, et il più te m u to re da infedeli che fosse o che sia stato dopo la m orte di C arlom agno im p erato re : perché questi soggiogò undici regni d ’infedeli e ribelli della san ta fede cristiana», così una cronaca padovana, certam en te nota a ll’A ltichiero.

Sorge ora la dom anda se A ltichiero abbia figurato soltanto araldica- m ente Luigi il G ran d e nel personaggio principale della leggenda, o se in R am iro abbia effigiato anche fisicam ente il re d ’U ngheria ; se, in altre paro le R am iro sia rappresentato nelle sem bianze di L u ig i? T e n u to c o n to degli spiccati tra tti fisionom istici ed individualistici che affiorano in tu tte e tre le scene della leggenda, noi crediam o che in R am iro l’A ltichiero abbia ritratto Luigi il G ran d e. L ’iconografia d ell’A ngioino sem bra conferm are appieno la nostra ipotesi. È bensì vero che le m in iatu re della «Cronaca illustrata» (conservata nella B iblioteca Széchenyi del M u seo N azionale U ngherese), e quelle del «Secretum Secretorum » di O xford rap p resen tan o L uigi giovane e senza barba ; ma non d o bbiam o d im en ticare ch e la C ronaca e d il S ecretum intendono p resentarci il tip o ideale del principe-cavaliere.

(11)

Vi è però u n a ltro m onum ento, sem pre relativo a Luigi il G ran d e, coevo per giunta agli affreschi della C appella di S an G iacom o, dove il Re è figurato p ro p rio com e sugli affreschi d ell’A ltichiero. A lludiam o all'arca' d ’arg en to di S an S im eone nel D uom o di Z ara, ordinata nel 1377 presso l’orafo zaratino F rancesco da M ilano, dalla regina Elisabetta, moglie di L uigi. In u n rilievo d ell'arca che rap p resen ta l'ingresso di L uigi angioino- a Z ara, il re è figurato, com e negli affreschi, con la barba e con le ciocche di capelli che gli cadono sulle spalle. A ltre analogie sono evidenti nella, figurazione del viso. M a l’arca di San Sim eone ha p u r altre relazioni con Padova. Sappiam o che l’orafo ricevette precise istruzioni quanto ai sog­

getti dei rilievi. Così egli doveva rapp resen tare i miracoli del Santo e gli avvenim enti correlativi all’esecuzione d ell’arca. U n solo rilievo era stato lasciato alla invenzione dell’orafo ed in questo egli riprodusse — invero tro p p o servilm ente — u n o degli affreschi di G io tto nella C appella dell’Arena, e precisam ente quello della Presentazione nel T em pio. È q u in d i probabile che Francesco da M ilano sia stato a P adova, e non è affatto escluso che abbia veduto gli affreschi di A ltichiero, ta n to più che Z ara si trovava allora sotto la sovranità del re d ’U ngheria, e Padova era alleata fedelissima di L uigi il G ran d e. C o m u n q u e è certo che F rancesco da M ilano deriva da una delle botteghe di Venezia o del V eneto, ed è m olto probabile che abbia av u to ra p p o rti anche con P adova.13

V ide l ’A ltichiero L uigi il G ra n d e ? Secondo le fonti scritte l'Angioino*

n o n venne mai a Padova. N elle sue spedizioni italiane declinò conseguen­

tem en te l ’invito dei C arraresi di recarsi nella loro residenza. Ciò n o n esclude però che l’A ltichiero avesse notizie ed inform azioni precise sul re d ’U ngheria. E q u i ci vien fa tto di pensare alle com unicazioni orali degli ungheresi che studiavano a P adova, alle freq u en ti am bascerie, ai codici m iniati in circolazione tra i d o tti e gli artisti. E pensiam o all’assedio di T rev iso (1356) al quale fu presen te anche L uigi il G ra n d e. Leggendo la narrazione di u n cronista padovano dell’epoca, ci vien fatto di pensare involontariam ente agli affreschi dell’A ltichiero : «E cavalcarono verso T re v iso con ogni sua reai bandiera e sten d ard o , e com e piacque a l’o n n i­

po ten te D io, il re capitò a T rev iso con m olti signori d u ch i, m archesi, conti e gran baroni e con più di settantam ila cavalieri, e giunto, concordò il re che tu tta l’hoste generalm ente si accam passe a tto rn o della città di T reviso, e così fu fatto. E quello che era più presso alla p orta della città di T rev iso era il padiglione del re». La cronaca riflette im pressioni d ire tte ed im m ediate, com e se il cronista fosse stato testim onio della scena che racconta. A ltrettan to può supporsi per l’A ltichiero. Se quindi egli raffigurò, nelle sem bianze di R am iro quelle di L uigi, l’affresco assum e grande im portanza per l'iconografia del re. N essuna delle altre fonti iconografiche p u ò gareggiare con la sicurezza del pennello del grande frescatore tre c e n ­ tista, con la sua intuizione psicologica. E grande è l ’im portanza dell’affresco

sul piano delle relazioni spirituali italo-ungheresi nell’epoca del secondo angioino. Esso è u n co n trib u to prezioso che si affianca all’orazione rivolta dal cancelliere veneziano B enintendi a L uigi il G ran d e, a ttrib u ita già al P etrarca, alla lettera del P etrarca, al M em oriale di G iovanni da Ravenna.

O ltre agli affreschi della Basilica del S anto, altri d u e m onum enti ci parlano a Padova di L uigi il G rande. A bbiam o d etto che l’A ngioino con-

(12)

tn b u ì alla costruzione della rocca dei C arraresi, i quali fecero collocare sulle m ura, in segno di g ratitu d in e, lo stem m a del re d ’U n gheria. U n o di questi stem m i esiste sem pre sulle m ura m eridionali, dove lo avevano collocato i signori della città. L ’altro è nel M u seo Civico di P adova, ed è meglio conservato.14 Si com pone di d ue p arti : dello scudo colle fasce araldiche dello stem m a ungherese e con i gigli angiom i ; e d e ll’elm o esso pu re ornato di gigli. S u ll’ elm o è figurato, tra pen n e di stru zzo che escono da una corona, lo struzzo incoronato con nel becco un fe rro di cavallo.

Lo stem m a venne rite n u to a lungo per quello di Ezzelino da R om ano tiranno di Padova. Se dalle fonti storiche non risultasse che dopo la scac­

ciata d ell'o d iato tiran n o vennero d istru tti ed a b b ru ciati tu tti i suoi stem m i, l’esecuzione stessa dello stem m a, q u a n to m ai elegante e lin e, ci co n fer­

m erebbe che esso non poteva essere d e ll’epoca d e ll’E zzelino (p rim a m età del D ucento) ma coevo alla costruzione del castello carrarese. L a scienza italiana ha riconosciuto l'e rro re e lo stem m a cu sto d ito nel M useo Civico non viene più a ttrib u ito al tira n n o Ezzelino, bensì all’alleato Luigi angioino d ’U ngheria.15

Sulle m u ra di P adova era stato m urato lo stem m a di L uigi ; in una cappella della Basilica del S anto, l’A ltichiero — uno dei m assim i pittori del T re c e n to — ha etern ato l'effigie e la storia delle im prese guerresche del re d ’U ngheria. S tem m i ed affreschi d im o stran o che il fondatore d el­

l'im p ero ungherese m edievale, L uigi il G ra n d e era am ato ed am m irato a Padova, e che l’U ngheria angioina aveva s tre tti rap p o rti spirituali con i principali centri italiani i quali diffondono da noi Io sp irito rinnovatore del prim o rinascim ento italiano.

De s i d e r i o De r c s é n y i

N O T E

1 Gi u s e p p e Ge r o l a, L'effigie di Luigi il Grande d’Ungheria in un affresco a Padova. «Turismo d ’Italia», giugno 1929, p. 17. — Idem, Le fo n ti italiane per la iconografia dei reali di Polonia. «La Bibliofilia», 1934, nn. 11— 12, p. 442.

* Per la storia degli Angioni d ’U ngheria e dei loro rapporti con l'Italia, vedi l’opera fondamentale di B À L IN T ( Va l e n t i n o) H Ó M A N : Gli Angioini di Napoli in Ungheria (1290—1403). Versione dall'ungherese di Luigi Zam bra e Rodolfo Mosca. Roma, Reale Accademia d'Italia, 1938/XVI.

s Hist. Cortusiorum in M uratori X II 925. — MlSKOLCZY IsTVÀN, M agyar olasz òsszekòttetések a z Anjouk kordban (Relazioni ungheresi-italiane nell’epoca degli Angioini). Budapest 1937, p. 121.

1 Hist. Cortusiorum in M uratori XII 953. — PÓR An t a l, N agy Lajos (Luigi il G rande). Budapest 1892, p. 447.

5 Anjoukori Diplomàciai Emlékek. (M onum enti diplomatici per l’epoca degli Angioini), voi. II, p. 654, n. 490. — PÓR An t a l, op. cit., p. 395.

* Hist. Cortusiorum in M uratori X II 984, e la Cronaca padovana di Andrea Gattaro in M uratori XVII 231.

7 Por Anta l, op. cit., p. 479—480.

8 Giu se p pe Gerola, op. cit., p . 18.

9 K a r d o s Tibo r, A magyar humanismus kezdetei. (L e origini del»-

’lumanesimo ungherese). Pécs 1936, p. 52. (Pannoniai Konyvtar, n. 20).

(13)

10 La Leggenda di Mariazell venne notata per la prima volta nel 1487 da Jo a n n e s Me n e s t a r f e r. Cfr. Po r An t a l, op. cit., pp. 590— 591.

11 P Ó R An t a l, Adatok a bolognai és padovai jogegyetemen a X I V . szd- zadban tanuló magyarokjól (Notizie sugli studenti ungheresi alle università di Bologna e di Padova nel sec. XIV). «Szàzadok», 1897.

11 Ka r d o s Ti b o r, op. cit., pp. 15— 17, 33, 69.

13 Me y e r Go t t h o l f Al f r e d, S zen t Simon ezustkoporsója Zdràban ( L ’arca argentea di San Simeone a Zara). Budapest 1894. — Per Francesco da Milano e le sue relazioni padovane cfr. G IU S E P P E Pr a g a, Documenti intorno all'arca di San Simeone in Zara ed al suo autore Francesco da Milano. «Archivio storico per la Dalmazia», 1930, voi. IX, fase. 53.

14 An d r e a Mo s c h e t t i, Il Museo civico di Padova. Padova 1938, p, 384—86.

15 Fr a n c e s c o Fr a n c e s c h e t t i, S u l creduto stemma gentilizio degli Ezzelini. «Giornale araldico-genealogico-diplomatico», XXIV (1896), pp. I —8.

— Conte Ni c c o l ò d e Cl a r a c i n i Do r n p a c h e r, Lo stemma dei da Onaro o da Romano. Padova 1906.

Hivatkozások

KAPCSOLÓDÓ DOKUMENTUMOK

Nel corso degli anni Venti Pavelić aveva radicalizzato l’ideologia dello schiera- mento, trasformandolo – tra il 1929 ed il 1931 – nel movimento ustaša, che si pro- poneva come

Come nel dramma di Pirandello, il mondo interiore ed il mondo esteriore si af- frontano, ma la mente del sindaco sembra essere uno spazio collettivo mitico, e an- che gli

Per effettuare delle previsioni utilizzando modelli con variabili indipendenti (predittore), il file di dati attivo deve contenere i valori di tali variabili per tutti i casi

È possibile specificare il file del piano analisi creato dal Campionamento guidato nella finestra di dialogo Piano quando viene analizzato il campione corrispondente a tale piano. 

L ’idiom a nazionale si fissò definitivam ente alla metà del secolo e con questo ebbe inizio il grande ruolo del teatro scolastico nella storia della cultura

La stessa chiamata di Galvano di Bologna a Pécs è segno del desiderio del re di trapiantarvi il pensiero italiano ( 27), e che lo spirito del preumanesimo

re, « il loro sistema di coscrizione, anche se utilizzava sistemi piuttosto informali, mobilitò la percentuale della popolazione maschile più alta di tutti gli

I fattori fondamentali che permettono di ottenere delle ottime uve da vino, e quindi dei vini di qualità, sono il vitigno (varietà di vite utilizzata), il tipo di terreno (uno