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L’ambiguità della dimensione grafica all’interno dei pensieri di senso compiuto

In document Fonti ed interpretazioni (Pldal 146-152)

un tentativo di descrizione 1

4. L’ambiguità della dimensione grafica all’interno dei pensieri di senso compiuto

Nelle sezioni precedenti si è tentato di descrivere i criteri d’impiego dei segni interpuntivi più comunemente usati nel Codex Vind. Hist. gr. 8. Si trattava di un compito in un certo senso agevole, per il fatto che la par-ticolare cura calligrafica del testimone unico della Historia ecclesiastica coinvolge anche la punteggiatura. Nonostante ciò, nel momento in cui si deve definire sistematicamente la natura delle singole occorrenze – ai fini dell’edizione critica –, non sempre i principi generali individuati appaiono sufficienti; né sempre il segmento di testo in cui un punto di difficile interpretazione è inserito fornisce elementi per far pendere la scelta nell’uno o nell’altro senso.

4a. Virgola o punto basso?

Una prima difficoltà riguarda la distinzione tra ὑποστιγμή e virgola.

A volte, sulla line della scrittura, accade di trovare un segno non così mi-nuto e arrotondato come quello più tipico per la ὑποστιγμή, ma nemmeno prolungato verso il basso come una virgola, con il caratteristico ricciolo rivolto a sinistra. In altre parole, non si saprebbe dire se si ha di fronte una virgola “atrofizzata” ovvero una ὑποστιγμή realizzata con un tratto di mano più accentuato del solito117.

113 post Εὐστάθιος punctum imum supplevit man., ut vid., altera (ut vid.)

114 post λόγων virgula (ut vid.) erasa Vind.

115 post ἐκείνην virgula vel punctum imum erasum Vind.

116 post γεραίρων virgulam supplevit man., ut vid., altera

117 Nei più vetusti manoscritti in minuscola libraria la virgola compare al di sotto del rigo (cf.

L. Perria, Collezione filosofica [come a n. 27], 201). Nel Vind. essa pende dal rigo, prolun-gandosi verso il basso, ma può anche essere tracciata da una posizione più alta, compresa entro la fascia che avvolge il corpo delle lettere. In quest’ultimo caso la posizione offre un

Quasi sempre, il raffronto col contesto e con i principi interpuntivi individuati sgombra il campo da incertezze. Di più, un esame autoptico o buone riproduzioni fotografiche possono permettere di cogliere una dif-ferenza, per quanto minima; come avviene nell’esempio che segue, dove si vede un piccolissimo accenno del tratto sottostante:

Τεκμηριῶσαι δὲ κἀκεῖνο τῆς τοῦ βασιλέως (scil. Constantini) περὶ τὴν πίστιν αἰδοῦς ἱκανὸν, ὅτιπερ κλη ρικοὺς νόμου θέσει, πάντας ἀτελεῖς εἴασε· τὴν δὲ περὶ αὐτοὺς δίκην, τοῖς ἐπισκόποις ἐπέτρεψεν· εἴγε βού λοιντο παραιτεῖσθαι τοὺς τὰ πολιτικὰ κρίνοντας· τήν,γε μὴν ἐκεῖθεν ψῆφον, τὸ κῦρος τῶν ἄλλων πάντων φέρειν ἐνομοθέτει· ἀμετάτρεπτα δὲ εἶναι καὶ τὰ τῇ συνόδῳ διωρισμένα· VII 46 (PG 145, 1320 D10–1321 A5) (f. 155r, ll. 22–26 = fig. 4a)

4b. Virgole inserite in un momento successivo

1. Vi sono attestazioni piuttosto consistenti del fatto che il copista si rese conto dell’opportunità di inserire il segno della virgola a scrittura compiuta: di conseguenza, per effetto della ristrettezza dello spazio che solitamente separa le parole, il segno aggiunto risulta collocato in una posizione piuttosto bassa:

ἀλλὰ τὸ μὲν τοιαῦτα ἱστορεῖν, οὐχ ἡμέτερον· πλὴν ὅσον ἐνδείξασθαι τὴν θείαν κρίσιν· καὶ δικαιώσασθαι· κατὰ λόγον προηγμένην ἐφ’ἅπασιν· VII 2 (PG 145, 1209 C8–10) (f. 135r, ll. 29–31 = fig. 4b1)

Πῶς δὲ ἄρα Εὐστρατίου καὶ τῆς αὐτοῦ συνοδίας ἐπιλαθέσθαι δυνήσομαι; ὃς ὥρμητο μὲν Ἀραβράκων· – πρόσοικος δὲ Ἀρμενίοις ἡ χώρα· – φιλοσοφίᾳ δὲ τῆς καθ’Ἕλληνας παιδείας, οὐδενὸς εἶχε τὰ δεύτερα· καὶ φιλοσοφῶν τὰ ἡμέτερα μάλιστα ἐν τῷ λεληθότι, ἐμφανῶς Λυσίᾳ τῷ τῆς ἕω ἡγεμόνι ὑπηρετεῖτο·

VII 14 (PG 145, 1233 C5–11) (f. 139v, ll. 12–15 = fig. 4b2)

ὅ δ’118 ἐπυθόμην ἐγὼ ἐκ παλαιοῦ Προβιανῷ γεγενῆσθαι τῷ ἐνταῦθα χώρῳ, ἰατρός δ’119 ἦν οὗτος τῶν ἐν τοῖς βασιλείοις στρατευομένων, ἐρῶ· VII 50 (PG 145, 1329 B8–11) (f. 156v, ll. 5–7 = fig. 4b3)

criterio discriminante, in considerazione del fatto che la ὑποστιγμή posa sul rigo (o scende di poco); di solito è molto vicina alla lettera che la precede, tanto da poter essere coperta dal tratto orizzontale di lettere come sigma o tau.

118 Ὃ δ’ PG

119 ἰατρὸς δ’ PG

S’osservi che in questi esempi la scelta proprio della virgola, e non di un altro segno, è conforme alla norma individuata in relazione alla ma-crosintassi (sezione 3a).

2. Non mancano casi in cui la virgola sta tra le parole in uno spazio molto stretto, anche questo un elemento che induce a sospettare la presenza di un inserimento tardivo:

Ἀλλὰ τί χρὴ τὰς καθέκαστον120 τῶν θεοφιλῶν μαρτύρων ἀνδραγαθίας· καὶ τὰς καινοτέρας αὐτῶν ἀθλήσεις τῶν κατὰ πᾶσαν οἰκουμένην, παρατιθέναι· ἐνὸν ἕτερα λέγειν, δι’ὧν ἄν τις παραστήσοι θᾶττον τήν,τε τῶν τυράννων θηριωδίαν·

καὶ τῆς πρὸς Χριστὸν σχέσεως τῶν καλλινίκων μαρτύρων τὸ ἀδιήγητον;

VII 10 (PG 145, 1225 B6–11) (f. 138r, ll. 14–18 = fig. 4b4)

… καὶ ἐν τούτῳ, τὴν συγχώρησιν τὴν ἡμετέραν ἐπεκτεῖναι δεῖν ἐνομίσαμεν· … VII 23 (PG 145, 1257 C14–15) (f. 143v, ll. 33–34 = fig. 4b5)

4c. La posizione grafica della μέση

La μέση è per il solito un punto assai minuto, in specie quando esso separa termini o sintagmi in asindeto, oppure introdotti dalla congiunzione καὶ;

lo spazio lasciato fra la parola che precede e quella che segue è piuttosto ristretto, e un poco più accentuato a destra (ma senza oltrepassare la misura di una lettera di media estensione). Quando invece la μέση intro-duce un ampliamento ipotattico, lo spazio vuoto a destra può subire una certa dilatazione (seppure di una misura appena percettibile). Dell’una e dell’altra situazione si può addurre questo esempio:

ὅσοι γε μὴν εἶχον δῆθεν εὐπόρως πρὸς τὸ πλῆθος ἀπαγορεύοντες, τῷ πολλὰ παρασχεῖν, ὕστερον καὶ αὐτοὶ εἰς ἀπηνῆ λιμὸν ἐχώρουν· τὰ ἴσα πάσχοντες· καὶ ἀπανθρώπως διέκειντο· ὡς καὶ πλείσταις ἐφ’ἡμέραις ἁ πανταχοῦ νεκρὰ καὶ γυμνὰ σώματα ἐρριμμένα, οἰκτροτάτην θέαν τοῖς ἔτι ζῶσι παρέχειν· VII 28 (PG 145, 1269 A1–7) (f. 145v, ll. 26–29 = fig. 4c)

Quanto alla relazione con il corpo della scrittura, non vi sono da regi-strare differenze ragguardevoli dalla τελεία: il sistema dionisano, sotto la spinta della oggettiva difficoltà a segnare la μέση nella sede che le era

120 καθ’ ἕκαστον PG

originariamente assegnata, ha subito la fusione di due segni che in origine stavano a due livelli differenti (questo potebbe aver comportato, per una sorta di aggiustamento del sistema, l’ingrossamento della τελεία).

Ciò nonostante, la μέση può scendere più in basso, in modo confor-me alla prassi più antica: si rimanda per questo alle μέσαι situate fra i membri del periodo che introduce la citazione del Simbolo niceno (sezione 5a.3)121.

4d. La μέση abbassata ovvero della difficoltà a determinare i punti a fine riga La denominazione si riferisce alla μέση alla fine del rigo di scrittura: in questa particolare posizione, essa può subire una sorta di collasso, cioè cadere nella stessa posizione della ὑποστιγμή. Del resto, la fine del rigo è un momento capace di chiedere al copista un aumento di concentrazio-ne, se è vero che deve riflettere sul modo e sulla parola (o divisione di parola) con cui far terminare la porzione di testo (appare verisimile): di qui la presenza di forme tachigrafiche altrimenti neglette; la ricerca di una “giustificazione a destra”, attraverso la dilatazione delle lettere e il prolungamento di un tratto dell’ultima; il ricorso a lettere sovrapposte in fine di parola o ad abbreviazioni per sospensione. Ed è in particolare per effetto di questi ultimi ripieghi che, nel Vind., la μέση – ma anche la τελεία – può subire una pressione verso il basso (soprattutto quando il “piano superiore” è già stato occupato dall’accento). Così ha tutto l’aspetto di essere accaduto nel passo che segue – dai κεφάλαια premessi al VII libro –, dove, alla fine della terza riga, la presenza simultanea di tratto di legatura, sospensione e accento hanno avuto la meglio sulla μέση (che invece nella seconda riga, all’interno di una struttura quasi perfettamente analoga, ha conservato la sua posizione):

Περὶ τοῦ μακαρίου τέλους τῶν ἁγίων δισμυρίων122 τῶν ἐν Νικομηδείᾳ· καὶ περὶ Ἴνδη123 καὶ Δόμνας: Περὶ τῶν ἐν Μελιτινῇ· Αἰγύπτῳ τὲ124 καὶ Τύρῳ καὶ Φοινίκῃ μαρτυ ρησάντων: Περὶ τῶν κατὰ Θηβαΐδα γεγενημένων· καὶ τοῦ τρόπου τῶν διαφόρων κολάσεων: Capita in VII 6–8 (κεφάλαια τοῦ ἑβδόμου τόμου τῆς ἐκκλησιαστικῆς ἱστορίας) (f. 134r, ll. 1–4 = fig. 4d1)

121 He VIII 17 (PG 146, 72 A8–12) (f. 169v, ll. 21–24 = fig. 5a3)

122 δυσμυρίων Vind.

123 τοῦ Ἴνδου PG

124 Αἰγύπτῳ τε PG

A una μέση occorre pensare, come sembra, anche nel luogo seguente:

qui il copista evita al lettore del suo tempo – allorché, è cosa ben nota, non si usava segnare lo iota sottoscritto che in circostanze più o meno sporadiche – di incorrere in un equivoco fastidioso; βρίγγα, che può essere dativo o accusativo, va concordato con ἡγεμόνι e non con παρὰ τὸν τήρωνα, complemento con cui è specificata la condizione di recluta di un martire precedente:

ἄλλος οὗτος (scil. Theodorus tiro sub Maximiano) παρὰ τὸν τήρωνα· Βρίγγᾳ τῷ ἡγεμόνι Μαξιμιανοῦ τὴν διὰ πυρὸς ὁ λοκάρπωσιν ἀνδρείως διενεγκὼν125 ἐν Ἀμασέων126 τῇ πόλει· ὥσπερ δῆτα καὶ ὁ ἐν Πέργῃ τῆς Παμφυλίας ἕτερος σταυρικῷ τῷ τέλει χρησάμενος (scil. Theodorus sub Antonino)· κἂν πάντες ἓν σῶμα καὶ ἓν πνεῦμα127 ἐν Χριστῷ διαγεγόνασιν ἔχον τες· VII 44 (PG 145, 1313 B13–C4) (f. 154r, ll. 11–14 = fig. 4d2)

4e. La μέση aggiunta in seguito

1. È, questa, una categoria di agevole individuazione. Il copista, scritto un primo κῶλον e cominciata o completata la stesura del successivo, inserisce il punto nello stretto spazio vuoto fra le due parole: dal che si arguisce senza difficoltà che la μέση fu introdotta in un momento successivo:

Καὶ δή τινες ἐν Ἐμέσῃ· – τῆς Φοινίκης δ’αὕτη πόλις – τρεῖς. τὸν Χριστὸν ὁμολογήσαντες, θηρσὶν ἀπερρί φησαν· ὧν εἷς ἐπίσκοπος Σιλβανὸς ὄνομα ἦν·

ἐς βαθὺ γήρως ἐληλακώς· ὡς καὶ μʹ ἔτη τῷ λειτουργήματι διανύσαι· VII 27 (PG 145, 1264 C7–11) (f. 144v, ll. 33–35 = fig. 4e1)

La causa dell’inserimento della μέση dopo ἐνἘμέσῃ, a cose compiute, risiede o in una riflessione sul testo da parte del copista o in una sua distrazione. Se egli si distrasse – una eventualità che mi pare un poco strana, essendo verisimile che la lettura di una pericope fosse conforme alle pause del testo da copiare –, si dovrà pensare che nell’antigrafo l’in-serimento di un’incidentale era segnalato da un segno interpuntivo. Nel caso di una riflessione, forse conseguenza di non aver compreso che τῆς Φοινίκης è specificazione di αὕτηπόλις, e non di ἐνἘμέσῃ, il copista avrà

125 διενεγκόντα PG

126 Ἀμασίων PG

127 κἂν ἓν σῶμα καὶ πάντες ἓν πνεῦμα PG

inserito la μέση di sua iniziativa, allo scopo di risparmiare al lettore la caduta nell’equivoco. Per il vero, la possibilità che sia accaduto qualcosa di simile deve essere vagliata rigorosamente, tenendo conto di una serie di indizi; si potrebbe cioè ipotizzare che il copista del Vind. abbia avuto parte attiva nella definizione del settore interpuntivo. La questione non è di poco conto, dato che non è tuttora chiara la distanza che separa il testimone unico della He dall’archetipo: benché sia del tutto ragionevole supporre non più di un anello di congiunzione, è altresì vero che non si ha la certezza che a esserci pervenuto sia proprio l’esemplare di edizione, e non una sua copia. Ora, ammesso, ma non concesso, che il copista abbia trascritto direttamente dall’“originale” – scritto dalla mano di Xantopulo oppure di un copista di fiducia (e poi rivisto dall’autore, il quale forse non compose tutto di seguito) –, bisogna domandarsi se il supposto originale fosse una bella copia o un esemplare di lavoro; dandosi la seconda delle due possibilità, mi risulta difficile immaginare che l’inter punzione, già a quello stadio, fosse stata posta dal suo autore in modo definitivo: di qui i supposti interventi di completamento e perfeziona mento da parte del copista. Se il lavoro di costui, analizzato da questa particolare prospettiva – inventariando i casi di inserimenti tardivi, nonché le presenze di rasure finalizzate alla correzione di segni interpuntivi –, dovesse offrire indizi quantitativamente significativi, se ne potrebbe forse ricavare qualche lume sulle circostanze della tradizione della He. Troverebbe cioè un elemento di supporto l’ipotesi che l’opera, nonostante la dedica ad Andronico II, non fu pubblicata da Niceforo Xantopulo – e questo spiegherebbe la sua non circolazione; la bella copia potrebbe essere stata realizzata quando l’autore era già defunto, da un “originale” non riveduto.

2. Non sempre l’interpretazione di punti inseriti in seguito è del tutto sicura, poichè occorre valutare se si tratta di una ὑποστιγμή oppure di una μέση che non ha trovato spazio fra la porzione superiore del corpo delle lettere. Per il passo seguente è più probabile l’individuazione di una μέση.

Va detto, tuttavia, che i due genetivi absoluti nel discorso di Costantino pronunciato a Nicea (per esortare i padri conciliari alla concordia, in vista dell’apertura dei lavori), facendo parte dell’enunciato condiziona-le, sono inseriti nel contesto secondo uno schema sintattico inusuale al trattamento dei κῶλα; non è perciò da escludere del tutto, sulla scorta dei principi interpuntivi sopra esposti, che in questa sequenza debba essere individuato il punto basso fra participi (sezione 3e.5):

καὶ γὰρ ἂν εἴη δεινὸν καὶ τῶν ἄγαν ἀτόπων, εἰ τῶν πολεμίων οὕτω καταλυθέντων.

οὐδενὸς δ’ἔτι ἀντιτείνειν τολμῶντος, ἡμᾶς128 κατ’ἀλλήλων ὁπλίζεσθαι· καὶ τοῦτο γε129 εἰς ἡδονὴν καθεστάναι τῶν πολεμίων καὶ εἴ ρωνα γέλωτα· VIII 16 (PG 146, 69 A8–13) (f. 169r, ll. 32–35 = fig. 4e2)

In quest’altro passo il punto situato a destra di προμηθούμενος ben può essere stato, nelle intenzioni del copista, una μέση, se è vero che il tratto prolungato del sigma, giungendo quasi a toccare il kappa del καὶ seguente, difficilmente avrebbe acconsentito all’inserimento di un punto alto. La situazione sintattica – participia conjuncta posposti all’enunciato fonda-mentale (supra, sezione 3b.1) – sostiene questa interpretazione:

Τοιαῦτα μὲν ἔγραφε Κωνσταντῖνος, τοῦ λυσιτελοῦς προμηθούμενος· καὶ μὴ θέλων τὴν ἐκκλησίαν διερ ρηγμένην ὁρᾶν· VIII 48 (PG 146, 189 C14–D1) (f. 193r, ll. 9–10 = fig. 4e3)

In document Fonti ed interpretazioni (Pldal 146-152)